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 2018  febbraio 28 Mercoledì calendario

L’amaca

Raggi ha illustri predecessori, quanto a paralisi da neve, e dunque non si è macchiata di speciali colpe. Diciamo che sta inanellando, in spettacolare sequenza, gli stessi inciampi e le stesse sconfitte di chiunque abbia fatto quel lavoro terribile – il sindaco di Roma – che consiste nel verificare, giorno dopo giorno, quanto sia difficile fare il sindaco di Roma. Stupisce che, negli anni, l’oggettiva inanità del compito non abbia indotto i vari candidati a dire: non prometto niente, farò quel poco che posso, non aspettatevi troppo da me.
L’accanimento su di lei – sicuramente eccedente le sue responsabilità – discende, invece, dalla presunta palingenesi che lei e i suoi, non si capisce bene a che titolo, dicevano di incarnare. Tutto nuovo, tutto bello, tutto giusto, tutto inventato da capo, tutto rifatto a puntino, a differenza dei cretini e dei corrotti che c’erano prima di loro: è questo e solo questo che rende semplicemente insopportabile il grillismo.
È come se sbucassero da luoghi e vite non coincidenti con i nostri, un altro popolo, un’altra razza, vergini e invitti, e tutti “già imparati”. Poi nell’usura quotidiana, nel gomito a gomito con noi gente difettosa, si accorgono che spalare la neve è un lavoraccio, si suda, si impreca, viene il fiatone, si prendono le pernacchie e i vaffa come un Alemanno qualunque. Chissà che l’esperienza non li migliori.