la Repubblica, 28 febbraio 2018
Ombre di ’ndrangheta in Slovacchia
I mandanti dell’omicidio del 27enne giornalista investigativo slovacco Jàn Kuciak e della sua fidanzata Martina Kušnírova, giustiziati a bruciapelo nella casa che abitavano, lui con un colpo al petto e lei con uno alla testa, il 22 febbraio scorso a Bratislava, potrebbero parlare italiano. O almeno, di questo, sono ragionevolmente convinti nella redazione di Aktuality, la struttura investigativa del tabloid Novy Cas, il giornale per cui Jàn lavorava da tre anni. «Non possiamo dire – dicono al telefono e scrivono i suoi colleghi nell’edizione on line del periodico – quale sia con certezza il movente del suo omicidio. Sappiamo però che per cercarlo bisogna ricostruire il mosaico composto dagli articoli che Jàn ha scritto fino al giorno della sua morte. E avevano a che fare con l’Italia e con l’Est della Slovacchia».
L’Italia. Ma meglio è dire la Calabria, e tre fratelli con un cognome di ‘ ndrangheta: Sebastiano, Antonino e Bruno Vadalà. Le autorità di polizia slovacche li registrano una prima volta nel Paese nel 2002. Arrivano da Bova Marina, dove sono nati, lasciandosi alle spalle una faida che sembra non avere fine tra le famiglie Vadalà e De Luca. È un fatto che negli archivi della Polizia italiana i tre risultino però puliti. Senza alcuna condanna o precedente per fatti di criminalità organizzata. Ed è un fatto che in Slovacchia abbiano cominciato una nuova vita. Accumulando, per lo meno così sembrava, una montagna di denaro e scoprendosi imprenditori nel settore agricolo e dell’energia. Fino a quando, Jàn non comincia a occuparsi di loro. Facendo una scoperta. I fratelli Vadalà, in particolare Antonino, sono i fortunati destinatari di fondi dell’Unione europea. E che quello sia il business, del resto, Repubblica ha in qualche modo conferma con una semplice visura presso i registri del ministero della Giustizia slovacco delle società a responsabilità limitata – 73 – di cui il solo Antonino risulta proprietario. Cambiano oggetto sociale con la stessa rapidità con cui si succedono le stagioni. Dall’intermediazione mobiliare, ai servizi, alla formazione del personale, al marketing, alle pulizia, all’agricoltura e all’energia, appunto. Sempre con base nella regione orientale del Paese. E con soci o amministratori regolarmente italiani, generalmente calabresi. Tom Nicholson, giornalista inglese freelance e amico personale di Jàn, di cui ha scritto ieri un lungo profilo per l’edizione on-line di Politico. eu, spiega: «Jàn era troppo giovane per aver vissuto la stagione degli anni ’ 90, quella in cui, con l’arrivo della democrazia, le persone con gli agganci giusti, si comportarono da banditi delle privatizzazioni, con lo scandaloso trasferimento degli asset della Slovacchia in mani private. Nel momento in cui Jàn era diventato un reporter, non c’era più nulla da rubare. E dunque, ciò che attirava le mafie erano le truffe carosello sull’imposta di valore aggiunto sull’acquisto e la vendita di beni mobili e il trasferimento di fondi dell’Unione Europea. Qualcosa come 11 miliardi di euro tra il 2007 e il 2013».
Lavorando sulle società di Antonino – scrivono e spiegano alla redazione di Aktuality – Jàn scopre così che, nel 2011, l’uomo di Bova Marina entra in società con Maria Troska, attraverso la società “Gia Management”. La Troska è un pezzo grosso della classe dirigente e politica del Paese, chiacchierata dai tempi dello scandalo dei “Gorilla files”, rapporto dei servizi segreti che, nel 2012, accusa di corruzione e legami con la mafia il Partito socialdemocratico. La Troska, in quel momento, lavora al ministero dell’Economia, porta di accesso ai fondi dell’Ue. Ma, di lì a quattro anni, fa un ulteriore salto. Entra nella stanza dei bottoni del governo del Paese, diventando consigliere capo del Premier Robert Fico. Lo stesso che, ieri, esattamente come quattro mesi fa il premier maltese Joseph Muscat di fronte al corpo straziato di Daphne Caruana Galizia, ha promesso una ricompensa di un milione di euro per chiunque sarà in grado di fornire elementi sull’assassinio di Jan.
Fin qui l’ombra della ‘ ndrangheta, storia di cui nelle prossime ore Aktuality pubblicherà un’ulteriore puntata, l’ultima a firma di Jan. Che tuttavia, prima di morire, aveva pestato anche altri calli: un’inchiesta sull’evasione fiscale di un grosso imprenditore, Marian Kocner, che aveva realizzato appartamenti di lusso nel centro di Bratislava.