Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  febbraio 28 Mercoledì calendario

«Kim procura ad Assad forniture e tecnici per le armi chimiche»

Esperti dell’Onu affermano che la Corea del Nord spedisce a Damasco forniture che potrebbero essere usate per la fabbricazione di armi chimiche. La prova di un collegamento con la Corea del Nord arriva mentre Usa e altri paesi accusano il governo siriano di utilizzare armi chimiche contro i civili, come pare abbia fatto con gas asfissianti al cloro nei recenti raid a Ghouta, alla periferia est di Damasco.
Secondo un rapporto di ispettori dell’Onu, tra le forniture spedite dalla Corea del Nord vi sarebbero mattonelle resistenti agli acidi, valvole e termometri. Oltre a ciò, dal rapporto emerge che in Siria sarebbero stati avvistati tecnici nordcoreani intenti a lavorare in alcuni impianti, noti per la produzione di armi chimiche e di missili. Nel rapporto si sottolinea il pericolo di un simile traffico tra Damasco e Pyongyang, che permetterebbe alla Siria di mantenere il suo arsenale di armi chimiche e alla Corea del Nord di mettere a frutto il suo programma nucleare e missilistico. Le probabili componenti di armi chimiche facevano parte del carico di almeno 40 spedizioni, di cui finora non esisteva traccia, effettuate dalla Corea del Nord alla Siria tra il 2012 e il 2017: si tratterebbe – secondo il rapporto non ancora reso di pubblico dominio, ma al quale il New York Times ha potuto avere accesso – di componenti vietate di missili balistici e di materiali che possono essere utilizzati sia a scopi militari sia pacifici. William Newcomb, che per le Nazioni Unite ha presieduto un gruppo di esperti sulla Corea del Nord dal 2011 al 2014, ha definito il rapporto «una svolta importante». Composto di oltre 200 pagine, include copie di contratti tra aziende nordcoreane e siriane e documenti di carico e scarico nei quali si specifica il genere dei materiali trasportati. Molte informazioni sono state fornite da Stati membri dell’Onu non meglio identificati.
Se confermata, questa cooperazione militare segnalerebbe gravi lacune nello sforzo della comunità internazionale volto a isolare i paesi in questione: le spedizioni sarebbero riuscite a eludere tutti i controlli, anche se sia Corea del Nord che Siria sono sottoposte a sanzioni molto rigide e sono osservate da vicino dai servizi Usa e di altro tipo.
Al rapporto tra Corea del Nord e Siria è dedicata un’intera sezione del documento. Nelle sue pagine si descrive l’uso da parte di Pyongyang di una rete complessa di società fantasma e di comodo, ma anche di stranieri compiacenti, con i quali il paese riesce ad accedere a finanziamenti internazionali, portare a termine complesse operazioni cibernetiche, impossessarsi di segreti militari e utilizzare i suoi stessi diplomatici in operazioni di contrabbando. Il rapporto critica Russia e Cina per non essersi impegnate a sufficienza per far rispettare le sanzioni su generi quali petrolio, carbone e beni di lusso. Nelle sue pagine si possono leggere in dettaglio anche i rapporti militari che Corea del Nord e Siria intrattengono da parecchi decenni a questa parte. Durante le guerre arabo- israeliane degli anni Sessanta e Settanta, per esempio, piloti nordcoreani volarono in missioni militari con l’aeronautica siriana. In seguito, tecnici nordcoreani avrebbero aiutato Damasco a mettere a punto il suo arsenale di missili balistici e a costruire centrali nucleari in grado di produrre plutonio, che può essere utilizzato per le armi nucleari. Nel 2007 Israele distrusse quell’impianto.
Nel rapporto si legge che la cooperazione tra Pyongyang e Damasco è andata avanti malgrado le sanzioni della comunità internazionale anche durante la guerra civile in Siria. Prove inconfutabili di questo rapporto si sono avute nel gennaio 2017, quando sono state intercettate due navi dirette a Damasco che trasportavano mattonelle resistenti agli acidi, comunemente usate per la pavimentazione di fabbriche di armi chimiche.
Nel 2013, dopo che l’Amministrazione Obama minacciò di intervenire militarmente in reazione a un attacco con gas sarin sull’enclave di ribelli di Ghouta – che secondo alcuni esperti avrebbe provocato la morte di 1.400 persone – Assad acconsentì a distruggere il suo arsenale di armi chimiche e a firmare la Convenzione per le armi chimiche, della quale fanno parte 192 paesi che hanno smantellato i loro programmi e arsenali di armi chimiche. Tuttavia, fonti occidentali ed esperti di non- proliferazione nucleare sospettavano da tempo che Assad ne avesse conservate alcune. Fino a questo momento, nel 2018 diplomatici e testimoni oculari avrebbero appurato svariati attacchi con gas di cloro contro aree in mano ai ribelli, Ghouta, Idlib e Afrin. Un altro gruppo di esperti dell’Onu, non collegato al primo, afferma anch’esso che le forze di Assad sarebbero responsabili di un bombardamento nell’aprile scorso con gas sarin sul villaggio di Khan Sheikhoun in mano ai ribelli, che avrebbe provocato almeno 83 morti e fatto ammalare circa 300 persone.
Traduzione di Anna Bissanti