Corriere della Sera, 28 febbraio 2018
È economico e fedele. Le qualità di di Biagio, il tecnico fatto in casa
FIRENZE Da calciatore era più bravo a rompere il gioco che a costruirlo. Da allenatore, invece, Gigi di Biagio ha una filosofia diversa: attaccare è la prima regola del suo vocabolario tecnico e ai discepoli azzurri, in questo stage che è il primo passo ufficiale della nuova vita, ha chiesto soprattutto «coraggio». Da calciatore ha esordito in serie A nella Lazio (una sola partita), ma si è affermato nella Roma e soprattutto nell’Inter di Cuper dividendo la camera con Bobo Vieri. Da allenatore è un tipo fedele e questa fedeltà alla maglia azzurra e alla Federcalcio può essere l’asso nella manica quando i commissari (e Malagò) sceglieranno il c.t. a cui affidare il rilancio vero e proprio del nostro calcio.
di Biagio al momento è la soluzione tampone, un allenatore con la valigia, ma anche uno dicasa in via Allegri, un canterano come tanti suoi illustri predecessori, da Enzo Bearzot, passando per Azeglio Vicini sino a Cesare Maldini. Il paragone, ne siamo certi, lo imbarazzerebbe. Gigi è schivo, concreto, determinato. Anche lucido. Concentratissimo sul lavoro (unica vera distrazione il paddle, spesso con Luca Marchegiani). E pronto a giocarsi le sue carte: non ha ricevuto garanzie, né aumenti di stipendio (250 mila euro sino al 2019). Ma non ha mostrato incertezze quando la coppia Fabbricini-Costacurta, con il sostegno di Michele Uva, gli ha affidato quel che rimaneva della Nazionale dopo la storica eliminazione dal Mondiale in Russia. «Credo che il futuro commissario tecnico debba essere sia selezionatore che allenatore», ha risposto durante la sua prima conferenza stampa. E si sente un po’ così. «Sono da 8 anni in Figc e conosco bene le dinamiche. Ma so anche che il lavoro sul campo serve tantissimo», racconta.
In azzurro ha cominciato come osservatore, ma è stato Arrigo Sacchi con Maurizio Viscidi, coordinatore delle Nazionali giovanili, a trovargli una panchina: prima quella dell’Under 20, poi quella della 21. Ora Viscidi esulta perché «dopo 20 anni abbiamo in prima squadra un allenatore cresciuto da noi. Spero che Gigi possa rimanere oltre queste due prime partite…». In effetti potrebbero diventare quattro, cioè le altre due amichevoli, oltre a quelle con Argentina e Inghilterra, che chiuderanno la triste stagione azzurra: l’1 giugno a Nizza con la Francia e il 4 allo Stadium di Torino con l’Olanda. Questo perché i tempi per la ricerca di mister X si allungano sino alla fine del campionato.
Costacurta non ha nascosto la passione per Conte, la trattativa con Mancini si è fermata per non innervosire lo Zenit, in pista resta anche Ranieri. Tutta gente sotto contratto. Ci vuole pazienza e prudenza.
Ma in questa lista di alto profilo di Biagio non sfigura. Perché è un prodotto del vivaio azzurro, si accontenterebbe di uno stipendio «normale», accetterebbe un contratto solo sino all’Europeo 2020, ha il giusto spirito di servizio. La sua Italia contro l’Argentina senza gli juventini Dybala e Higuain (23 marzo all’Etihad di Manchester) e l’Inghilterra di Kane (27 a Wembley) sarà un mix di giovani e esperti dentro lo spregiudicato 4-3-3: la chioccia Buffon, l’esperienza di Bonucci e Chiellini, la scommessa Balotelli. A chi lo ha scelto, l’impatto è piaciuto e il vice commissario Costacurta questa mattina sarà a Coverciano per incoraggiarlo. Certo, resta la volontà di puntare su un allenatore importante. Ma di Biagio è in corsa. I risultati di marzo saranno il logico spartiacque.