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 2018  febbraio 28 Mercoledì calendario

La notte dello spoglio: algoritmi, decimali e attese

ROMA Al Viminale già la chiamano la notte dell’algoritmo. Si parte alle 23 di domenica 4 marzo con lo scrutinio delle schede del Senato e poi, incrociando le dita, si va avanti ad oltranza per mettere in fila e sommare tutti i dati provenienti dalle 61.552 sezioni elettorali sparse. Stavolta, però, il legislatore ha concepito il Rosatellum con un sistema di voto misto (63% proporzionale e 37% maggioritario). Un «mix» che complica il calcolo.
Le difficoltà di attribuzione di tutti i voti spettanti alle singole liste nasce dal fatto che sulle schede ci saranno anche molti voti espressi solo per il candidato del collegio uninominale. Quelle «x» messe solo sui nomi, voti che poi vanno ripartiti tra le forze politiche delle coalizioni oppure attribuite alle singole liste collegate, entreranno nel conteggio nazionale solo quando l’ultima sezione nei diversi collegi avrà terminato i suoi conti. E questo vuol dire che i seggi ritardatari (quelli in cui magari scoppiano le contestazioni più accese tra i rappresenti di lista) possono rallentare, e non poco, tutta la macchina elettorale.
Peppino Calderisi, massimo esperto di meccanismi elettorali, ha consegnato al Foglio una sua previsione che riguarda i primi dati forniti sulle liste in cui candidati uninominali sono dei «signor nessuno» e quelle, invece, che schierano, dei nomi noti nei collegi: «Il divario, tra la fase iniziale e quella finale dello scrutinio potrebbe essere anche di due o tre punti percentuali, con una relativa sovrastima per le liste i cui candidati uninominali sono meno noti e una relativa sottostima per le liste i cui candidati sono più conosciuti e oggetto di maggiori suffragi personali».
Nella notte dell’algoritmo, nonostante l’immane sforzo del Viminale per razionalizzare i verbali che dovranno compilare i presidenti di seggio, si potrebbero consumare ore in attesa di conoscere i risultati millimetrici delle liste. Per i piccoli partiti anche i decimali fanno la differenza tra la vita e la morte: sopra o sotto la soglia del 3%. Ma l’attesa sarà anche per i grandi partiti che gareggeranno per le prime posizioni e, con lo specchietto retrovisore, guarderanno ai mini alleati di coalizione. Se infatti si attestano tra l’1 e il 3% i micropartiti spalmano i loro voti sui grandi. Ma l’algoritmo che preoccupa di più i 12.248 candidati in lizza il 4 marzo per 945 scranni parlamentari è quello legato al cosiddetto effetto «flipper» nei listini proporzionali: e tra compagni di partito sarà guerra fratricida di decimali. Ma conterà anche una buona dose di fortuna.