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 2018  febbraio 27 Martedì calendario

Un colpo al cuore di Jan copre il marcio del potere

Sapeva troppo, il 27enne giornalista investigativo slovacco Jan Kuciak. Sapeva e documentava con articoli che lasciavano il segno. E che sono stati la sua sentenza di morte: inchieste che andavano al sodo, svelavano torbidi affari, storie losche in cui erano coinvolti politici e affaristi locali, ma anche imbarazzanti intrighi internazionali, per esempio import ed export alla faccia degli embarghi contro la Russia tanto proclamati dalla Casa Bianca e imposti agli alleati Nato. Come quello che Kuciak aveva scoperto nel 2015: gli americani avevano comprato, tramite triangolazioni commerciali e finanziarie, elicotteri russi da trasporto truppe (Mi-8 e i modelli successivi Mi-17 modificati per adattarli alle esigenze delle campagne in Iraq e Afganistan), movimentando mezzo miliardo di dollari. Nel 2017 le indagini di Jan avevano addirittura provocato proteste e manifestazioni di piazza, perché mettevano a nudo un intricato giro di corruzione: presunte frodi fiscali collegate a un complesso di appartamenti di lusso – il Five Star Residence di Bratislava – in cui erano emerse transazioni sospette tra 5 società immobiliari e uomini vicini al partito del primo ministro, il populista di sinistra Robert Fico. La piazza chiedeva le dimissioni del fido Robert Kalinak, ministro degli Interni, per i rapporti d’affari con uno dei 5 imprenditori.
È finita come a Malta, il 16 ottobre scorso, quando fu ammazzata Daphne de Caruana, Galizia, nota blogger e anche lei coraggiosa giornalista d’inchiesta: la fecero saltare per aria mentre era alla guida della sua auto, imbottita di tritolo. Per Kuciak ci si è serviti di uno o due killer professionisti. Il giornalista è stato freddato nella sua abitazione di Velka Mach, vicino alla città di Trnava (65 chilometri dalla capitale), con un preciso colpo al cuore.
La sua ragazza, Martina Kusnirova, con un colpo alla testa. Forse si voleva inscenare un omicidio-suicidio. I corpi sono stati scoperti la sera del 25 febbraio: probabilmente la coppia è stata assassinata tra giovedì e domenica, così ha riferito la polizia.
Nella pagina Facebook, Jan aveva scritto che qualcuno l’aveva minacciato telefonicamente e che aveva sporto denuncia alla Procura. Il suo ultimo articolo è stato pubblicato il 9 febbraio da Aktuality.sk. Secondo il quotidiano Dennik Novosti, un anno fa il controverso imprenditore Marian Kocner – uno dei 5 invischiati nello schema delle frode svelate da Jan – aveva minacciato il giornalista di scavare nella sua vita privata a caccia di notizie compromettenti sulla famiglia per screditarlo: “Comincio a dedicarmi specialmente a lei, a sua madre, a suo padre e ai suoi fratelli”. Un altro giornale, Sme, ha precisato che Kuciak si era rivolto alla polizia, ma poi aveva reso noto che le forze dell’ordine non si erano attivate in alcun modo. Non è una novità. Alla morte di Daphne ci fu più di un poliziotto che festeggiò…
Bruxelles ha subito stigmatizzato il duplice omicidio, premettendo che nessuna democrazia può sopravvivere senza la stampa libera (tweet di Frans Timmemans, vicepresidente della Commissione Ue), mentre Antonio Tajani, presidente del Europarlamento ha aggiunto: “L’Unione non può accettare che un giornalista venga ucciso per aver fatto il suo lavoro, chiedo alle autorità slovacche di avviare un’indagine approfondita con il supporto internazionale”.
L’assassinio di Kuciak è paradossalmente un assist per Bruxelles. La Slovacchia fa parte del Gruppo euroscettico di Visegrad. Si è opposta alla richiesta Ue di ripartire il numero dei profughi: “Accettiamo solo migranti cristiani”. L’Sns (il partito nazionale slovacco, estrema destra), alleato del governo, è sopravvissuto a malapena a uno scandalo di fondi europei stornati, indebolendo la posizione di Fico. Sul fronte economico, Bratislava è accusata (soprattutto da Roma, per la vicenda Embraco) di favorire le delocalizzazioni effettuate dai giganti mondiali che si sono installati nel Paese, grazie a incentivi fiscali e salari bassi. Così Fico, per salvare la faccia, ha promesso una taglia di un milione di euro a chi fornirà notizie che contribuiscano all’arresto dei killer: “È un atto ripugnante e premeditato”. Ma la situazione politica è traballante, per i ripetuti scandali e per altri omicidi legati a oscuri affari. Le opposizioni chiedono le dimissioni del ministro degli Interni, Kalinak, e del capo della polizia, Tibor Gaspar; i liberali temono un ritorno “ai tempi bui del governo di Vladimir Meciak, quando la Slovacchia era il buco nero dell’Europa”.