il Fatto Quotidiano, 27 febbraio 2018
Balotelli in visita antirazzista “Grazie a chi accoglie i rifugiati”
Nemmeno il tempo di dire “ciao ragazzi” appena entrato in mensa, che loro lo hanno subito circondato. Chi esultando al nome Mario, chi urlando Balotelli, chi mettendosi le mani nei capelli per la sorpresa di avere lì davanti, pure da toccare, quel campione dalla pelle scura come la loro. La calca era tale che i responsabili del centro di accoglienza Pampuri di Brescia a un certo punto hanno dovuto prendere Balotelli, accompagnarlo in un ufficio e poi organizzare una processione a gruppetti per i selfie di rito.
Al centro vivono in tutto 150 richiedenti asilo, provenienti soprattutto dall’Africa subsahariana, dal Pakistan e dal Bangladesh. Così domenica sera, tra un abbraccio per tutti e una stretta di mano, l’ora e mezza della visita è volata via. E di tempo per i discorsi non ce n’è stato. Ma quello che il giocatore del Nizza non ha detto lì, lo ha scritto qualche ora dopo su Instagram sotto una foto di gruppo: “Lo sport vince contro ogni discriminazione e razzismo. Grazie al Pampuri che accoglie. Persone, volte e storie da conoscere”.
Così il tema dell’immigrazione è finito in evidenza sui siti non perché questo o quel politico avesse fatto la dichiarazione quotidiana su una questione al centro della campagna elettorale. Ma per il post di Super Mario, che ieri sera superava già i 52 mila like. Fossero voti, presi tutti in un botto, farebbero invidia al politico della dichiarazione quotidiana. Invece erano apprezzamenti per il gesto semplice di un campione che il razzismo l’ha spesso subito in campo. Dai cori “non esistono ‘negri’ italiani” ai versi di scimmia, agli “uh uh”. Insulti a cui lui ha spesso reagito, magari mettendosi l’indice davanti alla bocca per zittire gli spalti. Oppure con un post sui social, come un mese fa dopo i cori razzisti dei tifosi del Bastia: “Il calcio è uno sport incredibile, ma queste persone lo rendono orribile. Vergogna davvero!”.
Ha anche la fama di ragazzaccio dalla testa calda, Balotelli. Ma non dirlo a quegli ospiti del centro che fanno parte della squadra di calcio del Pampuri. Sono a metà classifica del campionato del Csi e “non hanno mai rotto la caviglia a nessuno”, ci tiene subito a dire la responsabile dei progetti Francesca Montiglio. A uno come Balo si sono sempre ispirati. Ogni tanto fa dei casini? “Che importa, è un gran giocatore”, fa un passo avanti Dudù, 22 anni del Gambia e fisico da portiere. È il più alto della squadra, ma un compagno nota: “Mario era un bel po’ più alto di lui”. E subito a far vedere gli scatti di domenica, con Balotelli in giubbotto di pelle, collane appese e sempre sorridente fra loro.
I responsabili del centro hanno saputo della visita solo sabato. La famiglia Balotelli vive nel Bresciano, non lontano dal lì. “Qualche tempo fa – racconta Montiglio – sua mamma Silvia, volontaria alla Caritas di Concesio, ha conosciuto la nostra realtà e ci ha detto che le avrebbe fatto piacere portare Mario”. Poi l’altro giorno la telefonata: “Questo week end non gioca a Nizza, veniamo?”. Così sono venuti, insieme a quattro rifugiati che vivono a Concesio. In auto a uno di loro Balotelli ha chiesto il giocatore preferito. “Drogba”, ha risposto e subito s’è ritrovato in mano il cellulare di Mario e in linea niente meno che il campione ivoriano. Poi l’incontro al Pampuri: ha emozionato tutti, non solo la squadra di calcio. Bakaioko è seduto in aula alla lezione di italiano: “Che mito, Balotelli lo conoscevo benissimo anche quando ero ancora in Costa d’Avorio”. E della visita a sorpresa si parla anche all’atelier pieno zeppo di sculture e dipinti fatti dagli ospiti. O mentre ti portano a vedere l’orto da 5 mila metri quadri che coltivano.