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 2018  febbraio 28 Mercoledì calendario

Addio al diesel

Dalla Germania a Roma, ieri è stata una giornata in cui il diesel è finito alla sbarra come il grande nemico dell’ambiente.  

• Cioè?
La corte federale amministrativa di Lipsia, città della Sassonia, nell’Est del Paese, ha stabilito che i comuni possono imporre il divieto alla circolazione dei veicoli diesel più inquinanti, senza bisogno che lo stabilisca una legge nazionale. Nello specifico, i giudici hanno respinto il ricorso dei Land (ovvero delle regioni) del Baden-Wuerttemberg e del Nord Reno-Westfalia secondo cui la materia non era di competenza comunale ma federale. Angela Merkel ha tentato di minimizzare la sentenza dicendo che «non riguarderà tutti gli automobilisti ma interesserà solo alcune città in cui bisogna agire di più». Il tema è particolarmente complesso perché i vari tipi di motori – diesel, benzina, metano – sono sottoposti a omologazioni ben precise e quindi poi catalogati secondo determinate normative europee. Decidendo di fermare solo le vetture a gasolio, i sindaci e i comuni entrano quindi nel merito tecnico dell’omologazione, un campo in cui non avrebbero diritto di intervenire. Almeno così si pensava fino a ieri. In ogni caso la decisione invia un segnale molto forte non solo alla Germania e al suo governo ma all’industria automobilistica mondiale, già sotto pressione per lo scandalo delle emissioni truccate.  

E Roma che c’entra?
Appena tornata da Citta del Messico per occuparsi del caos neve, Virginia Raggi ha fatto sapere di aver annunciato al summit C40 Women 4 Climate di Città del Messico di aver vietato «a partire dal 2024, nel centro di Roma, l’uso di veicoli privati alimentati a diesel». La Raggi ha detto di essersi ispirata all’enciclica Laudato Si’
di Papa Francesco: «Un’enciclica eccezionalmente moderna, parla di ambiente, di umanità, di cooperazione e desideriamo metterla in pratica nella città di Roma».   

Sbaglio o anche Marchionne qualche giorno fa ha detto qualcosa sul diesel?
No, in realtà Marchionne non ha detto nulla. È stato il Financial Times a scrivere che il Gruppo Fiat Chrysler Automobiles (Fca) avrebbe intenzione di non produrre più motori diesel per le proprie vetture a partire dal 2022, lasciandoli come opzione solamente per i veicoli commerciali. Da Fca non hanno commentato l’indiscrezione, ma è probabile che la decisione sarà annunciata da Marchionne il primo giugno prossimo, in occasione della presentazione del nuovo piano industriale.  

• E perché il diesel andrebbe abolito?
È l’onda lunga dello scandalo dieselgate che nel 2015 ha travolto Volkswagen travolgendo anche altre case automobilistiche. Un caso che ha avuto un impatto anche sulle scelte dei consumatori. Infatti negli ultimi anni la domanda di vetture a gasolio ha subito un calo in tutta Europa, con un crollo di vendite dell’8% nel 2017. Se oggi il 43,8% del mercato mondiale dell’auto è del diesel, nel 2020 la percentuale è destinata a scendere al 30% secondo Bloomberg. Al momento l’unica eccezione è l’Italia, dove il diesel copre ancora il 56,7% del mercato. Ma la campagna contro il gasolio è diventata ormai anche una questione politica. Ad esempio Parigi, Madrid e Atene hanno già annunciato la messa al bando di questi motori a partire dal 2025.  Inoltre i nuovi standard europei sulle emissioni dovrebbero far crescere del 20% il costo dello sviluppo di vetture diesel, un aumento che si rifletterebbe sui prezzi di listino, allontanando così gli acquirenti. Già Toyota, Porsche e Mercedes hanno fatto sapere che entro pochi anni non produrranno più motori diesel. Inoltre il dieselgate ha spinto molti governi a tagliare gli incentivi per l’utilizzo del gasolio, un carburate che un tempo veniva percepito come un’alternativa più ecologica rispetto ai motori a benzina. Oggi, a guardare i dati, emerge che i motori a gasolio sono più inquinanti degli altri relativamente a Nox e Pm10, ma se si prende in considerazione la sola Co2 producono emissioni inferiori di circa il 10-15% rispetto a quelli a benzina. Un dato non di poco conto per i costruttori, i quali senza più diesel si troverebbero nell’impossibilità di rispettare i limiti di Co2 imposti dall’Europa, specie quando questi limiti si abbasseranno ulteriormente nel 2021. Secondo una ricerca effettuata da P.A Consulting  solo quattro gruppi sarebbero in grado di rientrare in questi limiti e tra questi non c’è Fca.  

Se non si produrranno più auto diesel non si perderanno posti di lavoro?
I sindacati sono terrorizzati, in Germania come in Italia. Lo stop al gasolio per Fiat-Chrysler non sarebbe di certo indolore, visto il peso del gasolio sulle sue vendite: oggi sono equipaggiate con motori diesel il 40,6% delle vetture vendute dal Gruppo in Europa, una percentuale addirittura in crescita rispetto al 40,4% del 2016. Sono due gli stabilimenti Fca in Italia dedicati alle motorizzazioni diesel, Fca Vm Motori e Fca Pratola Serra (Avellino), che complessivamente occupano circa 3.000 lavoratori. Il rischio di licenziamenti è alto. L’esempio di Volkswagen non è rassicurante: la casa tedesca, che entro la fine del 2022 investirà oltre 34 miliardi di euro nello sviluppo dell’auto elettrica e della guida autonoma, ha già annunciato il taglio di 30 mila posti entro il 2025.