27 febbraio 2018
APPUNTI PER GAZZETTA SULLE ULTIME DI POLITICA
>>>ANSA/ Berlusconi"svela"Tajani premier. Se stallo mi ricandido
Cav, no larghe intese. Di Maio mai un lavoro, come fa premier? (dell’inviata Yasmin Inangiray) (ANSA) - Milano, 27 FEB - "Tajani è un uomo giusto per rivestire l’incarico di presidente del Consiglio". Silvio Berlusconi non ha dubbi e partecipando al forum Facebook-Ansa fa un passo in avanti nell’investitura dell’attuale presidente del Parlamento Europeo a candidato di Forza Italia per palazzo Chigi. Certo, il Cavaliere riconosce come il "trasloco" di Tajani sia una "perdita" di rappresentanza per l’Italia a Bruxelles, ma è altrettanto convinto che proprio i rapporti del numero uno dell’Europarlamento con i vertici europei siano la chiave di volta per riportare "l’Italia a contare sulla scena internazionale". Insomma a pochi giorni dalle urne non sembrano esserci più molti dubbi su chi, a detta del Cavaliere, debba ricoprire l’incarico di presidente del Consiglio. Come si sa però Berlusconi gioca sempre su più tavoli e, vista l’incertezza sul responso che consegneranno le urne, il leader azzurro ha già pronto un piano B. Escluse le "larghe intese perché in Italia - dice - non siamo come la Germania", il capo di Forza Italia vede come unico scenario possibile il ritorno al voto. E se nel frattempo dovesse essere arrivata da Strasburgo una sentenza a lui favorevole, che gli permetta di avere piena agibilità politica, il Cavaliere non chiude la porta all’idea di ricandidarsi alla guida dell’Italia: "Sono a disposizione", dice senza tanti giri di parole ripercorrendo a ritroso la sua storia e ricordando che la decisione di "mettersi al servizio del Paese risale al ’94. Nessuno mi credeva, ma diedi vita a Forza Italia e scesi in campo per evitare che si finisse nelle mani dei comunisti". Insomma nessuna intenzione di farsi da parte anche se l’ex capo del governo non ha dubbi sull’esito della contesa elettorale: "Siamo in vantaggio e avremo la maggioranza". E per mettere a tacere le voci di divisioni e i distinguo con Salvini e Meloni, Berlusconi annuncia la partecipazione alla manifestazione unitaria giovedì prossimo, 1 marzo, a Roma. Unità della coalizione con un perimetro però ben definito che non lascia spazio a forze politiche come CasaPound: "La nostra coalizione non ha nulla a che fare con loro - mette in chiaro il leader di FI che non ha gradito il tifo di Di Stefano per Salvini - e non avremo nulla a che fare con loro né ora, né in futuro". Il Cav, poi, non dà nessuna chance di vittoria al Pd: "Riconosciamo a Renzi il merito di aver tagliato il cordone ombelicale con i comunisti, ma il suo partito è diventato una scatola vuota". Ancora più duri i giudizi sul movimento Cinque Stelle: "Non saprebbero amministrare un’edicola - accusa l’ex capo del governo - e Di Maio che non ha mai lavorato e non ha una laurea come può guidare il Paese?". Il leader di Forza Italia promette che tra i primi provvedimenti messi in campo dal futuro governo di centrodestra ci sarà l’impegno a non "aumentare l’Iva nel 2018-2019, ad aumentare le pensioni minime, anche per i disabili" e poi, oltre alla flat tax ormai divenuta un vero e proprio cavallo di battaglia, Berlusconi ribadisce l’intenzione di mettere mano alla Costituzione introducendo "il vincolo di mandato e l’elezione diretta del Capo dello Stato". Quindi rispolvera un "evergreen" dei suoi programmi di governo: la separazione delle carriere dei magistrati e l’impossibilità di ricorrere in Appello e in Cassazione nel caso in cui l’imputato venga assolto.(ANSA). IRA 27-FEB-18 17:12 NNNN
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== Elezioni: «no in studio con CasaPound», Leu rifiuta Tribuna Rai =
(AGI) - Roma, 27 feb. - Liberi e Uguali non partecipa alla Tribuna elettorale della Rai perche’ per il confronto - in programma per le 17,20 di oggi - era stata sorteggiata la lista di CasaPound Italia. "Questa lista - si legge in una nota di Leu - rivendica il fascismo come esperienza storica di riferimento definendo i propri aderenti come ’fascisti del terzo millennio’. Non intendendo noi di Liberi e Uguali legittimare questa cultura politica in alcun modo, e scusandoci con la Rai come soggetto pubblico radiotelevisivo e con i telespettatori, non parteciperemo a questa Tribuna elettorale nel profondo rispetto dell’antifascismo come base della nostra Costituzione repubblicana". (AGI) Red/Fri 271723 FEB 18 NNNN
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REPUBBLICA.IT –
Nella coalizione di centrodestra è battaglia all’ultimo voto e non si placano i contrasti interni. Matteo Salvini - dopo l’apertura di ieri - respinge "l’abbraccio" di CasaPound, mentre Silvio Berlusconi gela l’alleato, rimarcando che Forza Italia "non ha niente a che fare" con la formazione di Di Stefano. Questo proprio nel giorno in cui Liberi e uguali decide di non partecipare alla tribuna elettorale in Rai perché per il confronto era stata sorteggiata la lista di CasaPound Italia.
Ma torniamo a Berlusconi. Il leader di Fi continua a fare pressing sulla candidatura di Antonio Tajani a Palazzo Chigi. Quanto alla manifestazione unitaria del centrodestra promossa dalla Lega, in questi giorni la partecipazione di Berlusconi non era stata confermata. Oggi il leader azzurro nel corso del forum dell’agenzia Ansa su Facebook afferma: "Sì la faremo e sarà a Roma giovedì alle 18". E si dice pronto, inoltre, a proporsi di nuovo come presidente del Consiglio in caso di stallo e nuove elezioni fra un anno, qualora tornasse candidabile: "Sono a disposizione", afferma.
"Non ho bisogno dei voti di altri, io chiedo il voto agli italiani che vogliono cambiare", ha detto Salvini questa mattina a Rtl 102.5, rispondendo a una domanda sulla disponibilità del movimento CasaPound a sostenere, qualora riuscisse a entrare in Parlamento, un governo guidato dalla Lega. Ieri, invece, si era detto disposto a incontrare tutti dopo il 5 marzo. Berlusconi rimarca: "La nostra coalizione non ha nulla a che fare con Casapound, né con i loro programmi. Né ora né dopo le elezioni". Poi, come detto, conferma che il primo marzo si terrà la convention con Salvini e Giorgia Meloni. E insiste sulla candidatura a premier del presidente del Parlamento europeo: "Manca solo il suo ok", dice Berlusconi, sebbene Tajani provi ancora a sfilarsi: "Io vorrei restare alla guida dell’Europarlamento, è importante per l’Italia", dichiara in un’intervista alla Welt pubblicata stamani.Non manca una querelle interna al Carroccio, con Salvini che risponde alle critiche del governatore lombardo Roberto Maroni in materia di federalismo: "Se domani Luca Zaia e Roberto Maroni vanno a firmare il pre-accordo sull’autonomia di Veneto e Lombardia è perché la Lega è forte. Nel programma del centrodestra c’è il progetto di una Italia federale, è scritto nero su bianco, e io conto di metterlo in atto. A me interessano i risultati".
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CasaPound sosterrebbe un governo Salvini
Lo ha annunciato a Radio24 Simone Di Stefano «per uscire dall’Europa e fermare l’immigrazione»: «dovrebbe essere un governo che non ha Tajani premier e Brunetta all’Economia, ma Salvini premier e un Bagnai all’Economia». Salvini non ha detto di no: «Dopo il 5 marzo incontrerò tutti» [La Mattina, Sta].
«È tutto molto chiaro: chi arriva primo tra noi e loro, va a Palazzo Chigi». Lei o Tajani? «Io». Con il sostegno di CasaPound, però. Non la imbarazza? «Siamo abbastanza robusti, per potere fare a meno di questo sostegno. Quando io sarò a Palazzo Chigi faremo questo: presidenzialismo più federalismo. Già domani Maroni, Zaia e il presidente emiliano Bonaccini, del Pd, firmano un ottimo pre-accordo per le autonomie. E nei prossimi cinque anni tutte le Regioni saranno autonome. Cambieremo la Costituzione. Come Renzi non ha saputo fare» Ma perché Maroni ha clamorosamente disertato la sua piazza? «Non lo so. Era previsto il suo intervento. Avrà avuto altri impegni» [Matteo Salvini a Mario Ajello, Mess].
Accordo Berlusconi-Salvini sulla presidenza delle camere
La presidenza della camera potrebbe essere un grosso scoglio dopo le elezioni: dopo il terzo scrutinio ci vuole ancora il 50% + 1 dei voti. Ma almeno tra Salvini e Berlusconi un accordo sarebbe stato raggiunto sul nome di Maria Stella Gelmini. Al Senato, invece (dove il regolamento consente una soluzione rapida), i due puntano su Calderoli. Resta ferma l’idea di Tajani premier [Lopapa, Rep].
I cinquestelle, per la presidenza di Montecitorio, puntano su Roberto Fico, da eleggere con i voti del Pd (che su quel seggio, invece, vorrebbe lo stesso Di Maio) [Lombardo, Sta].
Renzi non lascia in nessun caso
«“Non ci sarà nessun passo indietro”: Matteo Renzi è netto. Anche se il Pd dovesse prendere una batosta, e scendere, magari, al 20 per cento, lui non si dimetterà. “Sono il segretario eletto dalle primarie”, afferma con forza il leader del Partito democratico. Quello di Renzi è un messaggio a chi “parla già del dopo”. Ovvero agli avversari interni.«Renzi sa che le minoranze da tempo vanno dicendo “il 5 marzo faremo i conti” e che ipotizzano “un congresso anticipato se il partito scenderà al 22-23 per cento”. E invece di aspettarli al varco, li anticipa, forte del fatto che, come dicono i suoi, “non c’è una soluzione alternativa” a lui». A suo dire «in un ramo del parlamento, non posso dirvi quale, siamo il primo partito» [Meli, CdS].
Invece, secondo Tommaso Ciriaco di Repubblica, se il Pd prenderà meno del 20%, Renzi lascerà. Il «ramo del parlamento» con i dem in vantaggio sarebbe il Senato [Bertini, Sta].
«Mai sottovalutare i notabili, specie quando hanno dovuto masticare amaro per troppo tempo. Se la via della legislatura passerà in modo quasi esclusivo dal Quirinale, cioè dalle mani di Mattarella, Renzi non avrà grandi carte da giocare (sempre nell’ipotesi di un risultato scarso del Pd). Se invece il segretario riuscirà a stabilire un ponte con Berlusconi, la cornice potrebbe cambiare. Ma anche qui bisogna prima contare i voti. Su entrambi i versanti» [Folli, Rep].
Di Maio propone Fioramonti allo Sviluppo economicoLuigi Di Maio, se sarà premier, chiamerà al ministero dello Sviluppo economico Lorenzo Fioramonti, professore di Economia politica all’Università sudafricana di Pretoria» [Buzzi, CdS].
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IL PUNTO SU BERLUSCONI, SALVINI E CASAPOUND –
Il gelo sull’apertura di CasaPound alla Lega è sono solo a penultima puntata della partita sempre aperta tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. L’ultima puntata di questa partita, che sembra sempre più un duello, sarà trasmessa giovedì e riguarda la presenza o meno su un unico palco di tutti i leader di centrodestra, almeno una volta prima del voto.
Ma andando con ordine, lo scontro silenzioso di lunedì ha riguardato l’apertura fatta dal leader di CasaPound, Simone Di Stefano a un possibile governo del Carroccio: "Siamo pronti ad appoggiare un programma sovranista che ci porti fuori dall’euro e contro l’immigrazione clandestina". Matteo Salvini non ha stoppato: “dopo il 5 marzo incontro tutti”. Ma la notizia ha gelato gli alleati di centro-destra tanto che martedì mattina il leader della Lega è dovuto correre ai ripari dichiarando la sua indisponibilità ha una intesa con CasaPound: “Siamo abbastanza robusti per poter fare a meno di questo sostegno”.
In giorni di mille dichiarazioni da campagna elettorale, il silenzio di lunedì da parte di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni ha fatto più rumore di un fuoco d’artificio. Del resto la freddezza degli alleati ha una logica ferrea: Forza Italia sta cercando di spostare in un’area moderata il baricentro della coalizione e Fratelli d’Italia vede come competitor a destra quelli di CasaPound.
Lo sconfinamento di Matteo Salvini su temi tradizionalmente di destra è sotto gli occhi di tutti e investe i programmi sui migranti ma anche quelli sulla legittima difesa e sul no alla legge Fornero. Insomma, gli ammiccamenti del leader leghista a destra non sono sfuggiti a nessuno ma non piacciono innanzitutto a Giorgia Meloni che al Sud vede erodere il suo bacino di voti, stando ai sondaggi, proprio a favore della Lega.
E nemmeno al Cavaliere, che punta ad avere almeno un voto in più di Salvini per poter essere lui a dare le carte nella difficile partita che si aprirà dopo il 4 marzo. Sia in caso di vittoria netta del centrodestra che in caso di stallo, il leader azzurro vuole avere la supremazia nel centrodestra per poter aver l’ultima parole sulle scelte definitive, dai presidenti delle Camere al prossimo presidente del Consiglio.
L’altra puntata del difficile matrimonio in casa centrodestra riguarda la presenza di Silvio Berlusconi sul palco della manifestazione indetta da Matteo Salvini giovedì a Roma. Il leader lumbard ha dato per certa la foto con il leader di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, ma l’entourage azzurro non conferma. Il Cavaliere sta ancora decidendo, teme di venir relegato in un ruolo da supporter ma non vorrebbe lasciare la scena solo all’amico-nemico. Il rebus si scioglierà solo nelle ultime ore, poi toccherà agli elettori recidere il nodo e decidere chi avrà la leadership nel centrodestra. Ma allora comincerà un’altra partita.
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REPUBBLICA.IT – L’economista Lorenzo Fioramonti accetta di buon grado di fare in caso di vittoria 5 Stelle il ministro dello Sviluppo economico, il giornalista (e presidente della Mens Sana Siena) Guido Bagatta rifiuta il dicastero dello Sport. Prosegue intanto il tour elettorale del M5s a 5 giorni dalle elezioni. Alessandro Di Battista, il campione olimpico Domenico Fioravanti e il tecnico del Pescara, Zdenek Zeman, saranno domani a Pescara dalle 11 all’Aurum per l’incontro pubblico su Sport e Legalità. Un evento aperto a tutti e organizzato dal M5S per presentare il programma di Governo sullo sport.
• MALUMORI INTERNI M5S: DUBBI SU TECNICI E ZERO CONDIVISIONEMentre filtrano i primi nomi della squadra con cui il M5s lancia la sua proposta di governo del Paese, crescono i malumori tra i parlamentari uscenti del M5s che lamentano di essere stati tenuti all’oscuro dei tasselli di cui si compone l’esecutivo a guida Di Maio. Estromessi dalle scelte, molti deputati e senatori ignorano la squadra di governo, fatta eccezione per i fedelissimi Alfonso Bonafede (anche se non è ancora ufficiale sarà il candidato al ministero della Giustizia) e Riccardo Fraccaro. Una situazione che sta snervando molti in casa 5 Stelle.
• FIORAMONTI ACCETTA L’INVESTITURA A MINISTRO DEL MISEIl Movimento 5 stelle svela il secondo nome della squadra di governo in caso di vittoria. È Fioramonti, 41 anni, professore di Economia politica all’Università sudafricana di Pretoria, che in caso di vittoria sarà indicato nel ruolo di ministro dello Sviluppo economico. Il docente è candidato nel collegio uninominale a Roma per il movimento.
"Accetto con orgoglio la candidatura a Ministro dello Sviluppo Economico", scrive l’economista su Facebook. "Sono cosciente della grande responsabilità che pertiene all’incarico e dell’importanza di un approccio nuovo allo sviluppo sostenibile per il Paese. Finalmente la possibilità di mettere in pratica ricerche che conduco da oltre un decennio", aggiunge.
• GUIDO BAGATTA DECLINA L’INVITO A FARE IL MINISTRO DELLO SPORTDi tenore opposto la dichiarazione di Bagatta. "Non nascondo che ci sia stato un piacevole confronto con Luigi Di Maio - afferma - insieme abbiamo però deciso che per una serie di problematiche legate alla mia attività di giornalista ed imprenditore non ci sono, al momento, le condizioni per ipotizzare un impegno istituzionale così importante".
• SQUADRA GOVERNO PRESENTATA A MATTARELLA, DI MAIO: "COLLE NON IRRITATO"Il primo nome fatto da Luigi Di Maio di un futuro ministro targato 5 Stelle è stato quello del generale dei carabinieri Sergio Costa, a cui spetterebbe il dicastero dell’Ambiente. In un’intervista al Corsera, Di Maio torna sulle polemiche a seguito della sua ’visita’ al Colle, e difende la scelta fatta: "Mi risulta che al Quirinale non vi è stata alcuna irritazione".
"La mia scelta di comunicare al Colle la nostra proposta di squadra di governo è stata un atto di cortesia dettata proprio dalla consapevolezza e dal massimo rispetto delle prerogative del presidente". Insomma, spiega ancora il candidato premier pentastellato, "il mio è stato un atto di cortesia. A storcere il naso sono stati gli altri partiti, ma comprendo il loro fastidio nel vedere che il M5s ha già le idee chiare sulla squadra e sulle cose da fare".
Il M5s oggi farà conoscere al Quirinale la lista dei ministri del suo governo. Lista che il candidato premier Luigi Di Maio annuncerà giovedì in un evento all’Eur. La lista sarà inviata al Colle via mail.
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EMANUELE BUZZI, CORRIERE.IT –
Altri tasselli della squadra che spuntano. Indiscrezioni che circolano. E uno sguardo proiettato anche a quello che verrà dopo il voto. I Cinque Stelle si preparano ad affrontare la settimana conclusiva della campagna elettorale. Giovedì verrà resa nota la squadra di governo che il Movimento intende proporre. Si va verso un esecutivo di tecnici. Ma dopo l’annuncio di Sergio Costa all’Ambiente e quello — al Corriere — di Lorenzo Fioramonti allo Sviluppo economico, il domino dei Cinque Stelle sembra assumere una forma più nitida. Per quanto riguarda il ministero della Sanità, l’identikit porta a un medico attivo nel Lazio. C’è chi fa il nome di Pierpaolo Sileri, chirurgo candidato con il M5S nell’uninominale. Interpellato dall’ Adnkronos , però, Sileri risponde: «Non ne so niente». E tra le ipotesi più accreditate nelle ultime ore, c’è anche l’economista Andrea Roventini, professore associato presso la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. A maggio del 2017 Roventini ha preso parte al convegno «Lo Stato Innovatore», organizzato dai Cinque Stelle alla Camera.E proprio Montecitorio rischia di diventare uno degli argomenti di discussione e degli obiettivi del post-voto. «Se saremo la prima forza del Paese — è il ragionamento che fanno alcuni parlamentari pentastellati — non potranno non riconoscerci la presidenza di uno dei rami del Parlamento». E il Movimento sembra puntare sulla Camera: a Montecitorio, infatti, ci sarà la pattuglia più numerosa dei pentastellati. Diverse le opzioni che i Cinque Stelle stanno studiando: o big della prima ora — da ex componenti del direttorio a fedelissimi pragmatici — o personalità della società civile (in grado di raccogliere forse più consensi da parte delle altre forze politiche) che si sono candidate con i Cinque Stelle. Scenari ancora prematuri, ma come successore di Laura Boldrini, alla presidenza della Camera si pensa a Roberto Fico o all’ex giornalista di Sky, Emilio Carelli. Prevale per ora la prudenza: «Prima di fare certi ragionamenti bisogna aspettare l’esito del voto e vedere se conferma quanto i sondaggi hanno mostrato in questi mesi. E poi bisognerà anche capire gli equilibri del nuovo Parlamento». La tentazione, però, è forte. Intanto Beppe Grillo continua a farsi sentire via blog. Ieri il garante pentastellato ha postato un intervento sull’importanza delle scelte lessicali. E si è sfogato: «Con le parole ho costruito visioni, idee, sogni; hanno risuonato nei teatri, tra la gente, nelle piazze. Sono state molte volte fraintese, strumentalizzate, messe al bando perché volgari. Vaffa...!».