La Stampa, 27 febbraio 2018
Usa, la rivincita dei giornali: li compra un americano su due
Le notizie sulla morte dei giornali – per parafrasare la battuta di Mark Twain, quando pubblicarono il suo necrologio mentre era ancora in vita – sono grandemente esagerate.
Questo, almeno, a giudicare da uno studio secondo cui il 53% degli americani paga per ricevere l’informazione, sommato al successo che stanno avendo i paywall tra i media Usa.
La premessa del discorso è nota. Da una parte, con l’avvento di internet la gente si è abituata a leggere le notizie gratis, come se fossero prodotte da robot che non hanno bisogno di mangiare. Dall’altra, i grandi social network si sono presi la pubblicità, lasciando a secco i media tradizionali. La carta, infine, è in via di estinzione, perché nessuno sotto i 40 anni d’età la compra più. Tutto questo crea la tempesta perfetta, in cui i vecchi giornali sono destinati ad affondare. Eppure la loro storia potrebbe non finire così, perché qualche schiarita si comincia a vedere.
Il primo segnale incoraggiante è venuto da uno studio realizzato l’anno scorso dal Media Insight Project, secondo cui il 53% degli americani paga per l’informazione, attraverso l’abbonamento alla versione cartacea o digitale di un media tradizionale. E non si tratta solo degli anziani, perché anche il 40% degli adulti sotto i 35 anni d’età lo fa. Non solo, ma il 52% di coloro che non comprano i giornali si considerano utenti dell’informazione, e almeno il 20% dice che sarebbe disposto a comprarla, se nel futuro non riuscisse più a riceverla gratis a causa dei paywall.
Sono dati incoraggianti perché in America le sottoscrizioni stanno diventando la ciambella di salvataggio dei giornali, in attesa che i grandi social, utenti gratuiti dei loro contenuti, si convincano a ridistribuire un po’ di pubblicità. Ad esempio il New York Times ha appena annunciato che i suoi abbonati sono saliti a 2,6 milioni, generando il 60% dei ricavi nel 2017. Discorso simile per il Washington Post, che ha superato il milione di sottoscrittori.
Questi dati però vanno studiati e interpretati, per capire in quale direzione muoversi allo scopo di tornare a crescere. La prima domanda da porsi è perché la maggioranza degli americani compra i giornali, e le risposte raccolte dal Media Insight Project sono soprattutto tre: primo, perché la pubblicazione che acquistano eccelle nella copertura di soggetti a cui sono particolarmente interessati; secondo, perché amici e famigliari sono abbonati allo stesso prodotto; terzo, perché le promozioni li hanno incoraggiati a farlo. È interessante poi che fra i lettori più giovani, molti hanno risposto di comprare i giornali perché vogliono sostenere la loro missione. In altre parole, tra le polemiche sulle fake news che hanno condizionato le elezioni del 2016, gli attacchi costanti del presidente Trump all’onestà dei media, e la volontà di capire cosa sta accadendo nel mondo in rapida trasformazione, le generazioni del futuro iniziano ad apprezzare il valore dell’informazione professionale di qualità. Comprendono che produrla costa, e quindi sono disposti a sostenerla. Per attirarli, però, gli editori devono puntare su tre strategie: identificare i temi che interessano ai «cercatori» di notizie; pubblicare informazioni specializzate di livello; interagire con i lettori. È essenziale poi conservare il doppio modello cartaceo e digitale, perché la carta vende tuttora di più, anche se il digitale cresce e i social spesso sono la porta di accesso ai media tradizionali. Magari usare questi elementi per dare già ora la notizia della nostra sopravvivenza sarebbe esagerato, come per la morte di Twain, ma quanto meno offrono una speranza.