La Stampa, 27 febbraio 2018
Benevento, nella valle dell’ospedale che non aprirà mai
Tonino Musciacito afferra un lato del manifesto e inizia a staccarlo. In Val Fortòre funziona così: al termine delle elezioni smontano le plance metalliche dai marciapiede così come sono. Per pulirle aspettano le elezioni successive e la pioggia che scioglie facilmente la colla. Durante le ultime tornate elettorali dev’esserci stato molto sole: i manifesti sono rimasti attaccati uno sull’altro.
C’è un faccione di Clemente Mastella d’epoca, risale alle elezioni europee del 2009. Ci sono un Pd datato 2013 e i politici locali delle regionali del 2015. Sono tutti lì, stratificati come le promesse elettorali che si ripetono e si sovrappongono anno dopo anno in questa terra in provincia di Benevento ma al confine tra Puglia e Molise, quindicimila abitanti che venti anni fa erano almeno il doppio, ex feudo di Clemente Mastella ormai alla mercé del primo refolo di novità.
Nicola Circelli, 45 anni, è titolare di un’azienda che produce metalli e infissi a San Bartolomeo in Galdo, 5mila abitanti, uno dei centri principali della valle. «Andrò a votare, questo è sicuro: decido io la mia sorte, non gli altri. Non ci crediamo più, però. Abbiamo votato Berlusconi quando è arrivato. Pensavamo che potesse risolvere i nostri problemi, invece non è accaduto nulla. Poi abbiamo votato Renzi. Abbiamo pensato: è giovane, ce la farà. Non è cambiato nulla. Stavolta voteremo Cinque Stelle, sempre perché sono nuovi e per dare una possibilità anche a loro di mettersi alla prova, ma non abbiamo fiducia in loro».
Difficile averne in una valle che ha il primato di una delle opere incompiute più antiche d’Italia, l’ospedale San Pio di San Bartolomeo in Galdo. Nel 2017 si celebravano i 60 anni dall’inizio dei lavori. Non sono mai stati completati e non lo saranno mai: in base al progetto originario la struttura prevedeva un’assistenza completa, dalla Rianimazione alla Cardiologia e più di 130 posti letto.
I posti letto si sono persi nelle promesse elettorali degli anni seguenti insieme con 25 milioni di euro e la speranza di far nascere a pochi chilometri di distanza un bambino o di curare un codice rosso. Nel 2013 è stato inaugurato un centro di primo soccorso con un medico, un infermiere e un autista e la storia è finita lì. Chi sta male viene messo in un’ambulanza e portato fino a Benevento, lungo 60 chilometri di strade disseminate di buche, frane, smottamenti.
«È questo il nostro problema principale, il motivo per cui la nostra zona non potrà mai svilupparsi – spiega Carmine De Masi, che ha dovuto chiudere il suo supermercato perché in zona stanno cessando le attività in tanti, i clienti erano sempre meno numerosi.
Pasquale Monaco, 45 anni, invece, resiste ma a caro prezzo. Gestisce un’azienda di trasporti di carburante, le strade sono tutto per la sua attività. «Devo far arrivare da Napoli dei mezzi pesanti. Impiegano un’ora e mezza per percorrere cento chilometri e arrivare a Benevento. Ma serve almeno un’altra ora e mezza per gli ultimi 60 chilometri. Non sono strade, sono mulattiere, vanno percorse facendo slalom tra le buche. In passato per il gasolio primario ricorrevamo a dei trasportatori. A un certo punto hanno iniziato a chiedere 6-700 euro per arrivare fin qui, il doppio di quello che chiedono per arrivare fino a Roma. Abbiamo dovuto comprare un mezzo, prendere un autista e fare il trasporto da soli».
Le strade infatti sono la grande promessa elettorale di quest’anno. «E di tutti gli anni precedenti», precisa Giuliano Lucarelli, volontario delle Misericordie, addetto in un supermercato in mobilità, da qualche mese rappresentante del comitato civico «Viabilità negata». Abita a Montefalcone, centro di 1400 abitanti della Val Fortòre con due strade di accesso, una più dissestata dell’altra: senza luci, senza segnaletica antinebbia (e da queste parti la nebbia per mesi c’è anche alle due del pomeriggio), costretti a vivere come in un eterno Camel Trophy ogni volta che devono andare a scuola, in ospedale o anche soltanto acquistare un paio di jeans nuovi. «Siamo stanchi di promesse. L’ultima è di questi giorni. Stanno provando a farci credere che hanno milioni di euro da destinare alle strade della valle. In realtà non ci sono né i soldi né la progettazione. E non ci accontentiamo di sapere che bisogna avere pazienza perché la competenza era delle province che sono state sciolte o di chissà quale altro motivo. Non possiamo vivere in queste condizioni. Da volontario mi occupo dei trasporti di malati che devono andare a fare una Tac o altro nell’ospedale più vicino, quello di Benevento. Mi vergogno di sottoporli alla tortura di chilometri e chilometri di buche e spero che non ci scappi il morto durante i trasporti in codice rosso altrimenti la nostra protesta sarà inarrestabile».