Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  febbraio 27 Martedì calendario

L’amaca

C’è una cosa che spaventa più del fascismo (che pure è spaventoso un bel po’).
Questa cosa è spiegata molto bene in un bel libro del quale si parla tanto, La conoscenza e i suoi nemici di Tom Nichols, che è un professore di Harvard molto preoccupato. Non lo preoccupa l’ignoranza – che è un vecchio problema – ma il fatto che l’ignoranza sia diventata, per molti americani, “una vera e propria virtù”: e questo è un problema decisamente nuovo. Così nuovo da essere inedito: una menomazione della quale liberarsi è diventata, forse per la prima volta a memoria d’uomo, una condizione da rivendicare come antidoto alle competenze, che sono (si sa) solo la foglia di fico dell’establishment e della “casta”. In termini di cronaca, questo è (in buona parte) il grillismo. In termini storici, forse il fenomeno precede, e di parecchio, il grillismo; e anche internet nei suoi aspetti nefasti. Dopo avere letto il libro di Nichols ho pensato che forse il problema è il consumismo: se quello che conta è ciò che si ha, ciò che si sa passa in second’ordine. Anzi, sapere potrebbe ostacolare il consumare. Ipotesi di lavoro: il consumatore perfetto è l’ignorante, e l’ignorante perfetto è il consumatore. Si dovrebbe rileggere Marcuse, L’uomo a una dimensione. Ricordo vagamente, mezzo secolo dopo, il discorso sui “falsi bisogni”. La cultura è un bisogno vero, dev’essere per questo che è così impopolare.