Corriere della Sera, 27 febbraio 2018
Il mistero dell’Universo più veloce del previsto
C’è qualcosa di inaspettato nell’universo e agisce in modo misterioso. «Raccogliamo segnali da un mondo di cui non conosciamo nulla – dice Stefano Casertano dello Space Telescope Science Institute di Baltimora negli Stati Uniti – però il risultato ottenuto con il telescopio Hubble ci conferma l’esistenza di una nuova fisica».
La Nasa ha diffuso un comunicato anticipando la scoperta che sarà pubblicata dalla rivista The Astrophysical Journal. Un gruppo di ricercatori guidati dal premio Nobel Adam Riess è riuscito a stabilire che le galassie si muovono con un velocità superiore a quella prevista in passato, cioè 73 chilometri al secondo ogni megaparsec (che corrisponde a 3,3 milioni di anni luce). «Finora le misure erano incerte e diverse – nota Casertano – e con il satellite europeo Planck era emerso un valore inferiore, di 67 chilometri al secondo. Ma abbiamo verificato tutto il possibile e riteniamo che questa nuova misura sia giusta».
Adam Riess nel 1998, studiando delle stelle supernovae, aveva scoperto che l’universo non solo si espande ma accelera e per questo l’Accademia delle scienze svedese nel 2011 gli assegnò il Nobel per la fisica. Da allora ha approfondito le sue ricerche prendendo come riferimento altri tipi di stelle, le Cefeidi, famose per essere dei «fari» stabili del cosmo perché se ne conosce con precisione il modo di brillare, variabile nei giorni. Casertano ne ha condiviso la sfida all’Istituto di Baltimora e negli ultimi sei anni ha scrutato, assieme a Riess, otto Cefeidi, dieci volte più lontane di quelle considerate nelle ricerche passate, conquistando la determinante conferma. «Lo scenario ora cambia – dice l’astrofisico italiano —. Non sappiamo che cosa provochi l’accelerazione e avanziamo delle ipotesi».
La causa – si chiedono gli scienziati – sta nella materia oscura, di cui si ignora la natura, quando interagisce con la materia visibile di cui è formato l’universo? Oppure tutto scaturisce dall’esistenza di nuove particelle battezzate «neutrini sterili» capaci di viaggiare quasi alla velocità della luce? «Di sicuro – aggiunge Casertano – siamo davanti a qualcosa di nuovo, tutto da decifrare per capire l’evoluzione dell’universo».
Intanto è ancora il vecchio telescopio spaziale Hubble, lanciato quasi trent’anni fa, ad aprire una nuova finestra nella conoscenza del cosmo dopo aver aiutato a stabilire la sua età di 13,8 miliardi di anni. Il telescopio è stato battezzato con il nome dell’astronomo-campione di pugilato Edwin Hubble, che negli anni Trenta aveva scoperto che le galassie si allontanavano e quindi l’universo si espandeva. La scoperta attuale va oltre e stabilisce che l’universo accelera ancora più del previsto. «Forse – nota lo studioso – dobbiamo cambiare il modello cosmologico finora usato per spiegare ciò che succede in cielo e al quale aveva dato un contributo anche Albert Einstein con la sua costante cosmologica».
Stefano Casertano ha studiato alla Normale di Pisa, poi ha trovato un posto da ricercatore all’Istituto di studi avanzati di Princeton (dove insegnava Einstein). «Ho compiuto ricerche in varie università americane e in Olanda. Poi sono entrato allo Space Telescope Science Institute. Era il 1994 ed è un luogo fantastico per l’astronomia. Adesso si sta preparando il nuovo super telescopio Webb, successore di Hubble, che l’anno prossimo sarà lanciato in orbita». Ma con l’Italia Stefano non ha tagliato i ponti. «Collaboro con alcune università, come Torino, dove ci sono ottimi ricercatori – ricorda —. Avevo anche tentato di rientrare, ma inutilmente. Se uno esce, il ritorno diventa arduo».