Corriere della Sera, 27 febbraio 2018
La scolaretta del biliardo
È la più brava. Non ci sono dubbi. Eppure Ng On-yee, 27 anni, non è ancora soddisfatta. La campionessa mondiale di biliardo, nata e cresciuta a Hong Kong, sta lottando per rompere il soffitto di cristallo che separa le donne dagli uomini in questo particolarissimo sport. «Non vedo perché non dovrei riuscirci – ha dichiarato Ng alla Bbc —. È solo una questione di concentrazione, non certo di forza fisica».
Sfidare il «sesso forte». Non che non ci abbia già provato. Lo scorso aprile, nelle qualificazioni per un torneo misto è stata sconfitta da un uomo con un punteggio netto: 10 a 1. Eppure... «Resto convinta che manchino le opportunità per ridurre le differenze. Dunque, nei prossimi anni cercherò di sfruttare ogni occasione per giocare contro un uomo: solo così potrò migliorarmi».
Ng, un’aria da adolescente, occhiali dalle lenti spesse che nascondono un incarnato dai tratti delicati, può trarre in inganno quando si avvicina al tavolo verde. Come si fa a prendere sul serio una «ragazzina» pronta a sfidare i migliori giocatori professionisti? Eppure, nonostante le apparenze, bastano pochi colpi di stecca per capire che non è uno scherzo. Arrivata a questa disciplina seguendo il papà, giocatore dilettante, in giro per i locali dell’ex colonia britannica, Ng On-yee ha dovuto affrontare prima di tutto un ambiente che «per principio» ha sempre escluso le donne. «A Hong Kong – sono ancora le sue parole – i luoghi dove si gioca a biliardo sono considerati territorio di malavita e teppisti rissosi». Dunque quale genitore avrebbe permesso a una figlia adolescente di passare pomeriggi e serate in tale compagnia? Qui il vantaggio per l’aspirante campionessa era evidente: pregiudizi o meno – «ho sempre potuto misurarmi con persone educate e gentili» – la presenza del padre metteva a tacere ogni altra considerazione.
Attirata nel fumoso mondo del «biliardo inglese» (snooker) per sfuggire alla tirannia dei videogiochi («ma a me piaceva soprattutto vestire la divisa da giocatore, gilet e farfallino, come mio padre») piano piano Ng ha scoperto non solo di divertirsi, ma di avere un vero talento: «Potevo passare ore ad allenarmi. Se la seduta non andava bene, l’unico problema è che dovevo allontanarmi per asciugarmi le lacrime: non volevo che mi prendessero per una debole». Pensieri che devono aver condizionato la giocatrice davvero per poco. Nel giro di qualche anno, infatti, Ng On-yee ha scalato le classifiche (femminili) di questa particolare specialità, aprendo la strada a un numero crescente di donne: oggi ha conquistato il posto più alto nella classifica della federazione Wlbs (World Ladies Billiards and Snooker), prima asiatica nella storia. Ma dietro di lei ci sono altre rappresentanti di Hong Kong: tre tra le prime quindici. Non male per una ragazza che appare appena uscita da una sessione di esami universitari. «Ho dimostrato che una donna può giocare a biliardo molto bene, anche se indossa degli occhiali dalle lenti spesse», sorride. La forza di Ng è proprio nella capacità di concentrazione. «Dicono che noi donne pensiamo troppo, che non siamo adatte a questo gioco. Io affermo: dateci più opportunità, e vi dimostreremo che non è così».
Diverso dal biliardo all’italiana, la specialità in voga a Hong Kong – eredità dei britannici – si gioca in un tavolo più grande. Le biglie hanno diversi colori e devono finire tutte progressivamente in buca, con un ordine preciso. L’ultimo regno maschile pronto a cadere?