26 febbraio 2018
SCARTI ANTEPRIMA Manuel Che sorpresa! Manuel Agnelli conduce un programma su Rai3, si chiama «Ossigeno» (come diceva il mitico Dr House: «Sa, quelli che dicono che non si può vivere senza amore? L’ossigeno è più importante»), è ovviamente costruito sulla musica ma con l’ambizione di «andare oltre la musica» (Rai3, giovedì, ore 23
SCARTI ANTEPRIMA
Manuel
Che sorpresa! Manuel Agnelli conduce un programma su Rai3, si chiama «Ossigeno» (come diceva il mitico Dr House: «Sa, quelli che dicono che non si può vivere senza amore? L’ossigeno è più importante»), è ovviamente costruito sulla musica ma con l’ambizione di «andare oltre la musica» (Rai3, giovedì, ore 23.05). La prima delle cinque puntate ha visto la partecipazione della cantante americana Joan Wasser, nota come Joan as Police Woman; di Claudio Santamaria (ammetto la mia ignoranza, ma è la prima persona che vedo esibirsi in una canzone degli Afterhours; di Paolo Giordano (ha parlato di controcultura, di bulimia, di novità, del successo come malattia), di Ghemon, pseudonimo di Giovanni Luca Picariello, la cui musica è contro tutti i dèmoni, in particolare quello della depressione. Serata impegnativa, ma serata necessaria. Manuel Agnelli sta scoprendo il dèmone della visibilità, della notorietà e cerca di costruirsi una sorta di corazza pubblica: la cultura è politica — sostiene — quando ci aiuta a pensare, quando fa informazione (se mai la cultura è formazione). Si confessa introverso, la musica per lui è anche terapia, il suo film preferito è Il cacciatore di Michael Cimino, perché ognuno ha il suo Vietnam, la sua sporca avventura, e per la sua generazione il Vietnam è stata l’eroina. «Ossigeno», realizzato da Arcobaleno Tre, scritto dallo stesso Agnelli insieme a Paolo Biamonte, Massimo Martelli e Sergio Rubino, diretto da Gaetano Morbioli, è ambientato nel Lanificio, un locale romano dedicato all’arte, alla musica e a nuove forme artistiche. Vestito di pelle nera, Manuel Agnelli ha una gran voglia di affrontare i gradi temi della vita (la rabbia, il cinema, la letteratura, l’identità sessuale) e di usare la musica come strumento di conoscenza. Dovrebbe soltanto cercare di non prendersi troppo sul serio. A «Ossigeno» non ci sono i salvagenti giocosi di «X Factor» [Aldo Grasso, CdS].
Birra
«Quelli del “collettivo bolognese Hobo” (roba di centri sociali) vogliono regalare una birra a chiunque stracci la tessera elettorale: il 1° marzo faranno una festa nella facoltà di scienze politiche (classica location per feste) e a chi strapperà la tessera verrà dato da bere. C’è anche lo slogan, una cosa nuova: «Mandarli tutti a casa». Forse non hanno capito il meccanismo, forse non sanno che è contro la legge, forse sono degli idioti: ma vien meno anche la retorica per rimbrottarli. Tipo ricordare che si vota per dare al Paese un governo alla meno peggio, o perché si è tifosi, perché vuoi che perdano gli altri, perché odi quel leader, perché ti è simpatico caio, perché hai venduto il tuo voto, perché ti hanno promesso un lavoro, perché quel giorno non andrai a sciare. Oppure si può non votare per altrettanti e legittimi motivi: anche il menefreghismo è un lusso della libertà e di una democrazia navigata, anche l’indifferenza è un frutto del benessere maturato da una civiltà che ti lascia libero di fottertene. È nei paesi più ricchi e democratici che la gente non va a votare. Oppure è in quelli più poveri e dittatoriali, dove ci sono persone che vengono uccise perché vogliono la stessa tessera che gli idioti vogliono strappare. Ma è inutile dire che quelli del collettivo bolognese andrebbero spediti in Guinea Equatoriale, in Eritrea, in Corea del Nord, in Sudan o in Turkmenistan. No, devono restare qui a offrire birra: noi, in cambio, gli offriremo qualcosa che alla birra assomiglia molto» [Facci, Libero]