26 febbraio 2018
APPUNTI SU GIAN MARCO MORATTI
• Genova 29 novembre 1936. Petroliere. Presidente della Saras. Figlio di Angelo (1909-1981), che negli anni Sessanta fece grande l’Inter. «Mio padre diceva che gli ottimisti sono destinati a fallire. Bisogna sempre avere paura».
• «Il papà Angelo fece due figli, uno ciarliero e uno muto: lui è quello muto» (Sergio Rizzo).
• «Era l’educatissimo, bellissimo, elegantissimo rampollo della Milano miracolosa. D’estate, abbronzato, con addosso raffinate camicie bianche, in sella alla Vespa sulle strade della Versilia, sembrava il protagonista perfetto di un film di Dino Risi. Una specie di Jean-Louis Trintignant a portata di mano. D’inverno usava vestiti cuciti a mano e cravatte tinta unita. Lo si vedeva allo stadio a fianco di papà e del fratellino Massimo» (Il Foglio).
• «Sul mare di Sarroch, 25 chilometri da Cagliari, costa sud-orientale della Sardegna, si leva la più grande raffineria di petrolio del Mediterraneo. Quindici milioni di tonnellate di greggio lavorate ogni anno (300 mila barili al giorno), pari a un quarto della capacità di raffinazione italiana. Una grande mammella in cui pompano petrolio e succhiano carburanti clienti come Shell, Repsol, Total, Eni, Q8, Tamoil. È un gioiello industriale di proprietà dei Moratti. È il cuore della Saras, l’azienda di famiglia. Ma, negli ultimi dieci anni, il denaro che lo ha reso tale è uscito dalle casse dello Stato. Circa 200 milioni di euro elargiti a fondo perduto, attraverso tre “Contratti di programma” cui hanno messo la firma i presidenti che si sono succeduti nel tempo alla guida del Cipe (il Comitato interministeriale per la programmazione economica). Nomi importanti del centrodestra e del centrosinistra (Giancarlo Pagliarini, Carlo Azeglio Ciampi, Vincenzo Visco, Mario Baldassari, Domenico Siniscalco e Giulio Tremonti), specchio del rapporto bipartisan con la politica della famiglia Moratti. Ai Moratti, quei 200 milioni di euro sono costati un nulla in termini finanziari. E, soprattutto, hanno reso bene. Perché, una volta rinnovati gli impianti, la famiglia ha potuto affacciarsi in Borsa quotando una “Saras” tirata a lustro e dunque fare cassa. Oltre due miliardi di euro. Di cui un miliardo e 700 milioni percepiti da Massimo e Gian Marco Moratti e soltanto 360 milioni (frutto di un aumento di capitale) messi a disposizione del gruppo» (Carlo Bonini & Walter Galbiati nel maggio 2007).
• Nel 2013 lui e il fratello Massimo hanno approvato il progetto di scissione della Angelo Moratti Sapa, l’accomandita che li riunisce entrambi e che controlla il 50,02% di Saras, a favore di due società di nuova costituzione interamente possedute dai due fratelli: «L’intero patrimonio della Angelo Moratti Sapa, inclusa la partecipazione in Saras, sarà diviso a metà e l’accomandita sarà sciolta. Le due newco, infatti, sottoscriveranno un patto parasociale che prevede l’esercizio congiunto dei diritti di voto sulla controllata. Ognuna delle due società, inoltre, non potrà trasferire, né totalmente né parzialmente, le azioni senza il consenso dell’altra. Insomma, a partire da ottobre (2013) il presidente Gian Marco Moratti e l’ad Massimo Moratti controlleranno direttamente il proprio 25,01 per cento» (il Giornale).
• Prime nozze con Lina Sotis, da cui ha avuto Angelo (vedi) e Francesco. Dal 1973 è sposato con Letizia Brichetto Arnaboldi (vedi Letizia Moratti), da cui ha avuto Gilda e Gabriele.
• È, fin dai tempi di Vincenzo Muccioli, il più importante finanziatore della comunità di San Patrignano (tossicodipendenti).
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E’ morto il petroliere Gian Marco Moratti
(ANSA) - MILANO, 26 FEB - Gian Marco Moratti che si è spento a Milano nella notte, era nato a Genova il 29 novembre 1936. Laureato in giurisprudenza presso l’Università di Catania. Due matrimoni e quattro figli Angelo e Francesca, avuti da Lina Sotis, e Gilda e Gabriele, nati dalle seconde nozze con Letizia Brichetto Moratti. E’ stato anche presidente dell’Unione Petrolifera, componente del Comitato Ministeriale per l’Industria, del Comitato Interministeriale per il Coordinamento dell’Emergenza Energetica e anche nel Comitato Nazionale di Coordinamento Contro l’Abuso di Droghe. Gian Marco Moratti è stato anche nei consigli del Corriere della Sera, della Bnl e dell’Inter e presidente di Norman Kraig & Kummel Italiana. Nell’ottobre del 2013 Gian Marco con il fratello Massimo ha blindato il gruppo di famiglia con un patto siglato dalle due accomandite (Sapa) di Gian Marco e Massimo Moratti, nate dalla scissione in due della Angelo Moratti Sapa, vincolando così il 50,02% del capitale della Saras (25,01% ciascuno). (ANSA). PEG 26-FEB-18 10:07 NNNN
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>ANSA-SCHEDA/ Saras, il gruppo petrolifero dei Moratti da 1,7mld
Fondata in ’62 da Angelo, nel 2006 in Borsa. Alleanza con russi (ANSA) - MILANO, 26 FEB - Saras è la società petrolifera di cui Gian Marco Moratti era presidente. Fondata nel 1962 dal padre Angelo, è controllata da Gian Marco e dal fratello Massimo attraverso due società in accomandita che detengono poco più del 25% del capitale e che sono legate da un patto di sindacato che la rende non scalabile. Quotata in Borsa dal 2006, Saras capitalizza circa 1,7 miliardi di euro e dà lavoro a circa 2 mila dipendenti. Il suo core business è nella raffinazione, svolta dall’impianto di Sarroch, in Sardegna, uno dei più grandi del Mediterraneo, con una capacità produttiva di circa 300 mila barili al giorno, ma nel corso degli anni duemila ha diversificato avviando un impianto di gasificazione a ciclo combinato per convertire i residui della raffinazione e un parco eolico a Ulassai (Nuoro). Nel 2014 ha rilevato da Versalis, gran parte del complesso petrolchimico a Sarroch. Il gruppo svolge anche attività di marketing in Italia e Spagna con la vendita all’ingrosso di prodotti petroliferi e dispone di una rete di circa 100 stazioni di servizio nel sud della Spagna. Nel 2013 il colosso petrolifero russo Rosneft aveva rilevato, in accordo con la famiglia, una quota del 21%. L’alleanza, che doveva avere il suo perno in una joint-venture per la lavorazione e vendita di petrolio e derivati, è stata chiusa nel 2016, a causa delle sanzioni contro la Russia che hanno impedito di portare avanti i progetti comuni. La quotazione di Saras risale al 2006 e non è un ricordo felice per quei risparmiatori che acquistarono le azioni. All’esordio in Borsa i titoli crollarono dell’11%, imboccando una parabola discendente che impedì di rivedere, se non lontanamente, i 6 euro dell’ipo. Sull’operazione accese un faro anche la Procura di Milano che indagò diversi banchieri coinvolti nella quotazione, salvo poi archiviare. Nel Cda di Saras, che scade il prossimo aprile, siedono diversi componenti della famiglia Moratti: oltre a Gian Marco e Massimo (che ricopre l’incarico di amministratore delegato), i figli del primo, Angelo (vicepresidente) e Gabriele, e quelli del secondo, Angelomario e Giovanni Emanuele. Saras ha chiuso i primi nove mesi del 2017 con un utile di 109,4 milioni e un ebitda di 303 milioni. Il prossimo 1 marzo il cda approverà il bilancio e il nuovo piano industriale.(ANSA). ALG 26-FEB-18 13:01 NNNN
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Morto Gian Marco Moratti: verrà sepolto a San Patrignano
Se n’è andato un padre, il ricordo della comunità di Muccioli (ANSA) - CORIANO (RIMINI), 26 FEB - Gian Marco Moratti, l’imprenditore milanese scomparso all’età di 81 anni per una malattia, verrà sepolto per sua stessa volontà nel cimitero di San Patrignano. Lo annuncia una nota della comunità di recupero del Riminese. La cerimonia funebre - sottolinea la nota - si terrà domani, martedì 27 febbraio alle 17 nell’auditorium di San Patrignano. "Se n’è andato un padre". Questo il ricordo della "grande famiglia" di San Patrignano. "Una presenza costante, riservata ma sempre rassicurante, che infondeva coraggio e forza alle migliaia di ragazze e ragazzi della comunità. La comunità in cui aveva creduto fin dall’inizio, per cui aveva lottato, gioito e sofferto". "Era il 1979 - si sottolinea - quando conobbe Vincenzo Muccioli, incrociato per caso tramite un’amicizia comune. Fu subito conquistato dal progetto di accogliere quei ragazzi che nessuno voleva. A San Patrignano trovò persone che volevano cambiare il mondo secondo valori e ideali in cui lui stesso aveva deciso di spendersi in prima persona fino all’ultimo. Con estrema umiltà, insieme alla moglie Letizia e spesso accompagnato dai figli, visse i tempi duri degli inizi nelle roulotte, nel fango, nel freddo. Sacrifici ripagati da uno spirito comunitario che ogni fine settimana lo spingeva a tornare, per risolvere problemi, progettare il futuro, condividere i giorni di festa. Fu il suo un aiuto completamente disinteressato e portato avanti negli anni fedele al patto iniziale: poter continuare ad aprire la porta agli ultimi, agli emarginati. (ANSA). YC7-MR 26-FEB-18 13:48 NNNN
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ALESSANDRA PUATO, CORRIERE.IT –
È morto Gian Marco Moratti, imprenditore italiano, presidente della Saras. Il petroliere italiano fratello maggiore di Massimo, ex presidente dell’Inter. Il marito di Letizia Moratti, ex sindaco di Milano e attuale presidente dell’Ubi. Da tempo malato, aveva 81 anni. È stato più di un imprenditore per l’Italia degli ultimi 30 anni. Figlio di Angelo (1909-1981), padre di quattro figli — Angelo (vicepresidente di Saras) e Francesca (entrambi con Lina Sotis, collega del Corriere), Gilda e Gabriele (nel consiglio d’amministrazione di Saras) da seconde nozze — si è laureato in Giurisprudenza a Catania ed è stato presidente dell’Unione petrolifera, nel consiglio d’amministrazione del Corriere della Sera, della Bnl, dell’Inter, presidente di Norman Kraig & Kummel Italiana , nonché membro di diversi comitati: quello ministeriale per l’industria e l’ambiente, quello interministeriale per il coordinamento dell’emergenza energetica, quello di coordinamento contro l’abuso di droghe. Con Letizia è stato tra i principali sostenitori della comunità di san Patrignano. Era uno dei rappresentanti della grande industria italiana. L’esponente, con la famiglia, dell’influente e politicamente trasversale borghesia industriale milanese.
L’Inter e la Sardegna
Era nato a Genova il 29 novembre 1936 e all’Inter, come tutta la famiglia, è sempre stato legato. Era il socio più anziano della squadra nerazzurra: ha ricevuto le prime azioni nel 1948 dal padre Angelo. Della famiglia Moratti, lui era “il petroliere”: a capo di quella Saras, la raffineria sarda il cui fiocco d’inaugurazione fu tagliato nel 1966 da Giulio Andreotti, che è quotata in Borsa (+12% nell’ultimo anno) e con il sito di Sarroch, a sud di Cagliari, è uno dei maggiori centri di raffinazione del petrolio in Europa e del Mediterraneo. Sul sito web sono elencati i numeri: oltre 300 mila barili al giorno di capacità di raffinazione (il 15% della capacità totale in Italia) e un grande impianto di rigassificazione, che converte i residui pesanti della raffinazione in gas a minore impatto ambientale. Poi usato per produrre elettricità.
La svolta sulle rinnovabili e i russi
Di recente, la svolta sulle energie alternative ha significato l’apertura del gruppo a una nuova fase, in particolare con il parco eolico da 96 megawatt in Sardegna. Quotata in Borsa dal 2006, la Saras ha fatto entrare nel suo azionariato nel 2013 il gruppo petrolifero russo Rosneft: il «socio scomodo», poi uscito. È la società del fedelissimo di Putin, Igor Sechin, nella quale sono poi - la nemesi - entrati prima la multinazionale del Vecchio Continente Glencore e il fondo del Qatar, poi i cinesi di Cefc, la China Energy Company di Shanghai. I russi, inizialmente al 21%, hanno venduto il loro restante 12% di Saras nel gennaio dello scorso anno. Un divorzio che ha fruttato discreti margini a Mosca. Oggi il 48,402% della società è flottante, cioè sul mercato di Borsa. Il restante 50,02% fa capo alle società dei due fratelli Gian Marco e Massimo. Il rimanente sono azioni proprie. I fratelli Moratti hanno ceduto infatti le quote personali, ma Gian Marco aveva mantenuto la presidenza. E le quote attraverso la sua accomandita, la Gian Marco Moratti Sapa: il 25%. Così come un altro 25% è in capo al fratello Massimo sempre attraverso un’accomandita, la Massimo Moratti Sapa.
I conti e il piano da approvare
Il gruppo Saras, fondato da Angelo Moratti nel 1962, conta circa 1.900 dipendenti e ha dichiarato ricavi per circa 6,9 miliardi di euro al 31 dicembre 2016. Ha chiuso i primi nove mesi del 2017 con utile netto comparabile pari a 162 milioni di euro, in crescita del 18%. L’Ebitda, cioè il margine operativo lordo, è stato nel periodo però di 303,1 milioni, in discesa del 30%. Alla base del calo della redditività è stato indicato l’andamento del segmento raffinazione. Il primo marzo la società già presieduta da Gian Marco ha in calendario l’approvazione del piano industriale 2018-2021 e il progetto di bilancio 2017. Conti e piani futuri - orientati anche al digitale, i «big data» applicati alla lavorazione del petrolio - che segnano il passaggio verso una nuova stagione, complementare a quella che con Gian Marco si chiude. Il titolo in Borsa intorno alle nove del 26 febbraio 2018 segnava un incremento dell’1,51%, per poi assestarsi intorno al +1 per cento.
La Vespa e le sette sorelle
Riservato ed elegante, poco propenso alla parola diversamente dal fratello Massimo, appassionato di vini, Gian Marco era l’esponente in camicia bianca di quell’Italia imprenditoriale che girava in Vespa, lui sul litorale della Versilia. Con la Saras, che elenca fra i clienti le multinazionali del petrolio come Shell e Repsol, Total e Q8, Tamoil e, naturalmente, l’Eni, ha avuto soddisfazioni e preoccupazioni: i tre operai morti durante un lavoro di manutenzione, nel 2009 a Sarroch, che suscitò l’ira dei sindacati. Il nuovo incidente con un morto e due feriti, due anni dopo. I libri e i film che accusano Saras di danni all’ambiente. I conti in rosso di quegli anni. Fino al 2013 quando l’assetto azionario della famiglia fu smontato per fare entrare i primi investitori esterni, i russi della Rosneft. Il resto è storia d’oggi.
Il vino e il cordoglio di Sala: «Un grande milanese»
Proprietario con Letizia del Castello di Cicognola, nell’Oltrepò Pavese - luogo che fu occupato «dai fascisti di Salò», dichiarò lui stesso, e che fu venduto ai Moratti e restaurato nel 1982 - Gian Marco produceva Barbera e l’ultimo Nebbiolo che ha chiamato PerPapà, dedicandolo al padre Angelo. «Seguo ancora quello che mio padre mi ha insegnato - ha detto l’imprenditore a Luciano Ferraro del Corriere lo scorso dicembre -. Era un concentrato di buon senso, non si avventurava in speculazioni. Quando abbiamo fondato la società, nel 1962, mi nominò consigliere delegato, temeva che andassi in America. Ora la nostra è la più grande raffineria del Mediterraneo». E ancora: «Ho cercato di parlare il meno possibile. E ho vissuto bene». Aveva un’opinione positiva di Milano come simbolo dell’Italia: «Se piantassimo una vigna davanti al Duomo il vino verrebbe buono». «Apprendo con grande tristezza la notizia della scomparsa di Gian Marco Moratti — ha dichiarato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala —. Un grande milanese: imprenditore capace e attento ai bisogni delle persone fragili. La nostra città e la comunità di San Patrignano perdono un riferimento solido. Il mio sincero cordoglio a tutta la famiglia e in particolare a Letizia». Domani alle 11 i funerali in piazza San Carlo, a Milano.
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GIAN GIACOMO SCHIAVI, CORRIERE.IT –
Un cognome pesante. Una biografia essenziale. L’Inter nel cuore. La milanesità come stile di vita. Se c’è qualcosa che Gian Marco Moratti ha difeso per tutta la vita è il suo modo di esserci con i fatti e non con le parole. Understatement nella variante ambrosiana, che non vuol dire distacco. Si poteva sempre contare su di lui. Anche quando non appariva. Anche quando si doveva intervenire oltre la gestione della Saras, l’azienda di famiglia fondata dal padre Angelo.
Dietro le quinte
C’era lui dietro San Patrignano, la comunità antidroga a immagine e somiglianza di Vincenzo Muccioli. C’era lui dietro il fratello Massimo, presidente dell’Inter del triplete, felice di un successo di famiglia. E c’era lui dietro l’avventura politica della moglie Letizia, prima ministro e poi sindaco di Milano, orgoglioso della conquista di Expo, per il quale aveva dato un sostegno pieno e convinto. «Un marito con il quale ho condiviso tutto, sempre vicino nelle scelte importanti della vita, sempre pronto a sostenere idee e nuovi progetti», diceva il primo cittadino dal 2006 al 2011.
Ragazzo speciale
«Gian Marco era un ragazzo speciale, un imprenditore entusiasta e generoso», lo ricorda Lina Sotis, che a 18 anni fu la prima moglie. È difficile trovare qualcosa di diverso nei ritagli d’archivio, nelle dichiarazioni di imprenditori, colleghi, amici: discreto, sensibile, capace di sostenere con coraggio i progetti nei quali credeva, nemico dell’ostentazione, legatissimo alla famiglia, ai figli, Angelo e Francesca, Gabriele e Gilda, sempre a fianco di Letizia di cui ammirava la passione civile e la determinazione nel lavoro.
Una vita in azienda
Ma c’è un altro distintivo che Gian Marco Moratti si puo appuntare con orgoglio: quello di non aver deluso le aspettative, di non essere incluso nella categoria dei «figli di», quella seconda generazione incapace di mantenere i risultati dei padri fondatori. E lui aveva un padre importante a Milano e in Italia, un padre al quale negli anni Sessanta tutti volevano assomigliare: Angelo Moratti, capitano d’industria, ricco, facoltoso, uomo d’impresa e di charme, presidente della mitica Inter di Herrera, quella di Sarti Burgnich, Facchetti, delle notti magiche di San Siro e delle coppe alzate al cielo, dei Campioni e intercontinentali. Gianmarco, con il fratello Massimo, di otto anni più giovane, si è trovato sulle spalle l’azienda specializzata nella raffinazione del petrolio, ne ha consolidato i successi, l’ha portata in Borsa, ha mantenuto l’occupazione e i posti di lavoro.
Bandiera Inter
C’è un immagine tenera e simpatica che inquadra i due fratelli, Gian Marco e Massimo, sulla tribuna di San Siro, durante un derby milanese. È una foto premonitrice, è l’immagine di una passione calcistica che il nome Moratti ha reso indissolubile per i tifosi interisti. Anche quando il nome Moratti è stato associato a quello di una dinasty, per gli intrecci tra sport e politica, tra petrolio e affari, non è mai mancata una corrente di simpatia e di affetto verso i due fratelli imprenditori con la bandiera nerazzurra al collo.
Con Letizia
Negli anni di Letizia Moratti sindaco, l’appoggio di Gian Marco è stato totale. «Nel rispetto dei ruoli», ha ricordato l’ex sindaco, «ho sempre avuto da lui un sostegno pieno e affettuoso». Gian Marco Moratti si è speso senza apparire, senza essere ingombrante, lasciando sempre la scena a Letizia, senza mai apparire un marito al seguito. Anche in questo molto milanese. «Professionalità, cultura del lavoro ben fatto, fantasia, tenacia e bonomia», ha scritto Carlo Castellaneta a proposito della milanesità. Un mix al quale Gian Marco aderiva senza sforzo. Con un tratto speciale, che era il suo.
PAOLO BRICCO, IL SOLE24ORE.COM –
Gian Marco Moratti, imprenditore della Saras. Per i tifosi dell’Inter, il fratello del presidente del Triplete Massimo Moratti. Tanto loquace Massimo, quanto riservato lui. Per i dipendenti e gli azionisti della Saras, il leader operativo e strategico del gruppo. Per gli storici, il figlio di Angelo Moratti, uno dei pochi esponenti della seconda generazione del capitalismo italiano ad avere interpretato al meglio il difficile compito di succedere al padre. Per i familiari dei ragazzi ospiti di San Patrignano, la comunità di recupero traghettata insieme alla moglie Letizia nel dopo Muccioli, qualcosa di non facilmente definibile con le parole.Se ne è andato, all’età di 81 anni, un esponente che, anche nella sua cifra personale e familiare, ha rappresentato bene un mondo – in particolare una Milano e un Nord industriale e finanziario – che è ormai al tramonto. Un mondo in cui la raffinazione petrolifera era una delle attività più importanti per una economia di trasformazione come quella italiana ed europea. In quel mondo, il ceto imprenditoriale nazionale si identificava con la società italiana. E, da questa identificazione, discendevano per esempio gli investimenti nelle società di calcio e la costante presenza negli organi della rappresentanza degli interessi.n qualche modo Gian Marco Moratti, nato il 29 novembre del 1936, è stato uno dei simboli di quella Italia generata dal Boom degli anni Cinquanta e passata indenne attraverso la crisi energetica dei primi anni Settanta. Un mondo mutato da un lato dalla caduta di un sistema economico nazionale basato sulla prevalenza dell’economia pubblica e sull’ancillarità delle famiglie private rispetto alla Mediobanca di Enrico Cuccia e di Vincenzo Maranghi e, dall’altro, dalla globalizzazione che ha cambiato gli equilibri finanziari internazionali e il mercato petrolifero, in cui la Saras opera. Il mondo, l’Italia. E Milano. Milano, anche nella dimensione del focolare domestico.
In prime nozze, Gian Marco Moratti ha sposato Lina Sotis, con cui ha avuto Angelo e Francesca; in seconde nozze, ha sposato Letizia Brichetto, con cui ha avuto Gilda e Gabriele. Lina Sotis è stata giornalista del Corriere della Sera. Letizia Brichetto Moratti, oltre che presidente della Rai e ministro dell’Istruzione, è stata sindaco di Milano. Con lui, dunque, se ne va un pezzo di quella Milano e di quella Italia.
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RAFFAELE RICCIARDI, REPUBBLICA.IT –
E’ mancato Gian Marco Moratti, imprenditore presidente della Saras, fratello di Massimo - noto al grande pubblico per esser stato a lungo presidente dell’Inter - e marito di Letizia - che è stata ministra dell’Istruzione, sindaca di Milano e ora presiede Ubi Banca.
Figlio di Angelo Moratti, con lui da sempre legato ai colori nerazzurri come il resto della famiglia, Gian Marco aveva 81 anni e si è spento dopo una lunga malattia. Due i figli avuti in prime nozze, Angelo, nato nel 1963 attuale vice presidente della Saras e membro del consiglio dell’Inter, e Francesca, mentre dal matrimonio con Letizia Brichetto sono nati Gilda e Gabriele, anch’egli nel consiglio della società.La notizia riportata dal sito del Corriere trova conferma presso la raffineria con base a Sarroch (in Sardegna), di cui l’imprenditore aveva mantenuto la presidenza nonostante la cessione delle quote personali ai russi di Rosneft, che in tempi recenti hanno a loro volta collocato sul mercato il pacchetto azionario da loro detenuto. Con la moglie Letizia è stato attivo presso la comunità di recupero di San Patrignano. Anche a questa esperienza ha fatto riferimento il sindaco di Milano, Beppe Sala, che sui social network ha parlato di "un grande milanese: imprenditore capace e attento ai bisogni delle persone fragili. La nostra città e la comunità di San Patrignano perdono un riferimento solido".Sul sito del gruppo del petrolio, invece, si ripercorre la biografia dell’imprenditore di una delle famiglie-simbolo della borghesia meneghina. Gian Marco era però nato a Genova, il 29 novembre 1936, e si è laureato in giurisprudenza presso l’Università di Catania, si legge sul sito aziendale. Tra le cariche legate nel tempo al suo nome, si elencano: socio accomandatario e vice presidente di Angelo Moratti S.a.p.a., vice presidente di Confindustria, componente del consiglio direttivo e della giunta dell’Unione Petrolifera e presidente vicario di IEFE (Istituto di Economia delle Fonti di Energia dell’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano).In passato ha ricoperto diversi incarichi, tra cui quelli di presidente dell’Unione Petrolifera, componente del Comitato Ministeriale per l’Industria e l’Ambiente, componente del Comitato Interministeriale per il Coordinamento dell’Emergenza Energetica, componente del Comitato Nazionale di Coordinamento Contro l’Abuso di Droghe, componente del consiglio di amministrazione del Corriere della Sera, della Banca Nazionale del Lavoro e della stessa Internazionale, presidente di Norman Kraig & Kummel Italiana.
Dopo l’uscita di Rosneft, la struttura odierna dell’azionariato della Saras vede Gian Marco e Massimo Moratti attraverso le rispettive Sapa controllare il 25,011% ciascuno: il patto delle due accomandite risale all’ottobre 2013, momento in cui era entrata Rosneft nella società. Il gruppo petrolifero vale secondo la Borsa 1,7 miliardi di dollari. Negli ultimi anni, come altre aziende del settore, ha virato verso il mondo delle rinnovabili per stare al passo con i tempi.
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ANDREA GIACOBINO, AFFARI & FINANZA 4 DICEMBRE 2017 – Negli affari di famiglia meglio i Moratti senior dei quattro eredi –
I vecchi affari dei padri, talvolta, vanno meglio di quelli giovani dei figli. Succede in casa Moratti dove la dinastia proprietaria della quotata Saras è rappresentata dai fratelli Gian Marco e Massimo e dai loro rispettivi eredi, Angelo e Gabriele, Angelomario (detto “Mao”) e Giovanni. I quattro figli maschi detengono la nuda proprietà di quasi l’intero capitale delle due accomandite dei padri, la Gian Marco Moratti Sapa e la Massimo Moratti sapa che controllano ciascuna poco più del 25% di Saras, mentre l’usufrutto è tutto nelle mani dei due genitori. Le due accomandite hanno chiuso i rispettivi bilanci allo scorso giugno evidenziando un utile di 25 e 22,7 milioni di euro: Gian Marco ha destinato l’intero profitto parte a riserva legale (1,2 milioni) e parte imputandolo alla voce utili a nuovo (23,7 milioni), e così ha fatto Massimo con 1,1 milioni finiti alla riserva legale e 21,5 milioni di utile riportati a nuovo. La redditività delle due casseforti è in calo in confronto all’esercizio precedente che aveva visto utili rispettivi per 38,5 e 38,9 milioni e ciò semplicemente è dovuto al minore dividendo incassato dalla partecipazione Saras. GianMarco valorizza la quota nel gruppo di raffinazione petrolifera pari ad oltre 237 milioni di azioni per 49,9 milioni, ma a concorrere all’attivo totale di 163 milioni figurano anche 26 quote del fondo immobiliare Scarlatti (5,9 milioni), l’acquisto fatto nell’esercizio dell’1,95% della quotata Fila (5,4 milioni) e la sottoscrizione di due prestiti obbligazionari, ciascuno per 7,5 milioni, emessi dalla Angel Capital Management del figlio Angelo e dalla Stella Holding del figlio Gabriele. Il presidente di Saras, la cui accomandita ha ancora liquidità per 37,5 milioni, ha anche sottoscritto un impegno d’investimento fino a 5 milioni di dollari nel fondo di private equity Iconiq Strategic Partners III della Iconic Capital di San Francisco lanciato quattro anni fa da Will Griffith. Nella sapa figurano poi attivi non immobi-lizzati (azioni, obbligazioni e quote di fondi) per 48,4 milioni che a giugno scorso registravano una plusvalenza di circa 5 milioni rispetto ai prezzi di mercato. Gli affari di Angelo, primogenito di Gian Marco, invece non brillano. Il bilancio 2016 della sua Angel Capital Management si è chiuso con un mini utile di 58mila euro e riporta che lo scorso anno sono state messe in liquidazione le controllate Angelab International (basata a Lussemburgo), e Angelab Funds, mentre poche settimane fa la medesima procedura ha riguardato la Spillover di cui Moratti ha il 49% mentre il restante 51% è della imprenditrice “sociale” Selene Biffi. Spillover era stata costituita quattro anni fa per produrre e vendere “app” rivolte al pubblico giovane, ma il suo ultimo bilancio si è chiuso con zero ricavi. Moratti, che tramite Angel Capital ha lanciato quest’anno Milano Investment Partners sgr, sul totale di attivo di 24,3 milioni, registra immobilizzazioni finanziarie per circa 20 milioni. Tra queste le controllate Angelfin, Angelmedia Corp. (Usa), Be Water Italy, Moto (che detiene il 78% della De Santis, nota panineria nel centro di Milano e il 100% della Meda, proprietaria a Milano del ristorante «Il bolognese» diretto da Alfredo Tomaselli titolare dell’omonimo noto locale romano), l’americana Tommie Cooper e la svizzera U Start. Alla voce “altre imprese” figurano quote di minoranza in Telecom Design (finita recentemente in liquidazione), Ikonysis, Applix e Sharide. Moratti è recentemente diventato socio di minoranza anche del sito inglese di viaggi di lusso Secret Escapes attraverso l’investimento di 1,5 milioni realizzato dal veicolo Boston, di cui Angel Capital Management ha il 33,3%, assieme ad altri soci fra cui il cugino Angelomario Moratti con una quota analoga e la Gbh, cassaforte di Gerardo Braggiotti. Anche Gabriele, fratello di Angelo, non spicca per doti imprenditoriali perché la sua Stella Holding ha chiuso il 2016 con una miniperdita di 3 mila euro mentre le sue altre due società (Manta e Redemption) hanno archiviato l’anno, rispettivamente, con un mini utile di 16 mila euro e un più consistente rosso di 5,2 milioni che si somma ai 9,1 milioni di perdite portate a nuovo. Dal canto suo Massimo Moratti nella cassaforte valorizza Saras come il fratello, per un corrispettivo di 49,9 milioni. Sul totale di attivo dell’accomandita di 157,2 milioni figurano un grosso immobile a Londra (8 milioni circa) e 25 quote del fondo Scarlatti (5,7 milioni), mentre nell’esercizio è stato rilevato dalla Cmc il residuo 1,87% di Internazionale Holding così da possedere il 100% della controllata che è stata poi fusa per incorporazione. Con circa 45 milioni di liquidità la sapa di Massimo ha anche ben 47,5 milioni di asset non immobilizzati: un giardinetto che a giugno evidenziava una plusvalenza di 1,5 milioni rispetto ai prezzi di mercato. Dei due figli di Massimo, infine, Angelomario è il più grande ed è attivo come imprenditore con la sua holding Seven che ha chiuso il 2016 in perdita per 35 mila euro. “Mao” ha investito 5 milioni in quote di minoranza anche, fra l’altro, dell’americana AirHelp, della francese La Belle Assiette.