il Giornale, 26 febbraio 2018
Chi si rivede: Paperino, il vecchio conservatore (come il papà Walt)
È passato più di mezzo secolo dalla morte di Walt Disney, ma la sua vita continua a suscitare interesse, come dimostra il crescente numero di titoli dedicati al creatore di Topolino che affollano le librerie. Ci sono biografie più o meno autorizzate, saggi che coniugano la produzione Disney con la scienza o la mitologia, libri tratti dai film o viceversa, e, curiosamente, più di un volume dedicato alle idee di Walt, che viene tirato a sinistra oppure a destra a seconda delle simpatie politiche degli autori. Tra questi, l’ultimo pubblicato è opera di un appassionato disneyano di lungo corso, Alessandro Barbera, già autore di un fortunato Camerata Topolino (Stampalternativa 2001) riecheggiato nel nuovo saggio, Paperino reazionario (L’Arco e la Corte, pagg. 160, euro 15), titolo che in realtà non corrisponde al contenuto, meglio espresso dal sottotitolo «Nuove note sull’ideologia di Walt Disney».
Come si può facilmente immaginare, per l’autore, Disney non è certamente assimilabile alla sinistra, qualsiasi cosa si voglia oggi intendere con questo termine; la sua visione del mondo, nel libro descritta come nitida e coerente, era quella di un «conservatore rivoluzionario», che rimpiange un mondo tradizionale come quello efficacemente ricreato nei capolavori di animazione da lui prodotti. Gli argomenti a favore di questa tesi sono molteplici e inoppugnabili, a partire da fatti noti che Barbera ricorda, come la grande simpatia reciproca tra Walt Disney e Benito Mussolini, che fu il secondo editore italiano di Topolino e il primo in assoluto a pubblicarlo sui quotidiani; o come il risaputo anticomunismo dell’artista americano, che simpatizzò anche per i movimenti neutralisti che cercarono invano di tenere gli Usa fuori dal Secondo conflitto mondiale. Puntuale e avvincente, infine, è la descrizione della stima, e spesso l’amicizia, che legò Disney a molti protagonisti del ’900, come Sergej Ejzenstejn, Ezra Pound, Walter Benjamin e soprattutto Salvador Dalì, che, come ricordato nel saggio Il «destino» di un incontro. Salvador Dalì e Walt Disney di Francesca Adamo e Caterina Pennestreri (Mimesis 2010), fu legato a Disney da una missione comune: «Rendere vivi i sogni, l’uno con la pittura, l’altro con l’animazione». Non è dunque un caso che i due artisti, poco dopo la fine della guerra lavorarono a un progetto comune: Destino, che vedrà la luce però solo nel 2003, confermando anche nel nuovo millennio il genio visionario del vecchio Walt.