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 2018  febbraio 26 Lunedì calendario

I figli non sono suoi ma deve mantenerli

Cornuto e mazziato. Perché in simile caso inutile usare eufemismi. Purtroppo è la reale, un poco sconcertante, conclusione dell’italica «giustizia». Che dagli scranni sentenzia, fa giurisprudenza ma spesso emana verdetti capaci di frantumare il buon senso.
Eccoci dunque a raccontare una vicenda dal sapore acre e amaro, quella di uomo tradito dalla moglie, poi separatosi, ma costretto dalla nostra legge a mantenere due figli non suoi. Così – come riporta la Gazzetta di Modena – ha deciso la Corte di Appello di Bologna. Con una motivazione perlomeno discutibile: l’obbligo dell’assegno alla fedifraga e ai suoi gemelli nasce dal fatto che prevale l’interesse superiore alla tutela dei minori. Vien da chiedersi dove e chi sia il loro vero papà. Quesito che evidentemente i togati non si sono posti.
La storia comincia in un paese della provincia emiliana. Un dubbio da tempo tormentava il marito. Ancora non sapeva di essere stato tradito. Ma sospettava. Aveva sposato una donna straniera, quando nacquero i bimbi intuì che qualcosa non «funzionava». E cominciò a indagare. Le prime conferme lo spinsero a rivolgersi al tribunale di Modena. Era il 2013, l’uomo chiedeva di poter disconoscere la paternità. Ma il giudice gli diede torto spiegando che ai suoi sospetti avevano preso forma nel 2009, quando i due gemelli erano ancora piccoli, ma che non ci si poteva basare su voci di paese, sensazioni personali e testimonianze di seconda mano o non attendibili». Eppure lui, con le sue «private investigations» era certo che quei gemellini non fossero nati dal suo amore. Dunque fece ricorso alla corte di Appello.
Risultato? I magistrati disposero una consulenza tecnica, il che in parole povere si traduce nel test del Dna. Nell’aprile 2016 ogni dubbio venne spazzato via: la perizia escludeva il rapporto di filiazione. Dunque non era lui il padre naturale.
«Corna» dimostrate. Si era già separato, nel frattempo. Ma ecco qua, adesso, la nuova mazzata: la Corte ha respinto il ricorso del «non papà» e già non più marito spiegando che il provvedimento richiesto «priverebbe i minori di una delle due persone tenute al loro mantenimento». Sarà solo per una questione anagrafica? 
Eppure la Cassazione – e questa sì dovrebbe fare da precedente – proprio qualche giorno fa, aveva dato ragione a un papà che voleva disconoscere i suoi «non figli» cresciuti con amore per anni e anni. Anche lui, aveva scoperto che non fossero suoi, anche in questo caso nati da una relazione clandestina. Lui ci ha messo dodici anni, alla fine gli ermellini si sono convinti. Quei due ragazzi, ormai maggiorenni, non potranno portare il suo cognome.