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 2018  febbraio 26 Lunedì calendario

Ecco l’amante di Churchill che poteva cambiare la Storia

Lacrime, sudore, sangue. E sesso. Molto sesso, clandestino, nascosto, clamoroso.
Settant’anni dopo si scopre che Winston Churchill oltre ad amare la sua Inghilterra e i sigari Romeo Y Julieta, fremeva di passione e di libidine per lady Doris Castlerosse Delevingne, cornificando Clementine, moglie generosa e paziente. La relazione clamorosa fu rivelata, in una intervista rilasciata agli archivisti del Churchill College di Cambridge, trentatré anni orsono (dunque tenuta segreta per evitare uno scandalo tellurico) da John «Jock» Colville, che fu segretario privato del futuro primo ministro di Sua Maestà e che si era ricordato di alcuni dettagli sfuggitigli nel tempo.
I fatti risalgono al periodo nero dell’economia mondiale, la grande depressione del ’29 che coincise con l’analoga depressione di Churchill che perse il posto in Parlamento e bruciò un patrimonio colossale per il crollo delle borse. Scelse l’alcol e la vita libera, a cinquantasei anni partì per la Francia su invito di lord Beaverbrook, scoprì la belle époque di ricchi signori e di donne affascinanti e incontrò lo sguardo della signorina Doris, una travolgente cortigiana, già protagonista di numerose sfumature di grigio, di nero e di rosso, avendo tentato di avvicinare, tra i mille, anche re Edoardo VIII, preceduta sul filo di cachemire da Wally Simpson. La stessa Doris portò alle stampe un libro di memorie intitolato Giro intorno al mondo in 80 letti. Insomma, si vantava delle proprie conquiste e aveva ormai capito di avere un pezzo di regno ai suoi piedi, grazie alle sue gambe, lunghe, affilate, bellissime. Lo sguardo ambiguo, molesto, sicuramente aveva steso quell’uomo che avrebbe tenuto in mano le sorti del Paese e della pace. E Churchill per lei fu capace di qualunque cosa, al di là dell’amore e delle notti al Ritz. Quando Doris cadde in disgrazia e si rifugiò in America dove ebbe relazioni sessuali diverse, Churchill la riportò in Patria a bordo di un aereo di Stato. Un viaggio clandestino che, se scoperto, avrebbe demolito il mito del primo ministro e messo in crisi tutta la politica del regno, chiamato a sacrifici inenarrabili.
Come sarebbe accaduto a lady Diana e Dodi Al Fayed, Doris e Winston scelsero una suite del Ritz di Parigi, per consumare le loro notti d’amore, non ci fu uguale epilogo tragico ma Churchill ne venne travolto al punto che qualcuno riferisce di una frase che testimonia la cotta: «Doris, tu resusciteresti un cadavere». La cortigiana era, dunque, bravissima nell’autopsia dei suoi partner e, approfittando della situazione orizzontale delle sue vittime, strappava regali sontuosi, arrivando a farsi comprare duecentocinquanta paia di scarpe da sir Winston, felice della gioia altrui. La storia non finì in hotel o nei negozi di calzature, Winston Churchill, ormai preso al cuore e alla testa, dipinse anche due quadri (uno solo, il fedifrago, per la moglie Clementine!) dedicati alla bella londinese. La signora, non contenta di far giacere il padre, decise di ubriacare di sesso anche Randolph, figlio di Winston, completando il progetto di farsi una famiglia e che famiglia. Papà Winston chiese e ottenne dall’erede di mollare l’amante ritenendosi depositario dello ius primae noctis, si fa per dire. 
Sul resto della vita della stessa sciupamaschi, molto si sa, è stato scritto e favoleggiato mentre attorno a Churchill, già chiacchierato, come altri uomini di governo internazionale, per le sue tresche extraconiugali, il velo si è allungato negli anni, per evitare conseguenze politiche che avrebbero, sicuramente cambiato la storia, tra la seconda guerra mondiale e la rinascita dell’Inghilterra e dell’Europa. In epoca contemporanea una vicenda così clamorosa avrebbe portato Winston Churchill a rassegnare le dimissioni, oltre a essere sicuramente filmato, inseguito, seguito notte e giorno dai tabloid e dalle televisioni, assenti, per sua fortuna e dei sudditi, ai tempi del sangue, del sudore e delle lacrime. Dio ha salvato anche sir Winston.