il Giornale, 24 febbraio 2018
Vendite su Eni, Enel e banche. Ecco chi specula contro l’Italia
«Dobbiamo prepararci allo scenario peggiore», ha detto giovedì il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker prefigurando una paralisi post elezioni in Italia ipotizzando un «governo non operativo». E in Piazza Affari sono subito scattate le vendite. Ieri il mercato ha mostrato di non credere granché a scenari apocalittici, e la Borsa ha chiuso in rialzo la settimana (+0,9 per cento). Dopodiché, dalla settimana che si aprirà lunedì fino alla elezioni e nei giorni a seguire, la volatilità va messa in conto.
E infatti non c’è solo Juncker a scommettere contro l’Italia. Già prima di lui, e da settimane, una piccola pattuglia di fondi speculativi ha acceso i riflettori sul voto italiano del 4 marzo accumulando importanti posizioni ribassiste su alcuni dei titoli più rappresentativi della Borsa di Milano come Eni, Enel, Intesa e Unicredit. E ha iniziato a shortare, ovvero a prendere a prestito e rivendere le azioni per poi riacquistarle ad un prezzo più basso. Il profitto, se il titolo scende, è pari alla differenza incassata.
Scorrendo l’elenco dei «top shorts» sull’Italia sui terminali di Bloomberg spuntano i nomi dei fondi londinesi Marshall Wace (ha puntato contro 10 italiane iniziando da Ubi e Bpm), Lansdowne Partners, Oceanwood Capital Management e Caius Capital che hanno ampliato le loro posizioni corte di recente.
Così ha fatto anche il fondo alternativo americano, AQR, che ha posizioni al ribasso su azioni italiane dall’energia al lusso per circa 1,3 miliardi, Cicogne, Whitebox, Oxford Asset Management e GSA Capital che seguono i trend di mercato. Quello che ha fatto più rumore è stato sicuramente Bridgewater, il fondo hedge del miliardario italo-americano Ray Dalio che ha addirittura triplicato le posizioni al ribasso sul nostro Paese scommettendo anche contro le big nostrane del credito.
«Perderà soldi», lo ha attaccato Davide Serra, capo del fondo Algebris, ricordando anche che quando la Bce deciderà di portare i tassi di deposito dall’attuale -0,4 per cento a zero, le banche italiane avranno un impatto positivo immediato sugli utili compreso tra il 20 e il 30 per cento.
La fiche da oltre un miliardo di dollari puntata da Dalio contro l’Italia, in realtà, non è l’unica puntata sulla roulette dei mercati. In totale Bridgewater ha infatti scommesso 22 miliardi di dollari contro titoli europei tra cui anche colossi come Siemens, Airbus, Adidas e Unilever.
«I rischi di una recessione nei prossimi diciotto-ventiquattro mesi sono in aumento», ha scritto su Linkedin qualche giorno fa sottolineando che «siamo nella fase del ciclo economico in cui è difficile per le banche centrali realizzare una politica monetaria giusta, sarà quindi difficile per queste ultime calibrare i loro interventi per favorire la crescita e quelli per contenere l’inflazione».
Non è solo una questione di elezioni italiane, insomma. Anzi, secondo Dalio «ci sono il 70 per cento di chance di una recessione americana prima del 2020».
Altri fondi di grossa taglia hanno acceso i riflettori sull’Italia ma per portare a casa ottimi investimenti. Come Cerberus, il colosso americano del private equity che deve il suo nome al mitologico cane a tre teste – guardiano spietato delle porte dell’inferno che inizialmente si è affacciato sul nostro mercato immobiliare fiutando prede fra centri commerciali, uffici, palazzi e siti industriali. Poi ha cercato di mettere le mani su una fetta della torta di sofferenze messa in vendita dalle banche italiane. E ora sta giocando al tavolo di Alitalia in cordata con Air France, EasyJet e Delta.
Sull’Italia hanno dunque messo gli occhi gufi, cassandre, cerberi ma anche algortimi e piattaforme tecnologiche come quella creata da Blackrock battezzata Aladdin, acronimo di «Asset liability and debt derivatives investment network», il genio che non specula ma traduce dati in scelte di investimento di quasi 200 fondi pensione di tutto il pianeta, più fondi sovrani e banche fornendo una sorta di «previsioni del tempo» della finanza.