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 2018  febbraio 24 Sabato calendario

L’amaca

Rispetto a quelli che non andranno a votare perché “nessun partito li rappresenta”, è già da qualche tornata elettorale che ho il problema opposto.
Vorrei votare per due o tre partiti, ciascuno dei quali mi rappresenta per un pezzetto.
Una scheda sola non mi basta, ne vorrei avere un mazzetto per appagare le mie complesse mire di elettore.
Non posso farlo, come è noto, per non incorrere nel severo richiamo del presidente di seggio, nelle occhiate di riprovazione dei presenti e nell’intervento dei carabinieri.
Mi sforzo di capire chi non si sente rappresentato – con tutto quel bendidio di simboletti colorati che campeggia nella scheda elettorale: ce n’è per tutti i gusti, comprese le perversioni politiche e le botte di follia. Non capisco se sia alterigia (“non mi meritano”) o estremo rigore (“not in my name”), menefreghismo o anarchismo, non capisco se il famoso scollamento tra partiti e società sia maggiormente imputabile alla mediocrità dei partiti o alla propensione alla lagna di una società che ai suoi tanti problemi reali aggiunge una maschera di sdegno permanente. Mi sembra che ci sia un ampio margine di rassomiglianza tra un’offerta politica così così e una società così così. Se ognuno guarda con attenzione la scheda, in quel pittoresco Barnum qualcosa di se stesso la trova.