la Repubblica, 24 febbraio 2018
Opera, musei e cinema. Piano decennale da 64 miliardi a Riad
Sessantaquattro miliardi di dollari in dieci anni per far divertire la popolazione, soprattutto quella più giovane: è una cifra da capogiro quella che il presidente dell’Autorità generale per l’intrattenimento dell’Arabia Saudita (Gea) Ahmad bin Aqeel al Khatib ha presentato giovedì a un gruppo di increduli giornalisti a Riad.
In un Paese dove fino a due anni erano vietati gli eventi pubblici in cui uomini e donne potessero entrare in contatto, la musica e ogni forma di spettacolo, nei prossimi mesi potrebbero arrivare star come Andrea Bocelli, il Cirque du Soleil e i Maroon 5. «Rovesceremo il flusso su quel ponte», ha detto Khatib, facendo riferimento al ponte che unisce l’Arabia Saudita a Bahrein e Emirati arabi uniti e che ogni week end è percorso da migliaia di sauditi in cerca di divertimento.
Scopo del progetto infatti è riportare in patria parte dei 20 miliardi di dollari spesi ogni anno all’estero dai sudditi di re Salman in cinema, concerti, viaggi ed eventi vari. E creare posti di lavoro. In un Paese la cui economia dipende all’80% dal petrolio, il cui prezzo è diminuito fortemente negli ultimi due anni, l’industria del divertimento è uno dei settori chiave in cui il governo ha scelto di investire per uscire dalla crisi economica: la Gea punta a creare 224mila posti di lavoro entro il 2030. Progetto inviso ai conservatori che però – dopo l’ondata di arresti che ha portato in carcere centinaia di dissidenti fra settembre e ottobre stentano a far sentire la loro voce. Probabile dunque che anche il più rivoluzionario dei progetti annunciati – la nascita di un Teatro dell’Opera a Gedda, seconda città del Paese – non trovi forte opposizione.