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 2018  febbraio 26 Lunedì calendario

«Con Fellini parlo ancora, peccato che scelse di morire. Oggi non possiedo niente». Intervista a Sandra Milo

Le sue amiche la chiamano Sandra o Elena? 
«Sandra, perché è il nome che ho scelto: “San” è dolce e “dra” è dura e inarrestabile, come me».
Ha scelto lei anche Milo?
«Quello me lo mise un giornalista dopo un servizio fotografico a Tivoli, in cui ero ricoperta soltanto di poche foglie. Ancora non c’era la televisione. Titolarono: la Milo di Tivoli».
E Salvatrice?
«Mio padre era nato a Tunisi, come me, ma mio nonno era di Ragusa, e per tradizione i primogeniti dovevano chiamarsi Salvatore o Salvatrice. Io non lo volevo perché credo che i nomi abbiano un’influenza sulle persone, e infatti ho un esagerato senso di responsabilità che mi crea non pochi obblighi».
Salvatrice Elena Greco, in arte Sandra Milo, onora il nome di battesimo cedendo alla cronista l’unica sedia della camera d’albergo, la sua crema all’arnica e all’artiglio del diavolo per le ginocchia, una bottiglietta d’acqua, un pacchetto di fazzolettini e sei noci per il viaggio di ritorno. La incontriamo a Somma Vesuviana alla vigilia del debutto della commedia teatrale «Mamma... ieri mi sposo!», adesso in tournée. Sorride spesso e non si spazientisce mai mentre cerca invano l’equilibrio sui gomiti distesa sul letto.
Il suo primo film?
«Mi piacerebbe dire La Risaia di Raffaello Matarazzo: ero stata scelta per fare l’antagonista di Elsa Martinelli, il produttore Carlo Ponti mi aveva proposto un contratto di sette anni. Ma il mio compagno, Moris Ergas, gli disse che soffrivo di reumatismi e non potevo trasferirmi a Vercelli per girarlo. Non era vero».
Quale fu il primo, allora?
«Lo Scapolo, con Alberto Sordi, nel 1955. Avevo abitudini milanesi, dove avevo lavorato come modella, a cominciare dalla puntualità. Quando arrivavo sul set mi prendevano in giro: “Ah eccola, l’Eleonora Duse...”. Sa quel sarcasmo tipico romano, bonario eh... Aiuto regista era Franco Zeffirelli, che era molto carino con me, mi diceva di non preoccuparmi».
È stata quasi sempre doppiata. Le dispiace?
«Tutti trovavano la mia voce orrenda. Dicevano: “Non è possibile quella voce con quel fisico”. Poi però fu proprio Antonio Pietrangeli, lo stesso dello Scapolo, a non volermi doppiata in Adua e le compagne».
Lì recitò con Simone Signoret.
«Aveva appena vinto l’Oscar, suo marito Yves Montand stava girando un film con Marilyn Monroe ed era nata una storia tra loro due, Simone era disperata. Io non sono mai stata fedele e ai tempi avevo una relazione con Armando Nannuzzi, direttore della fotografia. Gli dissi: “Armando, dobbiamo fare qualcosa per Simone”. Lui organizzò una cena con il bellissimo capo macchinista. Lei beveva molto whisky, lui pure: ebbero una liaison».
Primo marito marchese Cesare Rodighiero.
«Ci sposammo nel 1948, indossavo un vestitino celeste con un golfino in tinta, niente abito bianco perché suo nonno era moribondo. Durò ventun giorni, avevo 15 anni».
Poi Moris Ergas, da cui ebbe Debora.
«Con lui non ci siamo mai sposati: è stata una convivenza di undici anni. Avevamo chiesto l’annullamento delle mie prime nozze, ma arrivò quando ci eravamo già lasciati».
Lo impiegò per sposare Ottavio De Lollis, il padre di Ciro e Azzurra.
«No, con lui ci sposammo solo in Comune. Avevamo fatto le pubblicazioni nella chiesa di San Bellarmino, ma d’improvviso il Vicariato annunciò la sospensione dell’annullamento».
Com’è possibile?
«Ergas voleva che tornassi con lui e trafficava con la Sacra Rota. Io mi feci portare al Palazzo della Cancelleria, dove c’è la loro Cassazione, dal cardinale Staffa. Ero incinta di Azzurra e per la legge lei e i fratelli non erano figli miei. Minacciai di buttarmi sotto la macchina di Paolo VI. E lui: “Ma no, figliola, si affidi alla provvidenza...”. Nessuno toccò l’annullamento».
Nel 1990 nuove nozze con il cubano Jorge Ordoñez. Era un matrimonio vero o finto?
«Ma che ne so...».
Se non lo sa lei! Lo avete consumato o no?
«Quello sì, che c’entra! Era vero nel senso che ci siamo sposati davanti a un ufficiale, ma lì oggi ti sposi e domani divorzi. Successe il finimondo. Mike Bongiorno aveva offerto 200 milioni a questo colonnello cubano per presentarsi con la moglie e dire che era tutto finto, ma da Cuba non lo fecero partire».
Ha amato molti uomini, pure Bettino Craxi. 
«Sì, ma l’amore amore è stato solo uno: Federico (Fellini, ndr ). Ancora oggi ci parlo come se fosse qua. Sono stata anche molto felice sessualmente con lui. Non mi fraintenda: quando facevo l’amore mi sembrava di essere la terra, il cielo, gli alberi, la tempesta, la neve, l’universo intero che si concentravano in quell’atto».
Se potesse richiamarlo in vita cosa gli direbbe?
«Gli farei un piccolo rimprovero: perché te ne sei voluto andare? Tu non eri malato...».
Morì di infarto.
«Lui non voleva più vivere. Era un uomo fantastico che adorava il suo lavoro, ma nell’ultimo periodo era chiuso nel bagaglio di ricordi, gli stava mancando l’ispirazione che era la sua prima ragione di vita. In più lo avevo lasciato».
Però c’era ancora Giulietta.
«Sì, certo, Giulietta c’è sempre stata. Ma per uno che è come Michelangelo una moglie non può essere una ragione sufficiente di vita».
Che abbia scelto di morire è una sua teoria?
«Ne ho la certezza, lo conoscevo».
E lei come vuole morire?
«Come il Gattopardo, nel mio letto con tutti i parenti intorno! No, vorrei vivere fino a 130 anni per poter tenere la mano dei miei figli quando toccherà a loro andarsene. Non ho paura di morire da sola. Quando, lo deciderò io».
A proposito di figli: non è stufa di rivedersi in tivù mentre grida «Ciro Ciro Ciro»?
«Provo ancora un colpo. E un grande fastidio. Ma che devo fare? Per anni hanno tormentato Ciro per strada, si picchiava con gli altri ragazzi a causa di quel video».
A «Un giorno da pecora» ha raccontato che l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga le chiese scusa.
«Un gentiluomo d’altri tempi. Fui invitata a un ricevimento al Quirinale e mi venne incontro questo gran signore vestito di scuro, con i capelli bianchi, mi prese le mani e mi disse testualmente: “Le chiedo scusa a nome di tutti gli italiani”. Fu grandioso».
Invece non volle salire sul Colle per ritirare l’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.
«No, perché volevo che me l’appuntasse sul petto Pertini e non il ministro Lelio Lagorio».
Adesso dov’è quella medaglia?
«Da qualche parte in Prefettura. Sa che sono l’unica attrice della mia generazione a non aver mai ricevuto un premio alla carriera?».
A Venezia fu soprannominata Canina Canini. Lei che voto si dà come attrice?
«Dieci +».
L’imitazione di Virginia Raffaele?
«Quando parlano male di me non me ne può fregar di meno, mi importa poco anche delle lodi perché vanno e vengono. Quella volta a Sanremo si offesero le mie figlie. Se lei facesse queste imitazioni così crudeli per poi chiudere in positivo lo capirei: va bene, ridi di me, ma alla fine riconosci il mio valore».
L’ha mai chiamata per scusarsi?
«Mai. Comunque ho trovato l’imitazione volgare, ma non sono io che l’ho fatta e non sono responsabile delle azioni altrui».
Il giorno più bello della sua vita?
«Quando è nata Debora, in clinica a Milano. Persi tanto sangue e lanciarono un appello alla radio. Un operaio che stava tornando a casa lo sentì: non l’ho mai potuto ringraziare».
Quella non era la sua prima gravidanza.
«No, dopo le nozze con Rodighiero ero rimasta subito incinta. Quel bambino non lo volevo, avevo paura di mio marito, si era rivelato violento, una volta mi sparò contro. Ma mia madre voleva che tornassi da lui dopo il parto. Invece ebbi un aborto spontaneo. Tanti anni dopo ne ho avuti altri, volontari: te li facevano sul tavolo della cucina, una cosa spaventosa».
Si è mai pentita di averli fatti?
«No, c’è sempre un motivo serio quando una donna lo fa, nessuna è Medea».
Ha avuto compagni molto violenti. Ergas una volta la pestò a sangue e De Lollis le ruppe il naso. Perché non li ha mai denunciati?
«Mi sembrava una cosa brutta, mi vergognavo; non tanto per me, quanto per loro...».
E le molestie nel mondo del cinema?
«Guardi, è orrendo quando non hai scelta, come non ne hanno le commesse. Ma altrimenti puoi sempre dire di no».
Anche lei ha subito ricatti sessuali?
«Sì. Se lui mi piaceva dicevo di sì, se no no».
Ha mai pensato di scrivere un memoir ?
«Sì, ma ho paura che mi diano della bugiarda. Sa che sono andata in Israele durante la guerra e ho attraversato la striscia di Gaza con un taxi guidato da un agente del Mossad?».
E cosa diavolo ci faceva laggiù?
«Dovevo rintracciare Marina, la figlia di Ergas, per farmi fare una lettera in cui dichiarava che sua nonna era inadatta a ottenere l’affidamento di Debora, che Moris voleva togliermi».
Sessantadue film, 13 programmi tv, recita ancora a teatro e al cinema. Non è stanca?
«Eh, ma ho due famiglie da mantenere: Azzurra vive con me e poi c’è Ciro, che ha una compagna e un figlio. Non possiedo niente».
Nuovi progetti?
«D’estate farò le televendite con Ciro».
Davvero?
«È un sistema meraviglioso! Compri oggi e domani ti arriva a casa. La gente ti chiama, chiede di provare il capo, vuole un consiglio». 
Si sente sempre Salvatrice?
«Non te ne liberi...».