Corriere della Sera, 26 febbraio 2018
Perché gli uomini sono meno fertili
The Handmaid’s Tale è il titolo della fortunata serie Netflix che racconta di un futuro non lontano in cui, a causa dell’inquinamento e di fattori ambientali, crolla negli Stati Uniti il tasso di fertilità. La storia ruota intorno alla figura delle ancelle vestite in rosso, ma si capisce in fretta che il problema coinvolge anche i maschi. Passando dalla fiction alla realtà, i dati sono questi: nel 1973 gli uomini potevano contare su 99 milioni di spermatozoi per millilitro, nel 2011 sono scesi a 47,1 milioni. Il numero si è ridotto del 59,3% in meno di 40 anni. A dimostrarlo è lo studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale «Human reproduction update», dove il team del professor Hagai Levine, dell’Università Ebraica di Gerusalemme, mettendo insieme 185 ricerche di diversi Paesi, prodotte nell’arco di 38 anni, su un campione di quasi quarantatremila uomini in Europa, America del Nord, Australia e Nuova Zelanda, è riuscito a compiere questo preziosissimo calcolo. Anche la Cina non è messa bene: recentemente è stato messo al microscopio il liquido seminale di 30.000 donatori alla «Human Sperm Bank of China», di età compresa fra i 22 e i 44 anni. Un po’ pochi, considerata la vastità della popolazione cinese, tuttavia lo studio è indicativo: nel periodo di osservazione tra il 2001 e il 2015 è stata riscontrata una diminuzione della concentrazione spermatica del 40%, del numero totale, motilità dello sperma e peggioramento della morfologia.
L’Organizzazione mondiale della sanità sostiene che il numero minimo per la normalità nella conta spermatica è di quindici milioni per millilitro, quindi siamo abbondantemente sopra il limite, ma il dato è comunque preoccupante perché indica una tendenza alla rapida diminuzione. Secondo il professore Vincenzo Mirone della Società italiana di urologia, più è alto il numero di spermatozoi, maggiore è la possibilità di fecondare con successo, ma la capacità di procreazione maschile dipende anche dallo stato di salute dello spermatozoo.
Non solo quantità ma anche qualità Già diversi anni fa l’Università di Copenaghen, mettendo insieme le analisi pubblicate tra il 1938 e il 1991, era arrivata a concludere che in 50 anni c’era stato un progressivo calo della qualità degli spermatozoi in concomitanza di un aumento di anomalie genito-urinarie.
Ad influire pericolosamente sulla fertilità dell’essere umano ci sono i fattori ambientali. L’università Federico II di Napoli con il team del professor Michele De Rosa, tra il 2000 e il 2002 ha tenuto sotto osservazione 85 uomini giovani e di mezza età che lavorano ai caselli autostradali, e che sono dunque esposti quotidianamente ad alti livello di inquinamento da traffico. Contemporaneamente lo studio ha raccolto i dati di riscontro su un altro gruppo altrettanto numeroso di maschi residenti nella stessa area geografica. Alla fine i ricercatori sono riusciti a dimostrare che la motilità degli spermatozoi era significativamente inferiore tra i casellanti.
Lo smartphone nelle taschePer gli uomini, è comodo tenere il cellulare nelle tasche anteriori dei pantaloni, ma è utile sapere che la forte vicinanza dello smartphone allo scroto può in qualche modo influire sullo stato di salute dei gameti. Sebbene ad oggi non ci sia una letteratura abbastanza ampia da poterlo dimostrare in maniera univoca, grazie all’analisi «The influence of direct mobile phone radiation on sperm quality», pubblicato dal Giornale Europeo di Urologia, sappiamo che esiste l’esposizione alle radiazioni dei telefoni cellulari, influisce sul livello di frammentazione del Dna e provoca una diminuzione della motilità degli spermatozoi. A questa conclusione è giunto un team di ricercatori che ha sottoposto per cinque ore il seme di 32 maschi agli effetti delle onde del cellulare in modalità standby o telefonata.
L’infertilità in Italia È noto che dopo i 30 anni per la donna, e i 40 per l’uomo, la qualità genetica di ovociti e spermatozoi peggiora; ma per ragioni dovute sempre più spesso ad incertezza economica, si rimanda in là negli anni il momento della gravidanza, correndo il rischio di essere meno fertili. Secondo il Registro nazionale sulla procreazione medicalmente assistita dell’Istituto superiore di Sanità, tra le coppie che si rivolgono ai centri specializzati per avere un figlio, la percentuale di uomini infertili è del 29,3%. Però l’età non è l’unica responsabile.
Il ministero della Salute riporta che una coppia su cinque ha difficoltà a procreare per vie naturali, il doppio rispetto a 20 anni fa, e le cause di infertilità riguardano in egual misura al 40% sia gli uomini che le donne. Solo per il 20% si tratta di una condizione legata alla coppia. Anche in Italia viene riportato che il numero dei gameti è diminuito del 50%; ma la conta spermatica – dice l’istituto Superiore di Sanità – non è il solo indice dimostrato di fertilità. A nuocere sulla qualità degli spermatozoi (aumentando quindi il rischio infertilità) ci sono le condizioni lavorative: quelle che espongono a radiazioni, a sostanze tossiche o a microtraumi. Influiscono negativamente anche gli inquinanti prodotti dal traffico urbano e il fumo di sigaretta.
Che fine ha fatto il Fertility Day? Il 27 maggio del 2015 il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, preoccupata per il futuro del Paese, ha annunciato il Piano nazionale per la natalità, con campagna di sensibilizzazione e investimenti nella diagnosi precoce delle malattie legate alla riproduzione. Nel 2016 viene istituito il «Fertility Day». Tra le numerose proposte è previsto il coinvolgimento delle università e delle istituzioni, viene annunciata l’istituzione di un master post specialistico di alta formazione in Medicina della fertilità.
Qualcuno certamente ricorda lo scivolone della campagna di comunicazione con i poster colpevolizzanti nei confronti delle donne non ancora mamme e la rappresentazione di un gruppo di ragazzi di colore definiti «I cattivi compagni da abbandonare». Oggi del «Fertility day» si sono perse le tracce. Il problema però rimane, quindi ricordiamo ai giovani maschi: evitate di tenere il telefonino nella tasca dei pantaloni, e fatevi visitare dall’andrologo, esattamente come fanno le ragazze, che ogni tanto dal ginecologo ci vanno. Le cause dell’infertilità, che dipendono in ugual misura dall’uomo e dalla donna, oltre ad essere legate allo stile di vita, sono spesso patologie prevenibili e facilmente curabili se affrontate tempestivamente.
Considerazione finale: non risulta siano stati fatti studi analoghi in Africa, India, o America Latina. Questo buco di conoscenza potrebbe incidere sulle allarmanti previsioni di crescita demografica del pianeta?