Corriere della Sera, 24 febbraio 2018
Carissime nemiche
PYEONGCHANG Prima la leonessa «anziana», poi la sua erede. Una dopo l’altra, in sequenza; ma rigorosamente separate. Perfino nel protocollo delle conferenze di Team Usa c’era il senso del passaggio di consegne tra Lindsey Vonn e Mikaela Shiffrin, le due primedonne dello sci yankee che sono ormai due rette divergenti sia in pista – poche le occasioni per le sfide dirette – sia al di fuori, posto che Lindsey continua a «bucare» più di colei che ha già cominciato ad attaccare la sua leadership.
Su un aspetto, però, entrambe convergono e concordano: «È Ester Ledecka la stella di Pyeongchang 2018». La sorprendente vincitrice del superG, che nella notte italiana inseguiva la storica e inedita doppietta in un altro sport (lo snowboard parallelo), è destinata a diventare un esempio per i Millennials. «Lo sport del futuro premierà chi praticherà discipline diverse – sottolinea Lindsey Vonn —: io ho provato anche la ginnastica e il calcio, tuttavia ero brava solo sugli sci. Non sarà più così e una come Ester Ledecka potrà ispirare le prossime generazioni».
Tornando alle due fuoriclasse, potrà mai la Shiffrin diventare un’evoluzione del personaggio Vonn? Oggi la risposta è no. Le manca ancora il carisma con cui la connazionale ieri ha spiegato che «sono fuori luogo le aspettative legate alla conquista delle medaglie d’oro: così si mortificano i sacrifici di chi si allena per venire a un evento globale quale l’Olimpiade». Le mancano poi un bel po’ di «viaggi» nel mondo dell’extra-sport e del gossip, magari anche una relazione con un Tiger Woods, dato che quella attuale, con il gigantista francese Mathieu Faivre, rientra tra le storie, diciamo così, normali. Mikaela, però, questo lo sa. E conferma che il modello-Vonn è distante da lei. «Non credo di potermi calare nei panni che Lindsey ha indossato in questi anni. E non penso che si ritenga pronta a passare il testimone. Ammesso poi che sia io a prenderlo». Quindi, una battuta: «Continuo a sentire che non arriverà a Pechino 2022. Ma subito dopo si aggiungono espressioni del tipo “è molto probabile”, “forse”, “non si è sicuri, ma vediamo”. Io la conosco e non le credo».
Chissà se nel caso di Shiffrin vs. Vonn (e viceversa) siamo all’antico refrain degli avversari che in fondo si cercano perché l’uno ha bisogno dell’altro. I nemici utili e necessari, insomma. L’impressione è che non sia così: due galli nello stesso pollaio sono troppi, soprattutto se quello giovane è sempre più autoritario.
Quel concetto, invece, può valere se applicato a uno straniero. E la Vonn la sua rivale da coccolare, salvo volerla superare, l’ha già scelta: Sofia Goggia. Lindsey ha confermato ciò che l’azzurra aveva detto a Casa Italia, ultimo atto di buone e stabili relazioni: «La scorsa notte io e Sofia abbiamo parlato: ha cercato di convincermi ad andare avanti fino al 2022. È importante che le piaccia gareggiare con me tanto quanto a me piace gareggiare con lei. La rispetto molto e le ho risposto che se potessi reggere fisicamente per quattro anni, probabilmente lo farei. Ma quattro anni sono davvero lunghi».
Per l’amica-nemica italiana, comunque, non ci saranno sconti dal cancelletto di partenza al traguardo: «Torno a casa a riposarmi perché a metà marzo, a Aare, mi giocherò la Coppa del mondo di discesa: Sofia ha 23 punti di vantaggio su di me, però il mio obiettivo è di provare a scavalcarla». Il dispetto dopo le carezze: anche questo è il linguaggio di chi si stima, ma si sfida.