Corriere della Sera, 24 febbraio 2018
Saremo tutti spiati dai droni?
Non potranno andare troppo velocemente. Non dovranno pesare molto. E nemmeno presentare spigoli vivi, giusto per evitare di fare male in caso di caduta improvvisa. Ma potranno volare – pur dotati di fotocamere ad alta risoluzione e zoom – vicini alle persone, sopra i luoghi pubblici, di fianco alle abitazioni. E saranno molto difficili da identificare dal momento che non avranno l’obbligo di registrazione. Né loro, né i rispettivi proprietari. Diventando così l’arma perfetta per spiare. Vip o coniugi, parenti o sconosciuti.
Dopo anni di caos (e vuoto) legislativo, con regole diverse a seconda del Paese, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa, organo di controllo del settore aeronautico continentale), ha consegnato alla Commissione europea la sua prima «opinione» sulla regolamentazione dei droni, i piccoli velivoli a pilotaggio remoto sempre più presenti nelle nostre vite.
Si tratta di un documento di 161 pagine pieno di osservazioni e proposte che dovranno essere valutati (quindi suscettibili di modifiche, anche importanti) e approvati dall’organo esecutivo comunitario entro dicembre e fatti entrare in vigore nel primo trimestre del 2019. Del resto uno studio curato da Eurocontrol stima che entro il 2050 nel Vecchio Continente ci saranno almeno 7 milioni di droni per uso ricreativo e personale.
L’esigenza di legiferare e armonizzare la materia è chiesta da tempo da diverse categorie. Dagli enti dell’aviazione civile, visti i troppi incidenti tra droni e aerei. Dai produttori, che vogliono certezze così da poter produrre dispositivi in conformità. Dagli utilizzatori stessi che, negli ultimi mesi, hanno persino smesso di fare i corsi e prendere i patentini in attesa di norme condivise.
«Questa regolamentazione consentirà la libera circolazione dei droni su un comune terreno europeo», spiega Patrick Ky, direttore esecutivo di Easa. «Il tutto rispettando la privacy e la sicurezza dei cittadini della Ue».
L’Easa, contattata dal Corriere per avere chiarimenti su alcuni aspetti, non ha dato alcuna risposta. Perché a sfogliare la bozza – che suddivide i droni sulla base del luogo in cui vola, di chi li manovra, delle caratteristiche – si nota la creazione di una classe «privilegiata» di ultraleggeri (non eccedenti i 250 grammi di peso) che però sfuggiranno a diverse restrizioni. La stessa «opinione» ammette che «resta il rischio residuale per la privacy». Questi droni, infatti, non avranno alcun obbligo di registrazione presso le autorità competenti, potranno volare sopra le persone scendendo fino a tre metri dal suolo (cioè a 1,3 metri da una persona alta 1,7 metri). Non dovranno stare sopra le folle, anche se il documento non identifica quante persone fanno la «folla». La loro altitudine massima, poi, sarà incrementata da 50 a 120 metri, consentendo ai malintenzionati di utilizzarli anche per riprendere gli appartamenti nei grattacieli, ma – sottolinea la bozza – «il pilota dovrà comunque restare a distanza di 50 metri». Un’altra limitazione è la velocità massima che non potrà superare i 19 metri al secondo, cioè pari a 68,4 chilometri orari. Non viene proposto il limite d’età: i tecnici dell’Agenzia europea ritengono debba essere stabilito dai singoli Stati. Non viene richiesta nemmeno l’installazione del localizzatore Gps che consentirebbe ai droni ultraleggeri – sul mercato ce ne sono almeno una dozzina – di stare alla larga da luoghi sensibili come gli aeroporti. Con il rischio che, oltre alla privacy, questi mini oggetti volanti mettano in pericolo pure l’incolumità fisica.