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 2018  febbraio 24 Sabato calendario

Effetto inverno altalena. Il freddo riequilibra il caldo insolito

Una spruzzata di neve ieri ha già imbiancato parte del Nord Italia, da Torino a Bologna, mentre una copiosa nevicata da un metro seppelliva l’Appennino emiliano; oggi almeno 60-80 centimetri di manto toccano alle Alpi torinesi e cuneesi, ma in pianura piove, in Romagna i fiumi sono in piena, e il freddo siberiano deve ancora arrivare. Lo farà domani, accompagnato da gelidi venti di bora che irromperanno dal Carso investendo con più insistenza il Settentrione e le regioni adriatiche almeno fino a mercoledì. Inizialmente, specie in Piemonte e in Emilia, neve leggera e asciutta turbinerà in un’atmosfera domenicale grigia e cruda depositando al più uno strato di pochi centimetri che tuttavia aderirà bene al suolo, forse qualcosa di più sulla fascia prealpina occidentale e le vallate emiliane, poi, tornato il sereno, da lunedì le temperature notturne scenderanno anche sotto i -10 °C nelle località extraurbane della pianura padano-veneta, e nei fondovalle alpini innevati attorno ai 1500 metri si potrebbero toccare i -20 °C. Il Centro-Sud rimarrà al margine del freddo più marcato ma vedrà più nubi e precipitazioni, così la neve potrà apparire sulle coste di Abruzzo e Molise, e sulle colline dal Lazio verso il Meridione. Infine una perturbazione atlantica, ancora da confermare, potrebbe giungere giovedì 1° marzo stemperando il freddo ma causando nuove nevicate in pianura al Nord.
Rare volte si era fatto tanto clamore per un’ondata di gelo invernale che sì, risulterà certo inconsueta ormai alle porte della primavera, ma non dovrebbe entrare negli annali della meteorologia per eccezionalità. Non è il caso di fare bilanci ad evento nemmeno iniziato, ma è probabile che questo episodio somigli a un caso analogo di appena tredici anni fa proprio in questo periodo, nel 2005, quando si sfiorarono i -10 °C in molte zone del Nord e ancora il 3 marzo un’inconsueta nevicata di 20 cm coprì non solo la Valpadana ma anche i quartieri litoranei di Genova.
«Febbraio, febbraietto mese corto e maledetto» dice un detto popolare diffuso in tutta Italia: in effetti, molti dei più memorabili episodi di freddo del passato, come quelli avvenuti nel 1929, nel 1956, e più recentemente nel 2012, si sono verificati proprio in questo mese, quando alla fine dell’inverno il cuore del continente eurasiatico è colmo d’aria gelida che talora riesce a raggiungere anche l’Europa meridionale e l’Italia insieme a forti venti da Nord-Est. Abbiamo la memoria corta e ogni volta trattiamo questi eventi come se non li avessimo mai visti, a differenza della moltitudine di estremi di caldo (quelli sì, senza precedenti) che abbiamo collezionato in un crescendo di frequenza negli ultimi anni, tuttavia spesso passati in sordina. Con il riscaldamento globale le ondate di gelo si diradano, pur senza scomparire del tutto (e le poche volte che avvengono ci stupiscono di più), mentre quelle di caldo aumentano: nelle lunghe serie italiane di dati secolari, circa dieci mesi su dodici hanno stabilito nuovi record di temperatura media mensile più elevata dopo gli Anni 1980 (gennaio 2007 e 2018, febbraio 1990, marzo 1994, aprile 2007, e così via fino ai soffocanti 43 °C dell’agosto 2017), mentre gli ultimi casi di freddo record, come dunque il glaciale febbraio 1956, o gli invernali mesi d’aprile 1958 e settembre 1972, risalgono ormai a svariati decenni fa. Il freddo in vista peraltro arriverà ad equilibrare proprio in extremis le temperature di un inverno che altrimenti tra pochi giorni si sarebbe chiuso circa mezzo grado più mite del normale al Settentrione, dopo un dicembre freddino e un gennaio invece tra i più tiepidi e bagnati mai registrati in due secoli. Quello però aveva fatto assai meno notizia, forse perché in fondo si stava bene anche senza cappotto, e la neve riempiva le piste sciistiche delle Alpi ma non infastidiva le nostre frenetiche vite di pianura.
Intanto, mentre qui batteremo i denti, alla stazione meteorologica di Cap Morris Jesup, all’estremità nord della Groenlandia, martedì c’erano 0 °C, ben 25 °C oltre la media. Là il freddo artico manca completamente da mesi.