il Fatto Quotidiano, 26 febbraio 2018
Figlio di un giornalista, papa Montini scrisse e pronunciò vari discorsi sull’“arte sublime” di informare
È un “librino”, come l’ha chiamato Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, l’organo della Santa Sede, di appena cinquanta pagine. Ma denso e talvolta sorprendente.
Si tratta di alcuni discorsi ai giornalisti di papa Giovanni Battista Montini: Paolo VI, i giornalisti e i geroglifici (Edizioni Viverein, pagine 51, euro 5). A curarlo e introdurlo due figure centrali del pontificato di Bergoglio: monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Casa Pontificia, in pratica il custode silenzioso dell’agenda di Francesco, e monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e segretario del C9, il consiglio dei nove cardinali che affianca il papa nel governo della Chiesa. Per comprendere l’attenzione e la passione che Paolo VI aveva per la stampa, compresi gli aspetti morali, c’è innanzitutto un fattore familiare: il papà del pontefice fu a lungo direttore del Cittadino, quotidiano cattolico di Brescia. E lo stesso Montini jr., da sacerdote e poi arcivescovo di Milano, fu promotore di vari periodici.
Premesso questo, nel “librino” c’è il discorso che Paolo VI rivolse ai giornalisti della stampa estera il 28 febbraio 1976, per ringraziarli dopo la chiusura dell’anno santo del 1975. Il titolo riprende una frase del papa su giornali e complessità della Chiesa: “Noi vogliamo essere letti nel senso profondo come se si leggessero (accenna a un sorriso) dei geroglifici di una piramide – chessò io – egiziana. Se non si legge questo, non si comprende quello che significa quel monumento”. Allora c’erano la guerra fredda e il Muro, non c’era Internet e l’ideologia teneva banco anche nelle redazioni, ma le parole montiniane s’adattano alla perfezione a questi cupissimi tempi. Ché “l’arte sublime e difficile” del giornalista si colloca tra due versanti non sempre coincidenti: la verità e l’opinione pubblica.
Ancora: “L’onore della vostra professione è quello di essere i difensori accreditati della verità, i giustizieri del bene e del male, i formatori della coscienza morale e civica dell’opinione pubblica”. Proprio così: “Giustizieri del bene e del male”. Sorprendente, eh?