La Stampa, 26 febbraio 2018
Siria, bombe di Assad sulla tregua Onu. Un diluvio di fuoco sui civili di Ghouta
La tregua approvata dall’Onu è durata poche ore. Già ieri mattina l’aviazione governativa ha di nuovo attaccato la Ghouta orientale, roccaforte dei ribelli alle porte di Damasco. I raid hanno colpito due volte Chifouniya, vicino alla cittadina di Duma, mentre missili sono stati lanciati su Harasta, Kafr Badna, Hamriya. Poi, nella stessa Chifouniya, è cominciata l’offensiva di terra: i primi scontri si sono avuti fra l’esercito e il gruppo Jaysh al-Islam, che controlla i due terzi dell’enclave ribelle. I governativi hanno preso alcune cittadine al limite Est della sacca.
I nuovi attacchi hanno gelato le speranze di sabato sera, quando, con il sì della Russia, il Consiglio di sicurezza ha approvato una risoluzione che impone a tutte le parti una tregua umanitaria di 30 giorni, con l’esclusione dei gruppi terroristici islamisti come Isis e Al-Nusra. Ma ieri mattina l’Iran ha precisato che l’offensiva «contro i terroristi» sarebbe andata avanti nella Ghouta, mentre più tardi anche la Turchia ha fatto sapere che non avrebbe fermato l’attacco contro i curdi dello Ypg ad Afrin.
E non ha avuto alcun effetto neppure l’appello di papa Francesco per porre fine alla «disumana violenza»: «Non si può combattere il male con altro male», ha detto il Pontefice, che ha chiesto che venga dato «l’accesso agli aiuti umanitari e siano evacuati i feriti e i malati». La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron ne hanno discusso al telefono con il presidente russo Vladimir Putin. La coppia franco-tedesca dell’Europa ha di nuovo fatto pressione perché il capo del Cremlino, massimo alleato di Bashar al-Assad, prema sul regime siriano.
Ma l’azione diplomatica sembra impotente. Ieri è stata una giornata di combattimenti a Damasco, ad Afrin, a Idlib, Hama, Homs. Da domenica scorsa, il bilancio dei raid nella Ghouta orientale è di 520 morti, compresi 127 bambini. Un conteggio terribile, che rischia di peggiorare perché le forze governative «continueranno» l’offensiva, come ha annunciato il capo di stato maggiore iraniano, generale Mohammad Baqeri, in quanto «il cessate il fuoco non comprende i terroristi».
Per Iran e Siria «terroristi» sono tutti i gruppi ribelli, non solo Al-Qaeda e Isis. Allo stesso modo Ankara mette sullo stesso piano dello Stato islamico i guerriglieri curdi dello Ypg. Per questo la tregua «non avrà impatti sull’offensiva turca ad Afrin», ha specificato il vicepremier turco Bekir Bozdag, mentre si sono di colpo riaccesi altri fronti, calmi da alcune settimane. Sempre l’Iran ha annunciato nuove operazioni nella provincia di Idlib, divisa fra forze governative, ribelli filo-turchi e gruppi legati ad Al-Qaeda. E l’Osservatorio siriano ha registrato una escalation militare anche nella provincia meridionale di Daraa, dove nel marzo di sette anni fa è esplosa la rivolta anti-Assad.