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 2018  febbraio 26 Lunedì calendario

Intervista a Matteo Renzi: Mai un governo con i grillini. Camere, presidenti condivisi

Matteo Renzi, quale risultato definirebbe una vittoria?
«Chiamerei vittoria essere il primo gruppo parlamentare».
Prende in considerazione l’ipotesi di un passo di lato per indicare Gentiloni come candidato premier?
«Questa legge elettorale non prevede la figura del candidato premier. Chi sarà il premier lo deciderà Mattarella in base alle dinamiche post-elettorali. Il segretario, invece, lo scelgono le primarie».
Il governatore Emiliano dice che dovreste sostenere un eventuale governo del M5S. Se vi proponessero un contratto alla tedesca per un governo insieme con premier Di Maio, si siederebbe a parlarne?
«Vedo gente che sale al Quirinale o che giura: non mi risulta però che sia stato già scelto il capo del governo. Penso che il Pd sarà il primo partito e lavoro perché lo sia: credo che tutti i dirigenti del Pd potrebbero fare questo sforzo. Per quanto riguarda un governo coi Cinque stelle: noi non faremo mai nessun governo con gli estremisti».
Giudica i Cinque stelle estremisti?
«Stanno dentro l’Europa o fuori? Sono per l’obbligatorietà dei vaccini o no? La realtà s’incarica di dimostrare che le prese di posizione del M5S sono profondamente lontane da ciò che l’Italia ha sempre conosciuto».
C’è un canale aperto tra Pd e Fi in vista di possibili larghe intese?
«Smentisco che esista, nel modo più categorico».
Visto il ritorno a un sistema in gran parte proporzionale, sarebbe il caso di adottare un metodo più largo di elezione dei presidenti delle Camere?
«Fateci fare l’ultima settimana di campagna e vediamo. Il ragionamento di per sé non fa una grinza, visto che siamo tornati a un modello istituzionale ben diverso da quello che sognavo».
Veniamo al programma: non le sembra che manchino tre parole chiave?
«Non è vero, le tre parole chiave ci sono: lavoro, famiglia e ruolo dell’Italia in Europa e nel mondo».
Non pensa però che la campagna elettorale faccia discutere solo di una novità proposta del centrodestra, la flat tax?
«La flat tax non è una novità, Berlusconi la propone ogni cinque anni, è un’idea credibile come Babbo Natale. Noi abbiamo lavorato sull’articolo 18, l’Irap costo del lavoro, industria 4.0: la concretezza del lavoro fatto in questi anni a mio giudizio meriterebbe un riconoscimento diverso. La nostra esperienza di governo ha dalla sua i fatti».
Veniamo al Pd: se dopo le elezioni glielo chiedessero, sarebbe disponibile a concedere un congresso anticipato?
«Almeno per questa settimana discutiamo di cosa vogliamo fare. Quel che succederà al Pd lo vedremo dopo».
In lista molte donne sono pluricandidate: così entreranno molti più uomini…
«Il problema è vero. Resta una delle righe più preziose del mio curriculum essere stato il primo premier a fare un governo metà di donne. Ma le dinamiche che portano alle candidature sono molto complicate da spiegare: sicuramente avremmo potuto fare di più anche sulle candidature femminili».
Non sarebbe stato meglio evitare di candidare la Boschi?
«La Boschi ha lavorato molto bene: decine di riforme sono state approvate in questi anni anche grazie al suo lavoro. Si concentra l’attenzione solo su qualcuno, che in questi anni ha fatto molto bene in Parlamento».
Altre candidature colpiscono, come “i figli di”, da Piero De Luca a Daniela Cardinale…
«Io difendo con forza tutta la mia squadra: mai uno che fa il leader può permettersi di mollare qualcuno dei suoi per esigenze mediatiche o di visibilità. Io spero che i miei figli non facciano politica, o che almeno diano il tempo di smettere a me, ma che tutta questa discussione su Piero De Luca cancelli le altre 500 candidature mi sembra uno standard di valutazione del Pd che non vedo da altre parti».
Teme interferenze digitali russe a ridosso del voto?
«Sono certo che ci siano state interferenze digitali durante la campagna referendaria, e in questa stagione, ma non le definisco geograficamente. Sono certo che vi sia almeno una doppia struttura di diffusione di notizie false che viene usata da canali anche unofficial vicini a partiti politici. Avrebbe senso che la prossima legislatura si aprisse con una commissione parlamentare d’inchiesta sulle fake news».
Esclude che dentro al Pd ci siano esempi di questa comunicazione aggressiva?
«Che ci siano scontri verbali tra attivisti sui social credo di non poterlo escludere. Quello che sono in grado di escludere è la creazione di reti parallele che lanciano fake news».
Firmerà la petizione dell’Anpi per sciogliere le formazioni neofasciste?
«La Costituzione vieta la ricostituzione del partito nazionale fascista: a questo si è sempre fatto riferimento, la valutazione spetta al ministero dell’interno e io sono totalmente in linea con ciò che pensa Minniti. Mi colpisce Berlusconi quando, per tranquillizzare i moderati, dice che Salvini non sarà premier ma ministro dell’Interno. Se fossi un moderato torinese saprei che, qui, la partita è davvero indecisa in molti collegi, con un risultato al fotofinish. Chi mette la croce su Fi, con questa legge elettorale, deve sapere che dà quel voto alla Lega, perché la leadership culturale è nelle sue mani. Non gioco questa campagna sugli aspetti ideologici, ma su quelli pratici».
Sull’immigrazione la linea della coalizione di centrosinistra è quella di Minniti o della Bonino?
«Ho grande rispetto per Emma Bonino, ma la nostra posizione è quella di Minniti».
Come si vede fra cinque anni?
«Con qualche capello bianco in più, temo».