Blog di Riccardo Ruggeri, 24 febbraio 2018
Voto per la Troika
Caro Mario, mi sono stufato di questa orrenda campagna elettorale, voto per la Troika, e non se ne parli più. Facendo parte delle élite i colleghi mi hanno fatto tre proposte. Prima: votare il Pd, però versione Paolo Gentiloni (certo un “butler”, però dall’impeccabile profilo morale e professionale). Seconda: la sempre frizzante Emma Bonino. Terza: se disperato Silvio Berlusconi, tornato ormai all’ovile.
Le élite sono, per definizione, post ideologiche e governative, perché l’obiettivo è solo uno: rimanere al potere ad ogni costo. In casi disperati fare un mini-golpe secondo il Protocollo Grecia, con Troika incorporata. Malgrado Juncker, la speculazione internazionale è a cuccia: gli investitori si fidano di Mario Draghi, sanno che l’establishment ha un rassicurante piano “B”, se non basta c’è il bazooka (alzo zero) del Bonzo di Francoforte. Qua in Svizzera, i miei amici banchieri e avvocati d’affari sono sereni, il 4 marzo tutti a Sankt Moritz a sciare, non succederà nulla di irreparabile.
Dai tempi del Governo Monti siamo stati governati dal “pilota automatico” europeo, ma fingiamo che i Governi che si sono succeduti abbiano fatto chissà quali geniali politiche. Prendiamo, a titolo esemplificativo, un caso banale, Embraco (500 licenziati), e analizziamo come due pezzi da 90, Carlo Calenda e Paolo Gentiloni lo stanno gestendo, mossi come sono da puri motivi elettorali.
Whirlpool, nel 2000, decise di fare in Slovacchia il suo polo europeo di compressori per frigoriferi, ovvio che ora completi il progetto, concentrando colà tutti gli altri insediamenti. Hanno già 2.300 dipendenti, integreranno le capacità produttive italiane facendo ovvie efficienze: nessun disegno anti italiano, banale strategia globalista. Immagino che Whirlpool abbia applicato le regole del gioco che noi élite, insieme alle stesse multinazionali, abbiamo scelto e implementato vent’anni fa, nel quadro della visione strategica di globalizzazione selvaggia che allora ci demmo.
Il “Protocollo” di questi giochini è noto da sempre: la multinazionale prima scambia insediamenti produttivi con fondi pubblici, poi scambia abbattimento delle tasse con promesse di rimanere, infine minaccia di andarsene (ricatto) e in cambio ottiene quattrini, e allora resta. Poi, quando i budget sociali sono stati prosciugati, i quattrini pubblici terminati, è ora di trasferirsi in un nuovo Paese, più disperato del precedente, cioè con un più basso costo del lavoro, ergo più generoso negli incentivi pubblici. Il paese abbandonato, prima finge di protestare (Calenda), poi abbassa il suo costo del lavoro. Come? Abbandonando i vecchi operai al loro destino (miseria), inserendo giovani precari con retribuzioni ridicole e senza diritti, e il giochino degli scambi pelosi ricomincia. Ora gli slovacchi esultano, verranno anche per loro i giorni della rabbia e degli incatenamenti ai cancelli (Embraco già li minaccia di andare in Bangladesh). Un modello similare lo trovi nell’alta cucina. Igles Corelli lo chiama “Food crossing” (cucina circolare): lo stesso ingrediente viene cucinato in modi diversi, con costi abbattuti, visto che anche gli “scarti” (bucce) vengono propinati al cliente.
Il bello di questo giochino è che il business cresce comunque, le élite diventano sempre più ricche, certo il modello produce sgradevoli sfridi umani (“sconfitti della globalizzazione”) ma la “ricchezza media” aumenta, questo è ciò che conta per gli economisti di regime. Come non ammirare l’abilità politico comunicazionale di Carlo Calenda e di Paolo Gentiloni: pur conoscendo il finale del film (ferale) si inventano finte cure (palliative), e i morituri di Riva di Chieri (ingenui, come sono i veri operai) gli credono. Stimandoli molto come persone, mi chiedo: Calenda e Gentiloni cosa proveranno quando alla sera si guardano allo specchio?
Io, élite come loro, invece mi vergogno, quindi il 4 marzo voterò contro di loro. Stante l’età sarà l’ultima volta, i miei nipoti sono ancora piccoli, quindi ho una responsabilità doppia, votare anche per loro, per mandare costoro tutti a casa, così, in amicizia.
Arriviamo al punto, caro Mario, uno delle élite non allineato ai maggiordomi del Ceo capitalism come me, chi deve votare? Certo no Pd, no Fi, no +Europa, no LeU (fuori Renzi, rientreranno alla spicciolata), sono la stessa cosa, governano da trent’anni in nome di una teoria idiota. Hanno creato disagio sociale a tutti per favorire quattro gatti. Si sono spacciati per competenti, però hanno consuntivato risultati da incompetenti, come in effetti sono. Fuffa intellettualoide, spacciata per democrazia, null’altro.
Restano M5S-Lega-FdI, sono tutti antisistema, votandoli hai almeno una certezza: l’establishment internazionale (Europa-Bce-Fmi), non permetterà mai che costoro governino (detto fra noi, forse non ne sarebbero neppure all’altezza). Allora, quale è il mio obiettivo? Banalmente essere governato da chi ha il potere effettivo, la Troika. Cos’è la Troika? Quand’ero ragazzo, un tale, detto il Migliore (non lo era affatto) li chiamava “cosmopoliti”, per i non colti “patrioti del loro portafoglio”. Aveva ragione.
Provocazione la mia? Certo. Ma il giochino “Ce lo chiede l’Europa” non lo sopporto proprio più. La Troika ci governa dal 2011, e nessuno l’ha eletta. Noi lo sappiamo, è oggettivamente un’organizzazione fascistoide, sdoganiamola una volta per tutte, riverniciamola, mettiamola sulla scheda, votiamola, e non se ne parli più. Prosit, cara Troika