La Stampa, 23 febbraio 2018
La Chiesa riabilita il prete condannato per pedofilia
La Cassazione lo aveva condannato a 7 anni e 8 mesi di reclusione. Per aver tenuto una buona condotta alla fine ha espiato 6 anni e 2 mesi. Il Tribunale ecclesiastico della Liguria, alla fine del processo canonico, lo ha assolto e riabilitato. Per don Luciano Massaferro, 53 anni, ex parroco di Alassio, arrestato nel 2009 per aver molestato una chierichetta, all’epoca undicenne, è arrivata la sentenza di proscioglimento.
È stato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo metropolita di Genova, in qualità di giudice delegato, coadiuvato da due assessori, officiali del Tribunale Ecclesiastico Regionale Ligure, a comunicarlo al vescovo di Albenga Guglielmo Borghetti. Don Luciano Massaferro «deve essere completamente riabilitato in quanto non consta che egli abbia commesso i delitti a lui ascritti». Una diocesi che per anni, prima dell’arrivo del «commissario» inviato dal Papa, era molto chiacchierata ed etichettata come «il Refugium Peccatorum per tanti preti». Tanti i casi scomodi che l’hanno investita: nel corso dei ventiquattro anni di episcopato del vescovo Mario Oliveri ha visto affollare le parrocchie di sacerdoti espulsi dalle altre diocesi. C’erano ex modelli per stilisti, molestatori di uomini e donne ed esibizionisti. Da qui la decisione del Pontefice, tre anni fa, di nominare il vescovo coadiutore Guglielmo Borghetti, uomo di fiducia di Roma, per affiancare il vescovo Olivieri. Arrivato dalla Toscana ha fatto pulizia e riorganizzato la Chiesa locale. La storia di don «Lu» aveva sollevato altro polverone quando Borghetti non era ancora arrivato in Liguria. Massaferro finito in carcere prima a Sanremo, poi a Spezia e poi ai domiciliari in un convento, lo scorso anno ha espiato la sua pena. Ma quando era stato arrestato era iniziata la guerra tra favorevoli alla misura restrittiva e sostenitori del prete. Alcuni erano sfilati in corteo con striscioni e cartelli perché venisse liberato. Chi non ha digerito la sentenza di assoluzione del Tribunale ecclesiastico regionale è Mauro Vannucci, l’avvocato che difende la famiglia della ragazza, oggi maggiorenne: «È una sentenza che cozza contro la verità. Nei tre gradi di giudizio sono state emesse condanne esemplari perché gli elementi di prova portati in aula erano incontrovertibili. Il processo si è sempre svolto a porte chiuse, ma sono pronto, se fosse necessario, a mostrare gli atti del processo perché venga accertata la condotta illegittima del sacerdote». Continua il legale. «Il sacerdote era stato condannato al risarcimento del danno: 200 mila euro in favore della bambina, oggi maggiorenne e 20 mila euro per la mamma. Abbiamo ottenuto qualcosa come 4 mila euro pignorando un quinto dell’assegno che don Massaferro riceveva dall’Istituto sostentamento del Clero. Poi, tre anni fa, si sono chiusi i rubinetti».