Libero, 22 febbraio 2018
De Benedetti rovina i piani di Bolloré
Riprende a suon di carte bollate il duello tra Vincent Bolloré ed il gruppo Berlusconi. Sembra tramontata, salvo sorprese, la grande pace tra Vivendi e Mediaset che avrebbe dovuto coinvolgere Telecom Italia. I legali del Biscione si presenteranno lunedì alla Camera Arbitrale di Milano per prender atto ufficialmente che non è stato possibile raggiungere un accordo. Il giorno dopo le parti si presenteranno in tribunale per l’udienza civile davanti al giudice per la causa (richiesta 3 miliardi di euro) intestata dal gruppo Berlusconi per il mancato rispetto del contratto d’acquisto di Premium e per la scalata al network tv.
E così, a meno di dieci giorni dalle elezioni, i duellanti tornano a scambiarsi fendenti che, per giunta, minacciano di provocar danni inattesi milionari pure in casa De Benedetti. Ma andiamo con ordine. Ieri mattina si è avuta notizia della convocazione per domani di un consiglio straordinario Telecom Italia che dovrà decidere sulla sorte di Persidera, la società dei multiplex al 70% controllata dal gruppo tlc, per il restante 30% da Gedi, il gruppo editoriale presieduto da Marco De Benedetti. La vendita è richiesta dall’Antitrust Ue quale condizione necessaria per il via libera al controllo di Vivendi su Telecom. Ma dopo mesi di trattative l’unica offerta, ben inferiore alle attese, è arrivata dalla coppia Rai Way e F2i: 250 milioni, una cifra sufficiente a coprire il prezzo di carico di Telecom (che ha svalutato la propria quota a 137,6 milioni per una valutazione complessiva di 196,57 milioni) ma non quello di Gedi che valuta in bilancio 353 milioni la società.
Insomma, Telecom potrebbe trovare conveniente liberarsi di uno dei tanti contenziosi che complicano l’attività dell’ad Amos Genish, ma deve fare i conti con l’editore di Repubblica: se venisse accettato il prezzo di vendita, il valore della somma parte di Gedi scenderebbe da 0,70 a 0,59 euro per azione. Che fare? Non è escluso che Telecom ceda la propria partecipazione ad un trust, come finora non ha inteso fare. Le attenzioni di Genish, del resto, sono concentrate sul consiglio del 6 marzo, quello che dovrebbe dare il via libera al nuovo piano industriale del gruppo delle tlc tanto sospirato dal mercato. La notizia più attesa, in questa cornice, è senz’altro il via libera al progetto di separazione della rete che potrebbe innescare un ciclo virtuoso per l’ex monopolista, vuoi per le ricadute finanziarie che per le eventuali alleanze con Open Fiber (mica facili visto il contenzioso su Cassiopea). Ma, soprattutto, per la trasformazione del gestore tlc in una società con una forte presenza nei contenuti, come vorrebbe Bolloré. Un sogno destinato per ora a restare nel cassetto.
Insomma, dopo due anni di tentativi di banche d’affari ed avvocati per trovare una quadra, la questione torna in alto mare. Ma il tempo stringe e comunque sembra giocare a favore di Berlusconi. Ad aprile infatti scade il termine imposto dall’Agcom a Vivendi per cedere il 19% di Mediaset e tenere per sé una quota inferiore al 10%. In assenza di un accordo la quota sarà conferita in un trust, ipotesi che appare sempre più plausibile. Almeno fino al prossimo colpo di scena.