la Repubblica, 23 febbraio 2018
Meccanica e tessile, così l’Italia Spa aggancia l’Europa
MILANO L’Italia Spa viaggia a gonfie vele nel 2017 e cancella – statisticamente parlando – la crisi iniziata nel 2008 con il crac della Lehman. Il fatturato dell’industria tricolore è cresciuto lo scorso anno del 5,1%, l’incremento più alto dal 2011. Corrono le imprese tessili (+6,9%), lavorano a pieno ritmo le miniere e le attività d’estrazione (+34,7%) volano metallurgia (+13,9%) come computer ed elettronica (+17,6%). Risultato: il giro d’affari delle aziende del Belpaese è risalito ai livelli record dell’ottobre di dieci anni fa. E il futuro – a giudicare dal boom degli ordini in portafoglio, saliti del 6,5% – è ancora rosa.
«I dati sono buoni e la tendenza è positiva – conferma Paolo Mameli, senior economist della direzione studi e ricerche IntesaSanPaolo –.
Fino a qualche tempo fa a correre erano soprattutto auto e farmaceutica. La ripresa si è estesa in modo uniforme a tutti i settori e a tirare è soprattutto il mercato interno».
Il boom in effetti è trasversale e viaggia dalle grandi imprese fino ai piccoli. «I nostri ricavi sono cresciuti del 30% nel 2017 a quota 5 miliardi – conferma per i big Antonio Marcegaglia, presidente e ad dell’omonimo gruppo siderurgico mantovano –. L’acciaio anticipa i trend e noi, con 15mila clienti in tutto il mondo, siamo un buon termometro congiunturale. E sono convinto che almeno per altri sei mesi, ma anche oltre, il trend continuerà». Il pregio di questa fase economica, aggiunge, è l’uniformità della crescita: «Non la traina una singola area geografica o qualche settore – continua –.
È un fenomeno equilibrato in tutto il mondo, immune in apparenza agli choc geopolitici o elettorali». E l’Italia, per una volta, non ha perso il treno, anzi, «grazie a una mossa intelligente come Industria 4.0, può crescere persino un po’ di più del resto del mondo a meno che i rigurgiti di protezionismo non rompano l’incantesimo».
Anche alla Cft di Parma, storica impresa di macchine industriali per il settore alimentare, partita dai pomodori e approdata ora anche alla birra, c’è aria di ottimismo. «Il nostro giro d’affari è cresciuto del 12% l’anno nell’ultimo lustro – racconta l’ad Alessandro Merusi –. Ora siamo a quota 200 milioni. Noi lavoriamo per il 90% all’estero, ma gli incentivi all’innovazione hanno convinto molti nostri clienti in Italia a rinnovare le loro fabbriche. E oggi abbiamo un portafoglio ordini molto solido».
Un buon segno: «La ripresa è partita qualche tempo fa grazie ai consumi, rimbalzati con il crollo dell’inflazione e la ripresa dei redditi – dice Mameli –. Ora il testimone è passato agli investimenti ed è positivo: questa dinamica potrebbe far crescere di più il pil e aiutare l’occupazione».
Tornata ai livelli del 2008 ma solo grazie al boom dei contratti a tempo determinato. I presupposti, dati alla mano, ci sono: gli ordini al settore delle macchine utensili in Italia – il primo tassello per migliorare la competitività delle aziende e creare lavoro – sono cresciuti dell’86,2% nell’ultimo trimestre del 2017. «Il piano impresa 4.0, con l’aggiunta degli incentivi alla formazione, ci garantisce oggi almeno un altro anno ma forse due più che positivi – dice Massimo Carboniero titolare di Omera (presse meccaniche e idrauliche, rifilatrici e linee automatiche di produzione) e presidente di Ucimu, l’associazione di settore –. Il mio sogno è rendere questi incentivi strutturali, ne ho parlato a Calenda e lui è d’accordo». Le elezioni? «Noi industriali collaboriamo con chiunque vinca – aggiunge – ma certo mi piacerebbe lavorare con persone serie come quelle di questo governo».
Matteo Renzi – comprensibilmente – ha cavalcato subito in chiave elettorale i risultati dell’Italia Spa. «I dati dell’industria confermano il buon lavoro fatto dal governo – ha detto ieri il segretario del Pd –. Nei prossimi due anni supereremo i competitors europei. I nostri avversari parlano di protezionismo, dazi e uscita dall’euro. Noi siamo quelli della crescita».