Corriere della Sera, 23 febbraio 2018
Il pastore Bertucci sfida Maduro Tv, sermoni e contrabbando
Ha promesso di convocare i migliori economisti per mettere a punto un piano che faccia riemergere il Venezuela dalla crisi. E se sarà eletto, assicura, spalancherà le frontiere agli aiuti umanitari che l’attuale presidente, Nicolás Maduro, si ostina a rifiutare.
Il rubicondo imprenditore Javier Bertucci – pastore del movimento pentacostale Maranatha, direttore dell’associazione «El Evangelio Cambia» e superstar della religione in tv – la fame l’ha osservata: «Sto girando il Venezuela da otto anni, ho visto le lacrime delle madri…». È lui l’unico sfidante di Maduro alle presidenziali fissate dal regime per il prossimo 22 aprile. L’opposizione ha deciso in blocco di non partecipare all’appuntamento – a meno che il governo non accetti la supervisione di osservatori internazionali – ma Bertucci non pare preoccupato dalla «mancanza delle necessarie garanzie di equità e trasparenza» denunciate dal Tavolo dell’Unità democratica (Mud), che detiene la maggioranza dei seggi nel Parlamento eletto nel 2015 e di fatto esautorato dal regime. «Mi candido, arriveranno giorni di gloria per questo Paese – ha dichiarato il reverendo domenica in diretta tv —. La mia bandiera sarà la speranza, il mio futuro la fede». Mercoledì ha formalizzato la sua candidatura davanti al Consiglio nazionale elettorale, che ha tempo fino ai primi di aprile per accettarla (e non è detto che lo faccia, visto che ha già escluso dal gioco politico i leader d’opposizione).
Javier Bertucci ha conquistato un seguito grazie alle sue colorite apparizioni in un programma che va in onda dal lunedì al venerdì su due canali della televisione nazionale. Quarantotto anni, di origini umili, il suo nome figura nei famigerati «Panama Papers». I suoi seguaci guardano piuttosto all’impetuoso avanzare dei politici evangelici oltreconfine: in Costa Rica, il cantante Fabricio Alvarado è in testa ai sondaggi per il ballottaggio presidenziale del 1° aprile, in Brasile un altro cantante evangelico, Marcelo Crivella, è sindaco di Rio.
Come loro, anche Javier ama toni messianici. «Il clamore di un popolo che ha fame è salito al cielo – ha detto il candidato, sposato con un’altra predicatrice evangelica e padre di tre figli —. Il Paese dovrà prepararsi ad ascoltare ogni domenica in tv il messaggio di salvezza».
Nelle fila dell’opposizione, decimata dagli arresti e dall’esilio di molti suoi leader, la candidatura di Bertucci (nome oriundo italiano) non ha raccolto entusiasmi. Molti lo accusano di essere una foglia di fico del regime. «Queste non sono elezioni – dice la nota del Mud – è uno show del governo per ostentare una legittimità che non ha». Ma Javier risponde: «L’opposizione pensa che non presentando un candidato le elezioni saranno invalidate, ma se nessuno sfida Maduro, lui continuerà al potere».
Le presidenziali si svolgono in genere a dicembre, e ora il regime vuole anticipare alla stessa data del 22 aprile anche l’elezione del nuovo Parlamento, per mettere definitivamente fuori gioco l’opposizione. Con la sua retorica populista, e grazie alla mancanza di avversari anti-Maduro, Bertucci potrebbe raccogliere i voti dello scontento. Sulla sua figura si addensano però ancora molti misteri. Convertito soltanto nel 1999, secondo alcuni media il reverendo risulta proprietario di imprese in Venezuela, in Florida, dove vive la figlia ventiduenne, e a Panama. E il regime non ha mai ostacolato i suoi business. Per non parlare di quelle cinquemila tonnellate di combustibile diesel che tentò di esportare illegalmente nella Repubblica Dominicana, dichiarando che si trattava di solvente. Arrestato, gli fu subito concessa la libertà vigilata. Infine, c’è chi preannuncia vita breve per la sua candidatura: secondo la costituzione, un religioso non può diventare presidente.