Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  febbraio 21 Mercoledì calendario

Il morbillo invade l’Europa: +400%

C’è poco da ridere. In Europa l’anno scorso sono aumentati a dismisura i casi di morbillo, ma in Italia la situazione è ancor più preoccupante. A certificarlo è l’Organizzazione mondiale
della sanità, che mette nero su bianco il contagio di 21.315 persone da Malta all’Olanda in tutto il 2017. Di queste, 35 sono morte per qualche complicanza e a causa della malattia. Dati allarmanti già da soli (l’anno prima la conta comunitaria si era fermata a quota 5.273: significa in un anno il +400% dei ricoveri), eppure c’è dell’altro. Il nostro Paese è al secondo posto nella (triste) classifica delle epidemie in questione, dietro alla Romania e davanti all’Ucraina. Gli ospedali tricolori, dal gennaio al dicembre passati, hanno avuto a che fare con oltre 5mila pazienti affetti da morbillo, 5.006 per la precisione. Quasi dodici volte in più di quelli che hanno impegnato i medici russi (408), nonostante dalle parti di Mosca la popolazione sia più del doppio che da noi. La prospettiva medica si fa persino più minacciosa se si guardano le cartelle cliniche del 2016, che attestano un indice di contagio di sei volte minore e che quindi fanno schizzare l’incremento a un non rassicurante +600%. Ben sopra la media europea. Tradotto dal linguaggio chirurgico-statistico significa che il morbillo sta iniziando a mettere in difficoltà i nostri policlinici. In Italia l’anno scorso ha portato a quattro decessi: tre bambini ( il più piccolo aveva appena un anno) e un uomo 41enne. Nessuno di loro aveva fatto il vaccino. 
Il pericolo vero e proprio sono le complicanze (le più comuni sono la stomatite e la congiuntivite) che nel 2017 hanno costretto nosocomi e pronto soccorso a un tour de force a pieno regime e hanno interessato il 35,8% dei casi. Per il 44,8% è stato invece necessario un ricovero monitorato e il 22% dei malati si è rivolto alla prima assistenza sanitaria. Lo dicono gli esperti europei, ma lo sostiene anche l’ultimo bollettino del ministero della Sanità che è uscito qualche settimana fa. L’età media di chi incappa in pruriti e bolle sulla pelle è di 27 anni, ma la forbice anagrafica dei pazienti italiani va da un giorno di vita (un giorno!) a 84 anni. L’89% di chi ha contratto la malattia nel 2017, quindi la stragrande maggioranza dei pazienti registrati, non è passato per l’ambulatorio, cioè non ha fatto il vaccino. 
E dire che spesso basterebbe poco. Ma tra il calo del tasso di copertura vaccinale che scende in picchiata un po’ ovunque (fonte: l’Oms), le momentanee interruzioni nelle forniture così come i sistemi di sorveglianza che non funzionano a puntino (fonte: sempre l’Oms), e mettiamoci anche il tira-e-molla tutto italiano dell’annoso dibattito no-vax sì-vax, a farne le spese siamo un po’ tutti. Anche perché i nostri centri specializzati sono in buona compagnia: uno Stato su quattro dell’area europea dell’Oms conta più di cento infezioni all’anno, non si salva manco la Svizzera che ne totalizza 105. In Romania i contagi sono 5.562, in Ucraina 4.767, in Germania 927, in Francia 520, in Inghilterra 282 e in Spagna 152. Il quadro complessivo, non serve avere una laurea in medicina, lascia quantomeno perplessi: «Più di 20mila casi e 35 vite perse per il morbillo sono una tragedia che semplicemente non possiamo accettare» sbotta Zsuzsanna Jakab, la direttrice dell’Oms Europa.