Il Messaggero, 22 febbraio 2018
Soderbergh, rivoluzione (low cost) con l’iPhone
BERLINO Un camion, due furgoni, una troupe di 12 persone. Tre iPhone per girare le scene, uno zainetto con tutta l’attrezzatura tecnica, due settimane di riprese. E basta. L’iPhone film, cioè il film interamente girato, montato e sonorizzato su smartphone, è realtà: presentato ieri fuori concorso alla Berlinale, dove è stato accolto con favore dalla critica, Unsane di Steven Soderbergh (in sala in Italia nel corso dell’anno) è già entrato nella storia come il film più leggero – in termini di attrezzatura – mai presentato al festival. TECNOLOGIE
«Le nuove tecnologie stanno rivoluzionando le tecniche di ripresa – ha detto ieri il regista, Oscar per Traffic – e mi piacciono per il livello di controllo che offrono all’autore. Posso cambiare luci in un istante e girare senza perdere tempo, mantenendo alto il livello di energia sul set. A questo punto mi è difficile tornare indietro. La prossima settimana comincerò un nuovo film girandolo con la stessa tecnica, mi frustra l’idea di tornare alla vecchia maniera». Per avere un’idea della portata rivoluzionaria del progetto basta fare un confronto tra la vecchia e la nuova maniera: da una parte una macchina da presa da una decina di chili, dall’altra un iPhone da 170 grammi; da una parte fari, stativi, pannelli e cavalletti, dall’altra una app da scaricare nel cellulare; da una parte una gru per le riprese aeree (il dolly), dall’altra un drone. Ma soprattutto: da una parte mesi per finire il film e centinaia di migliaia di dollari, dall’altra 14 giorni per fare tutto con un budget «basso, da film indipendente».
LA DIFFERENZA
Per Joshua Leonard, protagonista di Unsane insieme a Claire Foy, «fa una grande differenza per l’attore poter recitare concentrato, con una tecnologia così familiare da risultare naturalissima». E a dirlo è un interprete che deve la sua popolarità proprio a un altro film sperimentale girato in digitale, The Blair Witch Project, nel lontano 1999: «La differenza tra allora e adesso è impressionante. Il digitale di Blair Witch era orribile, serviva a dare l’idea che il film fosse amatoriale. In Unsane non ci si accorge nemmeno che le riprese sono fatte col cellulare». Lo stesso tema del film, un thriller-horror sullo stalking ambientato in una struttura psichiatrica, ha a che fare con la tecnologia che ogni giorno usiamo sui nostri smartphone. «Oggi Facebook, le app, i social media permettono ai pazzi di fare stalking seduti comodamente sul proprio divano», ha detto Leonard. Nel film l’attore è il molestatore della protagonista, che (come ricorda Matt Damon in un gustoso monologo-cameo), per sfuggire al suo controllo sarà costretta a stravolgere ogni abitudine. «Ma il film e stato girato prima che nascesse il movimento #metoo – ha precisato il regista – e se il tema ha a che fare con le molestie è solo una coincidenza. Sono attirato dalle dinamiche di potere, non le lego necessariamente al genere sessuale: con Unsane volevo raccontare cosa succede alle persone quando vengono intrappolate in un sistema chiuso, fatto per annullarne l’identità».