la Repubblica, 22 febbraio 2018
L’amaca
È inevitabilmente molto divertente l’auto-fake nel quale è incorsa la Lega, che nei suoi manifesti, per illustrare lo slogan “prima gli italiani”, ha usato fotomodelli slovacchi, e viene sbertucciata come merita.
L’incidente dimostra, con allegra spietatezza, che chi brandisce certi spiedi finisce poi per infilzarcisi. I pomposi concetti di Nazione e di Popolo, specie se appesi a quel chiodo arrugginito che è il concetto di “razza”, reggono malamente l’impatto con la storia, che è mobile, cosmopolita e promiscua. È per questo che il buon senso politico spinge a parlare più volentieri di “cittadinanza”: significa che chiunque rispetti le leggi di un paese, e in quel paese studi, lavori, paghi le tasse, ha i titoli per diventarne cittadino a pieno titolo, acquisendo diritti e doveri relativi. Anche i fotomodelli slovacchi potrebbero, volendolo, essere “italiani” come spacciato nei manifesti leghisti, perché non esiste una italianità astratta (magari sancita da un Dna che dimostra l’esatto contrario: siamo uno dei popoli più meticci d’Europa); esiste una italianità di fatto, pragmatica e non ideologica, della quale sarebbe intelligente rendere partecipi i richiedenti che lo meritano. Ammesso che il meticciato sia un “pericolo”, è inutile sperare di scongiurarlo, perché la catastrofe è già avvenuta, e da secoli.Noi italiani siamo arabi, normanni, etruschi, celti, sardi, ebrei, fenici, magnogreci, eccetera.Altro che slovacchi.