Corriere della Sera, 22 febbraio 2018
«Lamborghini, obiettivo 8 mila auto. Rivoluzione hi-tech? Siamo pronti». Intervista a Sefano Domenicali
«Chi ha capito il nostro potenziale, ha deciso di investire in qualcosa di esclusivo che mantiene i valori della cultura e della storia legata al territorio in cui siamo nati». A parlare è Stefano Domenicali, ceo di Lamborghini, controllata da Audi, gruppo Volkswagen.
È questo il vostro punto di forza?
«Certo, dovremo sempre più evidenziarlo. I capitali non hanno barriere, nella finanza si spostano dove esiste la possibilità di crescita ma gli investimenti sono stati effettuati per il 99% con risorse italiane, un’equazione perfetta».
Lei crede nel futuro dell’Italia?
«Nel nostro Paese si riesce a realizzare tutto quando esiste la volontà di affrontare la sfida. Abbiamo siglato nel 2015 un protocollo di intesa con il governo italiano e con la Regione Emilia Romagna per avere la garanzia che gli stanziamenti avvenissero in loco, in un anno abbiamo raddoppiato lo stabilimento a 160 mila metri quadrati. L’italianità del nostro marchio non è mai stata messa in discussione».
È avviata la produzione di serie di Urus?
«Sì, abbiamo costruito una linea di montaggio indipendente, a fine anno sarà pronto il reparto verniciatura. Ma oltre all’investimento finanziario, contano le 500 nuove assunzioni fatte. Oggi contiamo 1.600 dipendenti di cui 200 registrati lo scorso anno e altro personale arriverà. È stato affrontato un profondo processo di formazione che ha trasformato la figura del classico operaio metalmeccanico. Grazie alle ottime relazioni sindacali, stiamo formando una nuova classe di specializzati, si sono aperti nuovi mestieri e anche il cliente capisce che la sua auto è costruita con grandi qualità manifatturiere».
Non soffre la concorrenza?
«Vengo da 23 anni di Ferrari, ho il vantaggio di aver attraversato due realtà. Cerco sempre i punti di contatto e non di scontro, la crescita di Lamborghini è importante per tutto il sistema, questa è la mia filosofia di vita, andare contro non serve a nulla».
Con Urus avete ampliato il raggio di azione?
«Siamo di fronte al mondo, abbiamo realizzato una vera Lamborghini in un segmento inesistente, questa vettura può essere utilizzata nel quotidiano e cattura anche un cliente più maturo e molte donne. È stata coinvolta tutta la rete, 145 concessionari in 50 paesi, che deve adattarsi a vendere un prodotto diverso, per la prima volta aperto al confronto con modelli di altri marchi».
Arriverà l’ibrido?
«Certo, dal 2019 l’Urus sarà disponibile in versione ibrida/ benzina, siamo aperti anche a ridurre le dimensioni ma non rinunciamo al motore più significativo, il V12, richiesto più di prima».
Il 2017 è stato un anno di svolta?
«Per il settimo anno consecutivo abbiamo battuto il record di vendita, siamo passati da 3.457 consegne a 3.815, il 10% in più. Nel 2019 arriveremo a circa 8.000 immatricolazioni, quando si stabilizzerà la linea di crescita, capiremo quale modello ci permetterà di fare il salto a 10 mila unità, mantenendo sempre l’esclusività del marchio».