Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  febbraio 22 Giovedì calendario

La grande crisi sgretola la coesione

Che la Grande Crisi potesse danneggiare la coesione dei 28 della Ue lo si sospettava. Uno studio recente realizzato dallo European Center on Foreign Relations lo prova. In modo preoccupante per alcuni Paesi, Italia in testa. L’Ecfr ha elaborato lo Eu Cohesion Monitor, un indice che misura il desiderio di cooperare tra le nazioni e tra i cittadini. È composto da 32 fattori raggruppati in dieci indicatori, sei dei quali riguardano la coesione strutturale e quattro quella degli individui: si va dai legami economici misurati da commercio e investimenti intraeuropei al supporto dell’euro e della politica estera comune da parte della popolazione. Tutto ordinato da una scala da zero (minimo grado di coesione) a dieci. Se si legge il dato generale, si ha l’impressione che tra il 2007 e il 2017 i 28 si siano avvicinati: i valori mediani, che dividono a metà sia la categoria strutturale sia quella individuale, sono leggermente saliti, di 0,22 punti il primo, di 0,15 il secondo. Il problema è che ci sono gruppi di Paesi che nel decennio hanno migliorato il loro grado di coesione mentre altri lo hanno peggiorato. Per dire: l’Est europeo è decisamente più coeso sul piano strutturale ma spesso lo è di meno su quello individuale. L’Ovest ha invece aumentato la coesione individuale e diminuito quella strutturale. L’eccezione sono tre Paesi che hanno peggiorato in entrambe le categorie di indicatori: Italia, Spagna e Francia. L’Italia è passata da un indice di coesione strutturale pari a 4,7 (su dieci ) nel 2007 a uno di 4,0 nel 2017 (dal 19° al 25° posto); e da 6,1 nella coesione individuale a 5,1 (dal 10° al 23° posto). In assoluto è il Paese che più ha perso posizioni. Nel fattore Resilienza (reddito disponibile pro capite, rapporto debito pubblico/Pil, indice di giustizia sociale) l’Italia è declinata di 1,6 punti, nei Legami Economici (commercio e investimenti nella Ue rispetto a quelli totali) di 2,4. Nell’area della coesione individuale, ha perso 3,7 punti nel fattore Engagement (numero di votanti alle elezioni europee, numero dei voti dei partiti anti Ue alle elezioni nazionali ed europee). Lo studio nota che, nella matrice del Monitor, l’Italia è scesa da una posizione non dissimile a quella di Germania e Francia nel 2007 a una simile a quella del Regno Unito (in via di uscita dalla Ue) nel 2017.