il Fatto Quotidiano, 22 febbraio 2018
Napoli Pride – La città sta un po’ meglio, ma guai a chi lo dice
Babà tradizionali, babà giganti al tiramisù, crocché, casatielli, panini napoletani, pizze fritte, pizze gourmet, pizze al taglio, panzarotti, pizze a portafoglio, frittatine, ragù, sugo alla genovese, zuppe d’interiora, fritturine di pesce, cannoli, busti design di san Gennaro, baccalà, monacielli in miniatura, corni di varie dimensioni, statuine di Sarri e di tutti i giocatori del Napoli, statuine di Bergoglio, Berlusconi, Pino Daniele, Eduardo, Totò, degli attori di Gomorra, del traditore Higuain, persino di Salvini, santi, stazioni della via Crucis, crocifissioni.
Il centro antico di Napoli non è mai stato così, dai Quartieri Spagnoli a piazza Dante, fino alla Spaccanapoli di via dei Tribunali. Turismo e vicoli e i bassi. Un’esplosione dei sensi, dall’olfatto alla vista. Ogni metro percorso a piedi restituisce odori e colori. Cibo, soprattutto. Souvenir. Ristoranti, osterie, pub e migliaia di stanze in affitto. L’incredibile diffusione dei bed and breakfast. Le chiese e i monumenti. È il ventre di Napoli.
Martedì di febbraio. Un giorno qualsiasi. Piove, non c’è il sole della consumata cartolina partenopea nota in tutto l’universo. Diluvia senza sosta, dalle dieci. La visita di tarda mattinata a Napoli Sotterranea, in piazza San Gaetano, conta 30 escursionisti: spagnoli, francesi, indiani, veneti, romani. Si scende quasi a 40 metri e si risale per poi visitare, a bocca spalancata, il teatro di Nerone, “inglobato” in un palazzo. A bocca spalancata, ché il teatro è stato scoperto un paio di decenni fa ed è impossibile riportarlo alla luce. Sin dal Medioevo ci hanno costruito sopra e si dovrebbero radere al suolo interi edifici.
Procedendo verso Santa Chiara, ma prima, c’è la Cappella di Sansevero. Il Cristo Velato. E la Napoli Velata di Ferzan Ozpetek, record d’incassi. Accanto alla Cappella c’è via Raimondo de Sangro di Sansevero. È la strada dell’ultima scena del film. Il principe di Sansevero: alchimista, naturalista, mecenate, massone.
I segreti del Cristo Velato sono l’ultima frontiera di una parte della città vocata al dibattito e alla lamentazione. Una pellicola senza Gomorra. Com’è possibile? Sono i dubbi di una borghesia stanca e scontata (compresi i giornali locali) che campa di rendita da una vita e marca il mainstream dominante a livello nazionale contro il sindaco populista Luigi de Magistris, regnante ormai da sette anni, dal 2011. Il passato e l’industria che non c’è più. La Capitale perduta. Le baby gang, il disastro dei trasporti cittadini, “la camorra egemone”, per dirla con Luigi Riello, procuratore generale di Napoli.
In realtà, da cinque anni, la metropoli campana è una capitale del turismo europeo, in cui la politica ha un ruolo marginale. In ogni caso il boom si deve tacere o sminuire per continuare la guerra al sindaco. Un conflitto ideologico per bande intellettuali e partitiche in cui l’obiettivo è declinare i mali della città nella chiave dell’eccezionalismo o della diversità napoletana. Un esempio: la liberazione dalle auto di piazza del Plebiscito divenne l’icona del Rinascimento di Antonio Bassolino, fenomeno più retorico che reale di una sinistra operaista che si fece Sistema. Al contrario, il lungomare pedonalizzato di Luigi de Magistris è solo oggetto di scandali e divisioni, dimenticando che il provvedimento ha avuto una conseguenza non secondaria. Cioè, far riscoprire a tutti, non solo ai turisti, che il mare bagna Napoli, nonostante a poche decine di metri dalle acque, a Santa Lucia, nella sede della Regione, affiori il nero dei rifiuti e dell’intera famiglia del governatore campano Vincenzo De Luca.
Aldo Masullo ad aprile farà 95 anni. È uno dei maggiori filosofi italiani, a lungo parlamentare di sinistra. Abita al Vomero, assediato dal traffico. Dice: “Qui la mentalità sarà sempre anarcoide, di non facile conformazione alle leggi e alle regole. Nel ’900, l’unica volta che si è formato un senso civico diverso, poi spazzato via, è accaduto con il nucleo di classe operaia a Bagnoli”.
A dire il vero, a Napoli è l’intera sinistra che non esiste più. Alle ultime Comunali il Pd ha preso la miseria dell’11 per cento. Masullo smonta pure l’alibi della città irraccontabile. E da gran professore conia la definizione di “città sconnessa”, in cui nessuno ha un’egemonia. Né la camorra, né la borghesia, né il popolo. Sostiene il filosofo: “Napoli è senza una classe forte economicamente. E senza egemonia non ci sarà mai una trasformazione sociale decisiva. Se la politica è mediazione tra progetti, forze e ambizioni diverse, se la politica è la misura di questa connessione, allora Napoli è una città sconnessa. E il male peggiore è questa cattiva borghesia, che non ha coscienza di sé”. E qui la cronaca si fa Storia perché per Masullo “il napoletano ha perso l’occasione nel 1799 quando la Repubblica giacobina tentò di formare una nuova comunità cittadina”.
Di ritorno dal Vomero, la tappa in via Monte di Dio diventa allora obbligatoria. Qui c’è il Palazzo Serra di Cassano, sede dell’Istituto italiano per gli studi filosofici di Gerardo Marotta buonanima, morto un anno fa. Dal 1799 il portone è sempre rimasto chiuso, inizialmente in segno di lutto per il giovane Serra di Cassano, rivoluzionario, giustiziato dalla restaurazione borbonica. Il portone fu riaperto una sola volta nell’era di Bassolino. Oggi l’ingresso che dà su via Monte di Dio è cadente, ricoperto da cartelli “Affittasi”.
Napoli può dunque avere un destino turistico, non transitorio, da Bagnoli fino al centro antico, ma dovrà fare i conti con “la bomba del sottoproletariato”. Lumpenproletariat, nella lingua di Karl Marx.
Isaia Sales è stato marxista del Pci nonché sottosegretario del primo governo Prodi. Insegna Storia delle mafie all’Università napoletana del Suor Orsola Benincasa. Dice: “Il boom del turismo non è stato scandagliato sociologicamente. A ridosso di tutte le chiese e i monumenti che attirano i turisti nel centro antico vive la bomba del sottoproletariato: la scommessa è la riconversione legale dell’economia in questa parte della città”.
Criminalità e camorra. Le due cose possono coincidere ma anche no, nel senso che non tutti i criminali sono camorristi. Alle spalle di una piazza del centro, c’è un nuovo ristorante che serve solo baccalà. Tutto moderno. Pochissimi metri prima c’è un’auto coi finestrini frantumati: gli interni sono stati rubati. Contraddizioni quotidiane. Ma che cos’è oggi la camorra? Risponde Sales: “A Napoli ci sono 42 clan e non c’è un vertice. La frammentazione è più pericolosa perché annulla le differenze tra élite camorristiche e criminalità di strada. Dopo le guerre di Scampia, oggi l’epicentro conflittuale è nel centro storico. La droga è l’affare principale, che garantisce guadagni enormi. I clan napoletani non sono come i Casalesi: sono più commercio e meno impresa e questo significa che il legame con la politica non è necessario”.
Gomorra e Cristo Velato. Napoli che oscilla tra il Male e la cartolina: “Quando non si trasmetteva la fiction, a Napoli si sparava di più. Il tasso dei morti ammazzati si è dimezzato: dal 7,93 per cento del periodo 1989-1991 al 3,16 del 2013-2016”. Il congedo di Sales, un tempo bassoliniano, coglie di sorpresa: “Con De Magistris la città è migliorata”.
Eccolo il sindaco, nel suo studio di Palazzo San Giacomo. Luigi de Magistris rivendica il successo della sua visione politica: “Questa città era sommersa dai rifiuti, ora è bella. I giornali che mi fanno la guerra? Ho imposto a Caltagirone (costruttore ed editore del Mattino, ndr) di pagare per l’inquinamento di Bagnoli. Vengo dalla borghesia e potrei frequentare ogni sera un salotto diverso. Invece preferisco passare una parte della mia giornata a sottrarre ragazzi dalla strada. Quando sono arrivato le casse erano vuote. Sui problemi di oggi, a partire dai trasporti, dico: giudicateci fra tre anni. La camorra? Forse alcune stese (i raid sugli scooter con spari all’impazzata, ndr) sono organizzate per boicottare la nuova immagine della città. Napoli è cultura, onestà e autonomia. E non ci si vergogna più di essere napoletani”.