La Stampa, 22 febbraio 2018
E il Consiglio dell’Unione rigetta il ricorso italiano
Il sorteggio. I documenti secretati. Le sedi temporanee. In Italia si è riaccesa da tempo la polemica sull’assegnazione di Ema ad Amsterdam. Dibattito elettorale lo ha liquidato il commissario Ue alla Salute, Vytenis Andriukaitis. Molte cose sono state dette da esponenti del mondo politico e imprenditoriale italiano, non sempre corrette. Proviamo a fare un po’ di chiarezza, anche per capire quali sono le reali possibilità di rovesciare la decisione attraverso il doppio ricorso presentato dal governo (alla Corte di Giustizia Ue) e dal Comune di Milano (al Tribunale Ue).
Palazzo Marino ha chiesto una sospensiva del provvedimento: cosa può succedere?
Secondo il Consiglio dell’Ue la richiesta deve essere «rigettata per manifesta irricevibilità». È questa la tesi scritta nella memoria depositata al Tribunale il 20 febbraio scorso e visionata da La Stampa.
Perché irricevibile?
Il Consiglio spiega che «il Comune di Milano ha commesso un errore» nel presentare il ricorso. Perché «il Consiglio dell’Ue non può essere considerato l’autore della decisione».
E chi ha deciso, allora?
Hanno deciso i 27 ministri in una riunione «a margine del Consiglio Affari Generali». Si è trattato di una decisione intergovernativa, non istituzionale. Dunque «il giudice non è competente a pronunciarsi sulla legalità di un atto degli Stati membri». In sostanza, si legge, i 27 ministri «non hanno agito in qualità di rappresentanti del Consiglio, ma come rappresentanti degli Stati membri». Il Consiglio ritiene inoltre che ci sia una «carenza di legittimazione del ricorrente» (il Comune di Milano, ndr) che «non ha avuto alcun ruolo» nel procedimento. Infine «non c’è alcun rischio di danno grave e irreparabile per il ricorrente». Anzi, la sospensiva comporterebbe «uno spreco di risorse economiche».
Ma è possibile che una decisione così importante sia stata presa per sorteggio?
Lo prevedeva il regolamento approvato all’unanimità dai 27 capi di Stato e di governo il 22 giugno del 2017.
Come mai l’Olanda aveva secretato i documenti del suo dossier relativi alla sede temporanea?
L’Aja aveva scritto nella sua offerta pubblica che sarebbe stata necessaria una sede temporanea. Era noto a tutti. Nell’Allegato 1 aveva indicato il nome di due edifici (Tripolis e Infinity Business Center), chiedendo di non renderli noti per ragioni di mercato (ed evitare un aumento dei costi per l’affitto). Il fatto che questa parte fosse confidenziale era indicato nel dossier che la Commissione ha trasferito ai governi, i quali hanno dunque votato nella piena consapevolezza di questo “omissis”. L’Allegato 1 è stato reso pubblico il 16 febbraio.
Alla fine, però, l’Olanda ha cambiato l’edificio temporaneo. Perché?
Si è trattato di una richiesta di Ema, alla quale erano stati offerti i due precedenti. Visto che non soddisfacevano le esigenze, il governo olandese ne ha proposto un terzo, lo Spark Building, che è in grado di ospitare l’intero staff di Ema (850 postazioni) e ha 7 sale riunioni da 40-100 posti. Gli extra-costi per il doppio trasferimento e per la sede temporanea verranno coperti dall’Olanda.
L’Ema giudica inadatta la soluzione temporanea?
L’ultimo comunicato del cda di Ema, del 7 febbraio scorso, recita: «La soluzione temporanea assicura la continuità operativa di Amsterdam per il periodo necessario fino al completamento del nuovo edificio permanente (che sarà pronto) il 15 novembre 2019». [MA. BRE.]