Il Sole 24 Ore, 22 febbraio 2018
Ilva, la strana Odissea di 1.500 km dell’acciaio per i parchi minerari
Un viaggio di almeno 1.500 chilometri tra andata e ritorno. Tanta è la distanza che in linea d’aria separa Taranto dal Friuli, dove l’acciaio dell’Ilva necessario per la copertura dei grandi parchi minerali del siderurgico dovrà essere trasportato per essere lavorato. È in Friuli, infatti, che hanno sede gli stabilimenti del gruppo Cimolai a cui l’amministrazione straordinaria dell’azienda ha affidato la realizzazione del progetto. Quindi, completata la lavorazione, l’acciaio sarà ri-trasportato a Taranto per essere montato nell’area di cantiere allestita nello stabilimento. Può sembrare strano che il materiale indispensabile per la più importante e attesa opera di risanamento ambientale dell’Ilva debba fare tutta questa strada, utilizzando modalità di trasporto diverse (nave, treno, Tir) in funzione delle necessità organizzative e delle tempistiche di lavoro. Ma a Taranto non ci sono imprese e impianti in grado di effettuare queste lavorazioni.
Sono 60mila le tonnellate di acciaio che servono a coprire interamente i due grandi “parchi” dell’Ilva: quello minerali e quello fossile. Ciascuno ha un’estensione pari a 28 campi di calcio. E la copertura totale riguarda un’area di 700mila metri quadrati. Luigi Cimolai, a capo di un gruppo che fattura quasi mezzo miliardo e ha circa 3mila dipendenti, lo aveva già detto in sede di presentazione del progetto lo scorso 1° febbraio, giorno dell’inaugurazione del cantiere: il calcestruzzo (200mila metri cubi) e la manodopera di cantiere (200 unità) potranno essere reperiti localmente ma la predisposizione dell’acciaio dovrà essere fatta in Friuli. È nato quindi un piccolo caso, con le imprese locali e Confindustria Taranto che hanno chiesto di poter contribuire alla realizzazione del progetto. Nessuna polemica però, anzi la strada del confronto tra le parti è già aperta. «Cimolai ha sicuramente ragione quando dice che l’acciaio per coprire i parchi minerali dell’Ilva non può essere lavorato a Taranto – afferma il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo -. Per la quantità necessaria all’opera, servono impianti con una potenzialità produttiva maggiore che, all’interno di una determinata organizzazione e con le professionalità e le competenze giuste, sappiano rispondere con puntualità alle tempistiche fissate. Anche perché la copertura dei parchi minerali avverrà senza interrompere l’approvvigionamento delle materie prime del ciclo produttivo e quindi il funzionamento della fabbrica. Ora, noi sappiamo che queste specificità a Taranto non esistono, tuttavia come Confindustria abbiamo chiesto un confronto a Cimolai per discutere nello specifico».
«Ci sono – dichiara Cesareo – altre attività, altri ambiti, in cui le nostre aziende possono inserirsi. Cimolai ha già contattato alcune imprese, altre ne contatterà, e siamo convinti che dall’incontro con loro, si possano trovare formule di collaborazione. Vorremmo essere al fianco di Cimolai nella realizzazione di un progetto così importante per la bonifica ambientale dell’Ilva».
Parla di «limite» del sistema produttivo locale il segretario della Cgil Taranto, Paolo Peluso, che richiama anche quella che ritiene essere «la miopia di tutti gli attori istituzionali e sociali del territorio, visto che da anni si conosceva l’affidamento di questo progetto a Cimolai». «Ma per noi è già positivo che l’acciaio per la copertura sarà fornito dall’Ilva. Questo vuol dire che torna del lavoro in reparti dello stabilimento che oggi ne hanno poco o non ne hanno» osserva Valerio D’Alò, segretario Fim Cisl Taranto. Ieri pomeriggio i sindacati hanno incontrato tecnici del gruppo che hanno spiegato loro l’intervento. È stato chiesto un cronoprogramma per conoscere le fasi di avanzamento della copertura. Anche i sindacati, come Confindustria Taranto, sostengono che «Cimolai ha già avviato una prima ricognizione tra le aziende locali per verificare come organizzarsi».
La copertura dei due “parchi” avverrà in 24 mesi. Ogni struttura sarà ad arcate e avrà una lunghezza di 700 metri, una larghezza di 254 ed un’altezza esterna che sfiora gli 80. Il costo dell’intervento è di complessivi 300 milioni. Con la copertura, sparirà il fenomeno delle polveri che, soprattutto nei giorni di vento, colpisce pesantemente il vicino rione Tamburi tanto da aver spinto il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, a firmare un’ordinanza che dispone misure di intervento a carico dell’Ilva e un orario ridotto per le scuole del quartiere.