il Fatto Quotidiano, 21 febbraio 2018
Acea, il top manager che fa litigare il Campidoglio e l’Ad
La nuova gestione di Acea, la multiutility controllata dal Comune di Roma, è uno dei pochi dossier su cui la giunta del sindaco Virginia Raggi ha raccolto unanime consenso, eppure il rapporto di fiducia tra il Campidoglio e l’amministratore delegato Stefano Donnarumma si sta già incrinando. La questione è delicata perché Acea è una società quotata in Borsa, con due soci privati di peso, i francesi di Suez al 23 per cento e il Gruppo Caltagirone, che ha ridotto la sua quota al 5 per cento. Ma Acea resta una società in cui la politica conta molto (di pochi giorni fa la notizia, non solo simbolica, dell’accordo con i sindacati interni che cancella il Jobs Act e ripristina le tutele precedenti per i dipendenti).
Meno di un anno fa, con l’assemblea di aprile, la giunta Raggi cambia i vertici di Acea: via i renziani Alberto Irace e Catia Tommassetti, dentro un manager con un curriculum lungo e vario, oltre a un passaggio in Acea, come l’ingegner Stefano Donnarumma e come presidente l’avvocato genovese Luca Lanzalone che conosce Roma per aver lavorato anche sul progetto del nuovo stadio. Il rapporto con la giunta Raggi inizia sereno ma poi Donnarumma sceglie un nuovo responsabile della comunicazione: Massimiliano Paolucci, professionista di lungo corso che arrivava da Condotte e che aveva già lavorato con Donnarumma in Adr, gli aeroporti di Roma che fanno capo alla famiglia Benetton, dove ha avuto l’ingrato compito di gestire il caos seguito all’incendio al terminal 3 di Fiumicino nel 2015.
La posizione di capo della comunicazione di Acea – con l’annessa gestione del budget pubblicitario – è da sempre una poltrona molto politica a Roma, è rimasto celebre il tentativo (fallimentare) dell’allora sindaco Gianni Alemanno di affidare l’incarico al suo portavoce, Simone Turbolente. Quando Paolucci si insedia, a maggio 2017, ridimensiona i due responsabili precedenti, Maurizio Sandri e Giuseppe Agirò, e allontana 12 persone, prendendone altre cinque di sua fiducia. I giornali denunciano lo spoils system grillino. Il Campidoglio in realtà osserva sempre più preoccupato la nuova centralità dell’area relazioni esterne di Acea, con Paolucci che porta in azienda una sua squadra che i Cinque Stelle considerano troppo vicina a quel sistema di potere che loro volevano smontare, in particolare a Fabrizio Palenzona, già vicepresidente di Unicredit e presidente di Adr, di recente un po’ decaduto.
La Raggi e la sua squadra iniziano addirittura a temere una sorta di scalata interna: chi controlla pubblicità, sponsorizzazioni e comunicazione dell’Acea ha una rilevanza politica quasi pari a quella dei suoi superiori che gestiscono bollette e personale. “Sono un professionista preso dal mercato, faccio solo il mio lavoro, da 8 mesi 20 ore al giorno, rispondendo al presidente direttamente e funzionalmente all’ad”, risponde Paolucci a chi in questi giorni gli riferisce i malumori sul suo conto.
Che siano timori fondati o un eccesso di prudenza, poco importa: la Raggi e la sua squadra ha già posto in modo formale all’ad Donnarumma la questione del ruolo di Paolucci, chiedendo come minimo di circoscriverne l’influenza. Per Donnarumma ormai il dilemma sembra senza sfumature: o sceglie di recepire l’input della Raggi, o difende il suo manager, Paolucci, arrivando però allo scontro con il sindaco e il Movimento 5 Stelle, cosa che segnerebbe la rapida fine della sua esperienza al vertice di Acea.