La Stampa, 21 febbraio 2018
La Turchia sfida Roma sull’Eni. Prolungato il blocco della nave a Cipro
Ancora due settimane di passione per la nave di perforazione dell’Eni, Saipem 12000, bloccata dal 9 febbraio scorso al largo delle acque della parte orientale di Cipro dalla Marina turca, ufficialmente impegnata in una esercitazione. Il governo di Ankara ha fatto sapere che ha rimandato la scadenza dell’avviso delle sue attività militari, che doveva scadere fra due giorni, al 10 marzo.
Questo, in pratica impedisce alla Saipem 12000 di raggiungere l’area dove deve compiere alcune esplorazioni su mandato del governo di Cipro e che riguardano la probabile presenza di giacimenti di idrocarburi. La zona, però, è contesa dalla Mezzaluna, secondo la quale quelle acque non appartengono alla Repubblica di Cipro, membro dell’Unione Europea, ma alla Repubblica Turca di Cipro Nord, frutto dell’invasione delle armate turche del luglio 1974 e riconosciuta internazionalmente dalla sola Ankara.
La questione cipriota
Il «Nodo Cipro» si trascina da anni e rappresenta l’ostacolo più grosso per l’ingresso di Ankara nel club di Bruxelles, che appare sempre più improbabile anche per la situazione precaria dei diritti umani e della tenuta democratica nel Paese. Da anni il presidente, Recep Tayyip Erdogan, sta lottando perché la parte turcofona dell’isola venga riconosciuta dalla comunità internazionale, posizione che provoca numerosi attriti con la Grecia, con la quale sono in atto altre dispute territoriali su alcune isole al largo della costa turca.
L’ipotesi che i fondali delle acque contese possano ospitare ingenti giacimenti di idrocarburi ha reso Ankara ancora più determinata nel difendere quello che, secondo le autorità, spetta alla Turchia e alla parte turca di Cipro di diritto. Il presidente Erdogan, nella sua visita in Italia di due settimane fa, aveva messo in guardia il premier Paolo Gentiloni e affermato che la Turchia non avrebbe mai permesso indagini nella zona. I giorni successivi hanno poi segnato il precipitare della situazione.
La Farnesina intanto fa sapere di trattare «con il massimo sforzo» e fonti del ministero segnalano come questo non sia un confronto bilaterale tra Italia e Turchia, ma si tratta di una questione più ampia, come quella cipriota.
La diplomazia al lavoro
L’Italia, secondo la Farnesina «conferma la volontà di ricercare, nel rispetto del diritto internazionale, ogni soluzione possibile per via diplomatica a una questione che non riguarda i rapporti bilaterali tra Italia e Turchia, ma rapporti e equilibri anche economici tra Repubblica di Cipro e parte settentrionale dell’isola. L’eventuale esito negativo degli sforzi in atto per definire modalità concordate nelle attività di ricerca, rischierebbe di pregiudicare le potenzialità di crescita e i benefici per l’intera area».