La Stampa, 21 febbraio 2018
Sei saggi per il Trattato del Quirinale. In autunno l’accordo Francia-Italia
La prossima riunione è fissata per venerdì 2 marzo. Alla vigilia delle elezioni, mentre altrove sarà tutto un fibrillare in attesa dei risultati, a Roma, nelle aule ovattate dell’Università Luiss, un gruppo di lavoro dovrà concentrarsi su come rafforzare la cooperazione italo-francese nell’industria, la conoscenza, l’istruzione.
Sei personalità con competenze e percorsi diversi dovranno avanzare nel compito che, con una lettera chiara nei tempi e negli obiettivi, i presidenti Macron e Gentiloni hanno affidato loro: stilare una proposta del «Trattato del Quirinale». Un nuovo documento tra i due Paesi «cugini» che – sulla falsariga di quello dell’Eliseo, firmato da Francia e Germania nel 1963 – vuole favorire i rapporti bilaterali. Dovranno fare alla svelta: la firma è prevista in autunno.
«Alle relazioni storiche tra Italia e Francia abbiamo deciso di dare una cornice più stabile e più ambiziosa», ha presentato l’iniziativa il presidente del consiglio quando, qualche settimana fa, ha accolto a Roma l’inquilino dell’Eliseo. «Cooperiamo da sempre in modo straordinario, ma siamo convinti che il Trattato possa rendere ancora più forti e sistematiche le nostre relazioni». Un’idea balenata già in un incontro dell’anno scorso e messa in campo ora: scelti i sei «saggi», le persone incaricate di lavorare al progetto, la prima riunione è stata venerdì della settimana scorsa, nella Sala verde di Palazzo Chigi, organizzata dal sottosegretario per gli Affari europei Sandro Gozi e dalla sua omologa ministra di Parigi, Nathalie Loiseau. I lavori sono partiti: ora, entro fine aprile, si incontreranno sei volte tra le due capitali per presentare la proposta. E arrivare appunto alla firma in autunno: sempre ammesso che il nuovo governo che si insedierà a Roma dopo le urne non intenda interrompere il percorso.
A cimentarsi con un testo così delicato e un precedente tanto impegnativo quanto il Trattato dell’Eliseo, l’Italia ha scelto due uomini e una donna. Lei è Paola Severino, avvocato penalista molto quotata e rettore della Luiss, già ministra della Giustizia nel governo Monti, dove legò il suo nome alla nota legge sulla incandidabilità e decadenza dei politici condannati. Insieme a lei, c’è Franco Bassanini, ex parlamentare, ex ministro della Funzione pubblica negli anni Novanta sotto Prodi, D’Alema, Amato, poi più di recente presidente della Cassa depositi e prestiti. A completare la squadra italiana, Marco Piantini, oggi consigliere per gli affari europei del premier Gentiloni, prima nella segreteria del presidente Napolitano al Quirinale. Poi ci sono i colleghi francesi, che parlano tutti un buon italiano: l’unica donna è Sylvie Goulard, oggi vice governatrice della Banca di Francia, ex eurodeputata del partito centristra MoDem, per un mese ministro della Difesa con Macron, prima di lasciare quando proprio MoDem venne messo sotto i riflettori da un’inchiesta preliminare sulle condizioni di impiego di alcuni assistenti al Parlamento europeo. Con lei, tornerà a Roma a discutere del Trattato l’imprenditore Pascal Cagni, esperto di digitale e innovazione, presidente di Business France, e lo storico Gilles Pécout, specializzato in Risorgimento italiano, rettore dell’Académie de Paris.
Il Trattato che hanno il compito di scrivere «dovrà dare un forte impulso alle relazioni tra i nostri Paesi – si legge nella lettera di incarico – strutturandole e dando loro nuovi obiettivi, arricchiti di una duplice dimensione bilaterale ed europea». Tra i settori di cooperazione che i sei proporranno «di approfondire o di istituire», le relazioni «in campo economico, industriale e dell’innovazione», e poi quelle che riguardano «istruzione, cultura, ricerca, insegnamento superiore». Non solo: dovranno individuare anche gli strumenti di cui avvalersi, che, sul modello del Trattato dell’Eliseo, possono essere scambi di funzionari tra ministeri gemelli, o riunioni prima di eventi particolari. «Questa cooperazione deve servirci perché Italia e Francia siano motori della spinta a rifondare l’Europa con chi ci sta», spiega Gozi. Che infatti ritiene «auspicabile» un richiamo alla riforma dell’Europa nel preambolo. I saggi sono al lavoro: pochi mesi per svelare la loro proposta.