La Stampa, 21 febbraio 2018
Ricomincio da due
Alle selezioni siciliane di Miss Bangladesh Italy 2018 si erano iscritte in venti. Non molte, visto che solo a Palermo la comunità bengalese è costituita da novemila persone, ma si poteva essere soddisfatti. I bengalesi sono vitali, pacifici, aprono negozi, lavorano tanto, ma non sono ancora sufficientemente aperti per incoraggiare le donne all’emancipazione, tantomeno alle moderne vacuità di un concorso di bellezza. Poi, lunedì, alla gara si sono presentate in due. Erano molto sorridenti. Una si chiama Sabina Rahman Soa, ha ventuno anni, ed era arrivata da Messina con la madre; l’altra, Farah Intu, ventenne, è segretaria in uno studio dentistico di Palermo. È tornato in mente il giorno in cui il deputato musulmano del Pd, Khalid Chaouki, organizzò una manifestazione a Roma per portare in piazza i correligionari dopo la strage del Bataclan, perché facessero sentire il no dell’Islam al terrorismo, e qualcuno da destra lo prese in giro perché erano pochi, sì e no un migliaio. È tornata in mente Miss Sarajevo 1993, con le ragazze che sfilavano in un teatro della città assediata con uno striscione: «Non lasciate che ci ammazzino». È vero che la bellezza salva il mondo. Ed è vero che chi è dalla parte del giusto merita una mano tesa, soprattutto se è da solo. Se n’è avuta conferma quando Farah, davanti ai quattro giudici, ha detto: «Voglio lanciare un messaggio alle mie coetanee: dovete avere il coraggio di mostrare quello che sapete fare». La prossima volta saranno tre, o trecento, e avrà vinto Farah.