Libero, 20 febbraio 2018
Il Milan ricambia padrone
E niente. Il povero tifoso del Milan non riesce mai a trascorrere una settimana tranquilla. Non fa in tempo a vedere Suso e compagni battere la Samp con una delle prestazioni più convincenti dell’anno e a mettere nel mirino gli odiati cugini nerazzurri che gli arriva tra capo e collo l’ennesima tegola di questa travagliatissima gestione cinese. Il Corriere della Sera se ne esce con un’inchiesta a firma Milena Gabanelli che getta ancora nubi sulle proprietà di Yonghong Li. Novità? Al momento dell’acquisto del club rossonero (aprile del 2017) la cassaforte dell’oscuro finanziere di Hong Kong (la holding Shenzhen Jie Ande) sarebbe stata una sorta di scatola vuota.
In soldoni, i giudici locali avrebbero messo all’asta (su Taobao, l’eBay cinese) quello che c’era dentro: una partecipazione da 60 milioni in una società di packaging. Motivo: due banche (Jiangsu Bank e la Banca di Canton) avevano fatto causa a Mister Li per prestiti mai rimborsati e il ricavato sarebbe servito a restituire i soldi agli istituti di credito. Così il Corriere si chiede: come hanno fatto colossi finanziari come Rothschild o Lazard ad avallare un’operazione da 740 milioni di euro (tanto è stato pagato il Milan) mentre mister Li era palesemente insolvente in patria? Che poi si voglia mettere nel mirino “il venditore” Silvio Berlusconi a due settimane dalle elezioni è altrettanto chiaro.Maquiilpuntoèunaltro. La vera domanda è: cosa succederà adesso?
Che il patrimonio di Li sia a dir poco nebuloso non l’ha scoperto certo oggi il Corriere. Ma l’hanno evidenziato decine di articoli di diverse testate: ricordate lo scoop del New York Times dello scorso novembre sulle miniere di fosforo fantasma?. Il problema è che ormai il tempo stringe. E si avvicinano due scadenze cruciali. Entro aprile l’Uefa dovrà pronunciarsi sulle sanzioni da comminare al club di via Aldo Rossi per il Fair Play Finanziario. Mentre a ottobre c’è l’appuntamento con Elliott: se Li non rimborsa i 308 milioni (380 con interessi e costi vari), il Milan finisce al fondo americano.
Insomma è arrivato il momento del dentro o fuori. O il finanziere di Hong Kong mette a tacere tutte le voci con i fatti (entro il 26 febbraio deve versare gli ultimi 10 milioni di un aumento di capitale da 60) o il Milan cambia di nuovo proprietario. Ipotesi che a oggi prende sempre più corpo. Vediamo perché.
Operazione soft. Come risaputo, da mesi l’amministratore delegato Marco Fassone sta cercando una banca per rifinanziare il debito con Elliott. In sostanza cerca qualcuno che gli presti più soldi (500 milioni) a un tasso di interesse leggermente inferiore (oggi paga il 7,7% sui 128 milioni che fanno capo all’Ac Milan e l’11,5% sui 180 che gravano sulla società lussemburghese di Li che controlla lo stesso Milan) e soprattutto con una scadenza più lunga, in modo da non essere strozzato. L’ideale sarebbe avere almeno 5 anni a disposizione per rimettere in carreggiata il club.
Risultati? Per adesso zero. Nel senso che la trattativa con Goldman Sachs non è mai decollata, mentre quelle più concrete con Hps e Jefferies alla fine hanno portato a un nulla di fatto. Resta l’ultima carta: Bofa Merrill Lynch. Ma anche qui le notizie che arrivano su mister Li non aiutano di certo. L’operazione, infatti,
è avviata ma complicatissima. Ed è legata a doppio filo all’ingresso di un nuovo socio finanziatore che entri nella Rossoneri Sport, la società lussemburghese attraverso la quale Yonghong Li controlla il Milan. Ma chi accetterebbe di mettere dei soldi per fare il socio di minoranza dell’oscuro finanziere di Hong Kong? Nessuno. A meno che non abbia la garanzia di poter diventare da qui a breve il proprietario del club.
Operazione hard. Il rifinanziamento non arriva, l’Uefa che l’aveva posto come condizione indispensabile, sanziona pesantemente la società rossonera (si rischia l’esclusione dalle coppe europee?) e a ottobre il Milan passa al fondo Elliott che intanto avrà già avviato le trattative con i nuovi potenziali acquirenti. Base d’asta? Non meno di 450-500 milioni. Che porterebbero circa 200 milioni di plusvalenza nelle casse dell’hedge fund americano e un nuovo padrone nella Milano sponda rossonera. Che visti i precedenti, i tifosi preferirebbero senza gli occhi a mandorla.