Il Messaggero, 21 febbraio 2018
Vivendi-Mediaset, salta la mediazione
ROMA Tra Vivendi e Mediaset si va dritti alla guerra giudiziaria mentre l’Agcom è in pressing sulla media company francese rispetto all’avvicinarsi del termine (18 aprile) per congelare in un trust il 20% del Biscione in ossequio alla violazione del Tusmar. Le parti, che non si incontrano dal 13 gennaio, non riescono più a mettersi d’accordo nemmeno su una data per trovarsi davanti ad Antonietta Marsaglia, mediatore della camera arbitrale di Milano, incaricata di un componimento extra giudiziale del contenzioso scoppiato a seguito del passo indietro dei francesi su Premium: l’ultima data utile proposta dall’arbitro sarebbe lunedì 26 febbraio ma i legali di Vivendi e di Mediaset non avrebbero dato la loro disponibilità ad essere presenti. Nella mediazione Vivendi è assistita da Giuseppe Scassellati Sforzolini e Ferdinando Emanuele (studio Cleary Gottlieb), Mediaset da Vincenzo Mariconda e Andrea Di Porto. «Con Mediaset c’è stata una interruzione dei rapporti, ma Vivendi ancora crede nella validità del progetto», ha detto di recente il ceo del gruppo francese Arnaud de Puyfontaine che è anche presidente di Tim.
Dunque, senza transazione non resta che il giudizio civile. Martedì 27 è fissata l’udienza dei tre dibattimenti davanti al giudice milanese Vincenzo Perozziello. Salvo colpi di scena, si aprirà un confronto che potrebbe durare anche più di un anno, a meno che nel frattempo il desiderio di mediazione non torni in campo. Sicché ora il gruppo di Silvio Berlusconi potrebbe chiedere al giudice di riunificare i procedimenti fin qui promossi: il primo da Mediaset contro Vivendi per l’inadempimento del contratto (aprile 2016) d’acquisto del 100% della pay tv a pagamento per oltre 700 milioni; il secondo da Fininvest contro Vivendi per violazione del patto connesso all’acquisto di Premium; l’ultimo, da Fininvest e Mediaset contro Vivendi per aver acquistato azioni del Biscione fino all’attuale 29,9% in deroga degli accordi originari. Il tutto sarebbe stato quantificato in un danno arrecato dal gruppo di Vincent Bollorè per 3 miliardi totali. Nel giudizio civile Scassellati ed Emanuele assistono Vivendi, mentre il pool di legali del gruppo Berlusconi è guidato da Sergio Erede, Niccolò Ghedini e Laura Salvaneschi.
SUMMIT ALL’AUTHORITY
Trattandosi di divergenze economiche, il giudice aveva chiesto di esperire una mediazione extra giudiziaria: il tentativo però si è arenato. E il motivo principale sarebbe lo stop nella costituzione di Tim Vision, la joint venture (jv) con Tim al 60% e Canal+ al 40% che avrebbe dovuto acquistare da Mediaset contenuti (canali del digitale terrestre, film e fiction) per 460 milioni in sei anni. A questa somma si sarebbero dovute aggiungere alcune decine di milioni per i diritti sulla Serie A fino a maggio 2018.
Ma i tempi per costituire una nuova jv Tim Vision definibile, come richiesto dalla Consob, «a parti correlate di maggiore rilevanza» si stanno allungando. Venerdì 16 una nuova riunione del comitato controllo e rischi allargato a tutti i consiglieri indipendenti (il regolamento prevede l’unanimità del voto dei 10 non esecutivi) sarebbe stata interlocutoria: gli indipendenti di Assogestioni ritengono che così com’è impostato, l’accordo sarebbe poco conveniente per Tim.
Ma venerdì 16 ci sarebbero stati anche colloqui tra Scassellati e l’Agcom che avrebbe chiesto lumi sullo stato di avanzamento della costituzione del trust nel quale Vivendi dovrà trasferire almeno il 20% di Mediaset per aver violato le norme legate alla presenza anche in Tim con il 23,94% del capitale. Sembra che i consulenti non abbiano dato risposte esaurienti sul piano di disimpegno da Mediaset: la questione non è di poco conto perché qualora alla mezzanotte del 18 aprile il trasferimento non fosse perfezionato potrebbe scattare la sanzione fino al 5% dei ricavi Vivendi.