la Repubblica, 21 febbraio 2018
I diritti tv alla spagnola. «Si pagherà di meno e Sky non sarà esclusa». Intervista a Tatxo Benet
L’avventura iniziò 23 anni fa con i diritti di un festival jazz ad Andorra. Il prossimo passo sarà distribuire le immagini della Serie A in Italia. Per il via libera dell’Antitrust forse servirà aspettare il voto del 4 marzo, eppure Mediapro, intermediario indipendente spagnolo che lo scorso 5 febbraio si è aggiudicato per 1 miliardo e 50 milioni i diritti della serie A, non teme sorprese. Anzi. Tatxo Benet, 65enne capace di fondare insieme al socio Jaume Roures uno dei principali gestori di diritti in ambito sportivo, ha le idee chiarissime, «anche perché tutto è stato fatto in accordo con il bando della Lega».
Benet, in Italia si dice che il vostro piano finale sia produrre un canale della Lega per trasmettere le partite.
«Noi crediamo che con un canale che distribuisca tutto il calcio italiano, Serie A e Serie B, i club incasserebbero più soldi. E sarebbe molto più vantaggioso sotto tanti altri aspetti anche per il futuro della Lega. Discuteremo questa possibilità con le società, ma se alla fine loro o non so chi altro decidessero che il canale non si fa, noi siamo pronti a usufruire dei diritti nel modo in cui ce li siamo aggiudicati, come intermediario indipendente».
Non crede che il canale violi la Legge Melandri?
«Non discuto la questione legale.
Ma abbiamo ottenuto in modo leale e fedele alla Melandri un accordo con la Lega. Il resto è una proposta: saranno le società nel caso ad analizzare le possibilità legali per farlo».
Allo spettatore quanto costerà vedere le partite?
«Il prezzo per gli abbonati scenderà: diffusione universale a un prezzo differente da quello di oggi. O almeno ci proveremo».
Non potete essere certi che la proporzione funzioni.
«Nella Liga fu così. Prima che entrassimo sul mercato, in Spagna si pagavano 12 euro a partita. Ora, con 11 euro, vedi quasi tutte le partite della Liga».
Ci spiega la vostra idea?
«In Spagna il canale della Liga è in realtà beIN Sports, interamente nostro. Il canale detiene le 8 migliori partite della Liga. E le trasmette su Movistar, su Vodafone, su Orange, sugli Ott (come Google, Facebook, Youtube, ndr). L’idea è la stessa: vendere a tutte le piattaforme disponibili e allo stesso prezzo per tutti, con una percentuale sugli ascolti».
Sky però ha fatto arrivare una diffida allo sviluppo dell’idea del canale.
«Ho letto alcune dichiarazioni di Sky e mi pare siano un po’ preoccupati. Ma non devono agitarsi, noi garantiamo che in ogni caso non lasceremo né Sky né nessun altro fuori dalla distribuzione del calcio».
Quindi i loro abbonati vedranno il campionato anche il prossimo anno?
«Possiamo dire ai loro abbonati che se Sky fa un accordo con noi, noi siamo apertissimi a trattare».
Quali possono essere i termini di un accordo con le tv?
«Impossibile dirlo adesso, ma negozieremo con tutti».
Qualcuno dubita che Mediapro abbia le garanzie a copertura di un affare da oltre 3 miliardi.
«Mediapro fattura un miliardo e 680 milioni all’anno. Sono certo siano sufficienti a garantire copertura all’offerta».
Come nasce il vostro interesse per la Serie A?
«Siamo una società internazionale, siamo in 40 città di 25-30 paesi differenti e siamo sempre in cerca di opportunità commerciali. Abbiamo fatto un’analisi sull’evoluzione dei diritti della Serie A, domestici e esteri, e abbiamo notato che il valore è congelato da anni, mentre in tutti i campionati d’Europa, Francia, Spagna, Germania, di valore simile o addirittura inferiore, il prezzo dei diritti è aumentato tantissimo. Abbiamo visto l’opportunità di portare in Italia il nostro modello»
Perché questa stasi in Italia?
«La formula dell’asta non generava molta concorrenza. E in un posto in cui lavorano operatori che si sentono a proprio agio, è difficile che si possa crescere».
Valutate l’idea di vendere pacchetti di gare ridotti?
«Spacchettare il prodotto non è possibile».
Pensa che il nuovo ad della Serie A sarà Tebas?
«Sapete che la Liga ha votato a favore della conferma di Tebas.
Credo che resterà alla Liga. Ma non sono Tebas, non posso dirlo io...».